Martedì 26 novembre i soci del London Stock Exchange si apprestano a votare sulla proposta del board di acquisire l’information provider Refinitiv, in un’operazione di scambio azionario che porterà i fondi di private equity che controllano Refinitiv a possedere una quota del 37% del capitale del nuovo gruppo e con poco meno del 30% dei diritti di voto. Il tutto per una valutazione di Refinitiv di 27 miliardi di dollari (si veda altro articolo di BeBeez E mentre l’operazione si avvicina, prende sempre più piede quanto già ventilato da BeBeez già a inizio agosto (si veda qui il precedente Beez Peak). E cioé che le controllate italiane del LSE potrebbero avere un altro destino che potrebbe passare da un intervento di Cdp, che con Cdp Equity e F2i potrebbe facilmente condurre in porto l’operazione, anche perché le infrastrutture finanziarie sono da considerarsi strategiche e quindi sul tema il governo italiano potrebbe avere tutto il diritto di intervenire.
Non piace infatti a molti l’idea di avere non solo Borsa Italiana, ma anche MTS, Cassa di Compensazione & Garanzia (CC&G) e Monte Titoli sotto controllo di un’entità non Ue, a valle della Brexit, ma a maggior ragione con l’ingresso nel capitale di LSE di fondi non Ue (gli azionisti di Refinitiv sono Blackstone, Canada Pension Plan Investment Board, il fondo sovrano di Singapore GIC e altri coinvestitori oltre a Thomson Reuters). Il tutto mentre Borsa Italiana sarebbe anche nel mirino di Euronext, peraltro ora impegnata ufficialmente alla conquista della Borsa di Madrid, per la quale però Six di Zurigo ha già depositato un’offerta formale.
A convalidare le ipotesi di un ritorno a casa di Borsa Italia ci si è messa poi negli ultimi giorni Mediobanca. Secondo quanto risulta a MF Milano Finanza, gli analisti di Piazzetta Cuccia hanno infatti confezionato un documento che immagina la possibilità di un’ipo per Borsa Italia che vedrebbe l’uscita dal capitale da parte del LSE e l’ingresso in cui un anchor investor (appunto per esempio la Cassa Depositi e Prestiti) e un gruppo di investitori privati. La cordata rileverebbe il 40-50% delle azioni al prezzo di ipo, mentre l’altro 50% sarebbe quotato sul listino milanese. In un secondo momento la società potrebbe entrare in un circuito europeo di piazze finanziarie.
Il documento di Mediobanca valorizza Borsa Italiana sino a 3,5 -4 miliardi di euro, partendo dal fatto che si tratta di un gruppo che dovrebbe chiudere l’anno con 445 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 240 milioni e un utile netto di 110 milioni. Applicando un multiplo di ebitda di 11 volte, come accaduto per l’offerta per la Borsa di Madrid, Piazza Affari varrebbe 2,64 miliardi, ma applicando i multipli a cui girano sul mercato le quotate Euronext e Deutsche Börse, attorno a 15 volte, si arriverebbe a 3,6 miliardi e addirittura a 4 se si applicassero i multipli ancora più elevati ai quali girano i listini americani.