Buone notizie sul fronte delle crisi aziendali. Secondo l’ultimo rapporto Abi-Cerved pubblicato ieri, il 2016 è stato il primo anno dal 2008, ossia dallo scoppio della crisi finanziaria internazionale, in cui si è registrata un’inversione del trend dei flussi di nuove sofferenze per le società italiane non finanziarie in termini sia di numero sia di valore (scarica qui il report Abi-Cerved).
Il tasso di ingresso in sofferenza per le società non finanziarie (calcolato come rapporto tra nuove sofferenze e stock di finanziamenti) alla fine dello scorso giugno si attestava al 3,9% dal 4,4% di un anno prima in termini di importo dei prestiti e al 3,8% (dal 3,9%) in termini di numero di crediti.
In prospettiva la tendenza è destinata a proseguire, sempre che le previsioni di recupero dell’economia italiana (pil in crescita dello 0,9% nel 2016 e nel 2017 e dell’1,2% nel 2018). Abi e Cerved prevedono infatti un’accelerazione del miglioramento osservato anche nel secondo semestre 2016: in termini di numero di creditori, il tasso di ingresso in sofferenza è atteso al 3,6% per la fine dell’anno scorso (dal 3,8% a fine 2015), per poi passare al 3% a fine 2017 e al 2,5% a fine 2018. I miglioramenti riguarderanno tutte le fasce dimensionali delle aziende, con cali dei tassi di ingresso in sofferenza più accentuati per le imprese di minore dimensione, che sono quelle che hanno sofferto maggiormente la crisi negli scorsi anni.
Quanto alle aree geografiche, il Sud resta il fanalino di coda con un tasso di ingresso in sofferenza per importi che a fine 2016 resterà al 5,2%, sugli stessi livelli del 2015, e che scenderà al 4,4% quest’anno e al 3,7% a fine 2018. L’area più virtuosa è invece il Nord Est, con un tasso al 3% a fine 2016, che è previsto scendere gradualmente sino all’1,8% a fine 2018. I livelli pre-crisi però erano ben diversi: il tasso di ingresso in sofferenza a fine 2008 in termini di numero di prestiti era l’1,7%, mentre quello in termini di importi era l’1,5%. Il fenomeno riguarda anche gli altri crediti deteriorati e quindi le inadempienze probabili e i crediti scaduti, che si sono portati a livelli molto vicini a quelli del 2008. Il tutto mentre aumenta il tasso di ritorno in bonis dei crediti deteriorati.
“Negli ultimi mesi il flusso di prestiti che le banche devono classificare come crediti scaduti o come inadempienze probabili è diminuito rapidamente, fino a tornare a livelli vicini a quelli pre-crisi”, ha commentato Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved . “Questo, assieme a un consolidamento della situazione finanziaria delle imprese, suggerisce nei prossimi mesi un miglioramento più marcato anche per le nuove sofferenze, che reagiscono con più ritardo ai miglioramenti della congiuntura”.
Dal canto suo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, ha quindi dichiarato: “La riduzione in corso dei flussi di deterioramento del credito al settore privato ha basi solide e si può prevedere che, con il consolidarsi della ripresa economica in atto, nei prossimi anni il processo di miglioramento della qualità del credito continuerà a ritmi superiori rispetto a quelli attuali. La riduzione del rischio è strettamente connessa alla ripresa del credito all’economia”.