E’ in vigore dallo scorso 10 aprile il nuovo Catalogo Guida per gli Investimenti Stranieri in Cina, giunto ormai alla sua sesta revisione e che sin dal 1995 divide gli investimenti stranieri in quattro categorie: incoraggiati, ristretti, proibiti e permessi. Lo ricorda lo studio legale Gianni Origoni Grippo e Cappelli in una sua nota, che precisa che l’appartenenza a una piuttosto che all’altra categoria va a identificare il grado di difficoltà per ottenere l’approvazione di un progetto in Cina o per l’applicazione di politiche preferenziali, deduzioni o esenzioni fiscali (scarica qui il report di GOP).
Il Catalogo 2015, emanato dalla National Development and Reform Commission e dal Ministero del Commercio cinese, introduce numerose modifiche di rilievo al catalogo prima in vigore emanato nel 2011. Molte restrizioni prima previste per gli investitori stranieri sono infatti state cancellate (si veda anche questo articolo di ChinaBriefing e il link al testo in cinese).
Rispetto al Catalogo 2011, i settori industriali ristretti all’investimento straniero sono stati ridotti di circa la metà, da 79 a 3 8, i settori in cui è richiesta la costituzione di una joint venture da 43 a 15 e i settori industriali che richiedono una partecipazione di maggioranza del partner cinese hanno visto una riduzione da 44 a 35.
Per esempio, nel settore dell’aviazione, l’investimento nella progettazione e produzione di elicotteri civili inferiori a tre tonnellate, la progettazione, produzione e riparazione di motori d’aviazione e relativi componenti, la progettazione e produzione di equipaggiamenti a bordo per l’aviazione civile non rientrano più tra le attività per cui è necessario costituire una joint venture con un partner cinese.
Nell’ambito delle scienze naturali e della sanità, l’investimento nella coltivazione di ingredienti medicinali tradizionali cinesi non è più ristretto alla forma della joint venture, la produzione di prodotti medicali e farmaceutici è classificata come attività “permessa” (mentre era “ristretta” nel Catalogo 2011), includendo tra gli altri i prodotti emoderivati e sostanze psicotrope di Categoria I.
Tra i settori per cui sono state tolte le restrizioni compaiono molti ambiti dell’industria mineraria , la produzione di vini e altri alcoolici a base di riso, l’industria chimica e petrochimica; così anche le vendite online, l’attività di intermediazione immobiliare, le società fiduciarie, le società di mediazione in assicurazioni, gli hotel di alto livello, i centri espositivi e per convenzioni internazionali, ora tra i settori “permessi”.
Alcuni settori per cui prima l’investimento straniero era soggetto a limitazioni non presentano più tali limiti: tra questi il settore e- commerce, per cui l’investimento straniero può superare la soglia del 50% nel caso di JV con partner cinese ed è inoltre possibile la creazione di WFOE. Altri sono le franchise operation , la costruzione di linee metropolitane, i trasporti marittimi e le lavorazioni metallurgiche.
Infine molti settori sono stati aggiunti alla categoria degli investimenti ‘incoraggiati’. Per questi ciò significa che l’investimento straniero sarà valutato con favore e otterrà più facilmente le approvazioni e il supporto delle autorità competenti. Tali modifiche riflettono la volontà del governo cinese di incoraggiare gli investimenti nel settore dell’agricoltura moderna, nell’alta tecnologia, nell’efficienza energetica e nei settori a ridotto impatto ambientale, delle nuove energie e dei servizi moderni. Tra gli altri, compaiono lo sviluppo di nuove tecnologie e la produzione di attrezzature per l’estinzione di incendi, la costruzione e gestione di reti elettriche, di trasporti su rotaia, design industriale, architettonico.
Per contro, le restrizioni all’investimento straniero in alcuni settori sensibili rimangono, o sono state addirittura rafforzate. Per esempio, nel settore automotive , la produzione di auto complete, auto per usi speciali e motocicli è stata classificata tra i settori “ristretti”, mentre nel Catalogo 2011 compariva tra i settori “permessi”.
Anche gli istituti medici sono ora classificati come “ristretti” e l’investimento straniero in questo settore è limitato alla forma della joint venture. Tale previsione dispone in senso parzialmente contrario rispetto alle disposizioni contenute all’interno della Circolare per il progetto pilota emanata a luglio 2014 che permette agli investitori stranieri di creare ospedali e strutture sanitarie sotto forma di WFOE in determi nate aree del Paese. Tuttavia, al fine di comprendere come la materia sarà regolata, bisognerà attendere l’emanazione dei regolamenti attuativi. Inoltre, le case di riposo per anziani sono state classificate come attività “incoraggiate”, mentre nel Catalogo 2011 erano solo “permesse”.
Tra i settori ‘proibiti’ sono stati inclusi la vendita all’ingrosso e al dettaglio di foglie di tabacco e prodotti correlati, la geologia, le ricerche minerarie, la geofisica, servizi di pubblicazioni online, negozi di antique.
Infine GOP ricorda che la Shanghai Free Trade Zone ha già sostituito il catalogo con una lista negativa, che elenca solo quei settori e attività che sono classificati come ristretti e proibiti. Per i settori non esplicitamente indicati come ‘ristretti’ o ‘proibiti’ all’interno della Negative List , gli investitori stranieri godono dello stesso trattamento previsto per l’investitore cinese. Significativamente, la lista negativa della Shanghai Free Trade Zone prevede meno restrizioni e proibizioni rispetto al Catalogo.
Qualora nell’arco di un periodo di tre anni l’applicazione della lista negativa consegua esiti positivi, tale approccio verrà esteso e utilizzato anche a livello nazionale. E’ stato di recente riportato che le nuove Free Trade Zone nel Guangdong, a Tianjin e nel Fujian probabilmente adotteranno la stessa lista negativa piuttosto che il Catalogo. Peraltro ci si aspetta che lo stesso approccio sarà riportato anche nella bozza della nuova Foreign Investment Law , ora all’esame delle autorità competenti, per cui si prevede una totale revisione dell’attuale sistema di regolamentazione dell’investimento straniero in Cina.