I fondi di private equity e di venture capital a fine giugno 2014 avevano 2,8 mila miliardi di dollari di asset in gestione, il massimo mai registrato, secondo i calcoli di Preqin, una casa di consulenza britannica specializzata nel settore degli asset alternativi (si veda qui il comunicato stampa).
Nel 2014 gli operatori di private equity hanno investito 332 miliardi di dollari in operazioni di buyout e 86 miliardi in operazioni di venture capital. Il 2014 è stato l’anno in cui i fondi hanno condotto più investimenti da quando è scoppiata la crisi finanziaria globale nel 2007 e ciononostante gli operatori si stanno preparando ad andare oltre quest’anno: un’indagine condotta da Preqin lo scorso novembre su 260 operatori a livello mondiale ha infatti rivelato che il 55% degli intervistati ha dichiarato che nel 2015 investirà più di quanto già fatto nel 2014.
D’altra parte i fondi sono seduti su un totale di ben 1.100 miliardi di dollari di potenza di fuoco, cioé di capitali che i sottoscrittori dei fondi si sono impegnati a versare nel momento in cui i fondi individueranno i loro prossimi target di investimento (si veda qui il comunicato stampa).
Nel complesso gli asset in gestione per l’intera industria degli asset alternativi (private equity, venture capital, fondi di real estate, fondi infrastrutture e hedge fund) a fine giugno era salito a 6.900 miliardi di dollari dai 6.220 miliardi dell’anno prima. Limitando l’analisi ai soli fondi di private equity in senso allargato (e quindi comprendendo anche i fondi di real estate e i fondi infrastrutture) si arriva a 3.800 miliardi di dollari dai 3.500 miliardi del 2013.
Nel primo semestre 2014 i fondi hanno distribuito agli investitori 444 miliardi di dollari, contro i 561 miliardi distribuiti in tutto il 2013. Le strategie che producono i ritorni più ricchi in termini di Irr (Internal Rate of Return) sono sempre quelle di buyout, che sono però sempre anche quelle più rischiose. Il grafico in pagina mostra per esempio che a livello globale i fondi specializzati nell’erogazione di nuovi crediti (direct lending) si dimostrano in media ben redditizi (scarica qui il report di Preqin sul private debt) con un Irr mediano per gli investitori (quindi al netto di commissioni e carried interest) dell’8,9% contro l’11,9% dei fondi di buyout, ma ben meno rischiosi di questi ultimi, visto che la variabilità dei rendimenti è molto più contenuta (deviazione standard degli Irr netti solo dell’8,4% contro il 17% per i fondi di buyout).
Ma anche altri tipi di fondi di debito come quelli specializzati in finanziamenti mezzanini e distressed hanno rischi contenuti rispetto alla media delle altre strategie di investimento dei fondi alternativi, anzi lo sono addirittura meno di quelli di direct lending: i fondi di mezzanino registrano un Irr netto mediano del 9,5% con una deviazione standard del 5-6%, mentre quelli specializzati in distressed debt offrono un Irr netto mediano attorno al 13% con una deviazione standard dell 12,2%.
Nel complesso, l’Irr netto mediano dei fondi di private debt a livello globale si colloca al momento attorno al 12,5% all’anno per i fondi lanciati nel 2011, mentre supera il 22% nel caso dei fondi migliori (il migliore quartile) e scende attorno al 9% per quelli peggiori. le performance più basse sono registrate dai fondi lanciati invece tra il 2004 e il 2007. Si tratta in ogni caso di rendimenti molto interessanti e infatti sta aumentando il numero dei fondi di debito in fundraising: nel 2014 la raccolta di questi fondi ha pesato per il 33% sulla raccolta totale dal 21% nel 2013. A oggi in Europa ci sono 56 fondi di direct lending in raccolta con un target complessivo di 37 miliardi di dollari, mentre fondi di debito mezzanino e distressed puntano a raccogliere altri 56 miliardi.