Oggi la Commissione Finanze della Camera voterà la proposta di modifica alla disciplina dei Pir (Piani Individuali di Risparmio). La proposta è contenuta in un emendamento al Decreto fiscale, che sintetizza le proposte di vari gruppi di maggioranza e opposizione.
La modifica prevede la sostituzione dei due vincoli del 3,5% da investire rispettivamente su Aim e in fondi di venture capital con un unico vincolo del 5% del 70% del patrimonio complessivo da destinare a società di medio-piccola capitalizzazione diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Fitse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
A fine ottobre aveva iniziato l’iter in Commissione Finanze un ddl a firma di Sestino Giacomoni, vice presidente della Commissione Finanze in quota Forza Italia, sempre con l’obiettivo di modificare la normativa sui Pir (si veda altro articolo di BeBeez). Oggi Giacomoni è il primo firmatario dell’emendamento riformulato da Governo e maggioranza (si veda Il Sole 24 Ore e MF- Milano Finanza,).
L’ultima modifica alla normativa era stata apportata la scorsa primavera (si veda altro articolo di BeBeez) dal Decreto sui Pir (Decreto 30 aprile 2019. Disciplina attuativa dei piani di risparmio a lungo termine), che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio e che si applica ai Pir costituiti dal primo gennaio 2019. Quel decreto è il decreto attuativo delle norme contenute nella Legge di Bilancio 2019 che ridefiniscono le regole di investimento alle quali si devono attenere i Pir per ottenere gli sgravi fiscali previsti dalla Legge di Bilancio 2017 (art 1, commi da 100 a 114).
In quell’occasione era stato previsto che il 3,5% dell’ammontare complessivo del patrimonio dei Pir dovrà essere investita in quote o azioni di fondi per il venture capital o di fondi di fondi per il venture capital. Più precisamente, era stato stabilito che il 70% del valore complessivo del Pir sia investito: per almeno il 5% in strumenti finanziari quotati sui sistemi multilaterali di negoziazione (es. Aim Italia per le azioni e ExtraMot Pro per le obbligazioni), emessi da pmi ammissibili; e per almeno il 5% in quote o azioni di fondi/fondi di fondi per il venture capital, residenti in Italia o in Stati membri Ue o aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo, pari quindi al 3,5% del patrimonio del Pir come previsto già dalla Legge di Bilancio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
La riforma di maggio prevedeva esplicitamente una finestra di revisione della normativa dopo sei mesi e infatti che il Governo stesse lavorando a una modifica della normativa sui Pir era noto da fine ottobre (si veda altro articolo di BeBeez). Allora era sul tavolo anche l’introduzione di un un tetto massimo per le commissioni di gestione, in media molto elevate (si veda altro articolo di BeBeez), ma sembra che questo punto sia stato eliminato dal testo attuale.