Nei primi mesi di quest’anno hanno lavorato più che l’anno scorso i fondi di private equity in Italia, concludendo 16 nuove operazioni. D’altra parte non ci voleva molto, visto che nel primo trimestre 2012 l’attività era stata davvero minima, con soltanto 9 nuovi deal, ben al di sotto delle 20 operazioni chiuse nei primi tre mesi del 2011. Il calcolo è dell‘Osservatorio Private Equity Monitor dell‘Università Carlo Cattaneo di Castellanza (scarica qui il comuniacto sul PEM Index-Q1-2013), che ha anche aggiornato il Private Equity Monitor Index (PEMI), a quota 133 punti. Un livello che è al di sotto di quello dei trimestri precedenti, ma appunto al di sopra del minimo a 75 punti toccato nel primo trimestre 2012.
Calcolato su base trimestrale a partire dal primo trimestre 2003 (Base 100), l’indice PEMI viene elaborato rapportando il numero di operazioni mappate nel corso del trimestre di riferimento, al numero di investimenti realizzati nel trimestre base.
D’altra parte in questo inizio anno molti fondi si sono concentrati sulle partecipate in portafoglio: secondo il Pem, sono state effettuate almeno sei operazioni cosiddette di add-on. “L’alto numero di add-on sul totale delle operazioni realizzate dimostra come i progetti di aggregazione industriale e il conseguimento di una dimensione adeguata siano indispensabili a competere nel mercato globale”, ha commentato Giovanni Calia, managing director di LEK Consulting Italia, che supporta l’Osservatorio Pem insieme a Argos Soditic, Ernst&Young Financial Business Advisors, Fondo Italiano d’Investimento sgr e SJ Berwin.