Il prossimo 14 settembre sarà un anno che la nuova direttiva europea sui pagamenti elettronici, la Payment Services Directive (PSD2) è davvero diventata una realtà. Circa un anno fa, infatti, tutti i servizi di home banking si erano preoccupati di chiedere ai loro clienti di scaricare le app e registrare i telefonini per essere in regola con la cosiddetta Strong Customer Authentication, cioé l’autenticazione a due fattori , che consiste nella verifica di almeno due elementi di diversa tipologia per accertare l’identità di un utente di servizi di pagamento o la validità dell’uso di uno specifico strumento di pagamento. Si è trattato dell’ultimo passo necessario alla piena entrata in vigore della direttiva in Italia.
La PSD2 ha aperto la strada all‘open banking, obbligando le banche a permettere a terze parti certificate di accedere ai conti dei loro clienti che lo abbiano richiesto per eseguire operazioni di pagamento o interrogazione di saldi e movimenti del conto tramite le cosiddette API (Application Programming Interfaces), cioé interfacce informatiche che consentono appunto di sviluppare applicazioni e servizi che utilizzano dati messi a disposizione dall’infrastruttura tecnologica di un’istituzione finanziaria terza (si veda qui altro articolo di BeBeez
Ora, a un anno di distanza, siamo già oltre l’open banking e ormai si parla di open finance, cioè l’open innovation applicata ai settori finanziario e assicurativo, che include anche attori diversi dalle banche e dalle assicurazioni, come le BigTech, le startup, la grande distribuzione, le utility e case automobilistiche. E questo perché la valutazione qualitativa dell’esperienza dei clienti in settori anche diversi da quello finanziario diventa un fattore rilevante di profilazione del cliente per le istituzioni finanziarie e a cascata per tutte le attività di business. L’uso di intelligenza artificiale e machine learning permette infatti di interpretare oggettivamente tutti i dati disponibili online da una molteplicità fonti differenti, fornendo informazioni di alto livello. In Italia negli ultimi mesi gli accordi di open finance sono stati numerosi.
Tra gli accordi più recenti in Italia ricordiamo quelli parte della piattaforma Nexi Open, l’insieme di servizi open banking della paytech italiana quotata Nexi. Sono entrati a far parte di Nexi Open: Conio, la startup fintech specializzata in servizi basati su blockchain per banche, assicurazioni, imprese e istituzioni pubbliche e private (si veda altro articolo di BeBeez), l’assicurazione online Net Insurance (si veda altro articolo di BeBeez), Microsoft (si veda altro articolo di BeBeez) e la società di consulenza Bain&Co (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre Nexi, inoltre, lo scorso febbraio insieme a Unicredit e Plug and Play, azienda della Silicon Valley che ha già creato la più grande piattaforma di Open Innovation al mondo, hanno creato Plug and Play Italy, un nuovo polo del fintech in Italia, con sede a Milano (si veda altro articolo di BeBeez).
Inoltre, nel luglio scorso Sia (società hi-tech europea leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento controllata da Cdp Equity) e Crif (azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie, di business information e soluzioni per il credito) hanno siglato una partnership strategica (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre a luglio, il digital wealth manager italiano Moneyfarm ha pubblicato le sue Api sulla piattaforma di Fabrick (si veda altro articolo di BeBeez). Questo consentirà a tutte le banche e agli intermediari interessati di integrare rapidamente nella propria offerta anche il servizio Moneyfarm, sviluppando le sue soluzioni di gestione patrimoniale in ETF. A oggi Fabrick, a sua volta diventata un istituto di pagamento lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez), ha integrato in piattaforma il 97% degli istituti bancari e 198 sono le controparti che usano le oltre 500 API pubblicate. Molti i casi d’uso già in produzione come ad esempio il Payment Initiation Sevice lanciato lo scorso maggio con Illimity Bank e che permette di effettuare pagamenti da conti di altre banche aggregati nella sua piattaforma (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso aprile Soisy, startup fintech di pagamenti rateali online finanziati via P2P lending, ha a sua volta integrato le sue soluzioni di finanziamento degli acquisti nella piattaforma Fabrick, pubblicandovi le sue API (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo scorso Fabrick, insieme a Bandyer, scaleup che ha sviluppato una piattaforma di videocomunicazione via browser senza l’installazione di software, aveva lanciato la branch bancaria virtuale: un nuovo canale digitale di contatto diretto tramite il quale istituzioni finanziarie e realtà corporate possono dialogare con la propria clientela, mantenere e rafforzare le relazioni e garantire una gestione ottimale e tempestiva dell’operatività, anche all’epoca del coronavirus (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’agosto 2019 Fabrick aveva partecipato al round da 8 milioni di euro di Penta, startup fintech tedesca che offre a startup e pmi una piattaforma digitale per il digital banking (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso giugno invece Illimity Bank ha presentato Illimity Hubs, un modello di collaborazione in ottica cross-industry disponibile per tutti i clienti della banca (si veda qui il comunicato stampa). I suoi partner attuali sono MiMoto, pioniere della condivisione di scooter elettrici che ha rivoluzionato il concetto di mobilità urbana e sostenibile, e Fitbit, azienda che aiuta le persone a condurre una vita più sana e attiva offrendo dati e consigli per tenersi in forma e stare bene. Ad aprile, infine, The Data Appeal Company (la ex Travel Appeal), scaleup italiana che raccoglie e analizza in tempo reale i dati online del settore viaggi grazie all’intelligenza artificiale, ha raggiunto un accordo per pubblicare le sue API sulla piattaforma italiana di open banking Fabrick (si veda altro articolo di BeBeez).
Segnaliamo poi che sempre ad aprile Yapily, startup che offre ai fornitori di servizi un modo semplice per recuperare i dati finanziari e effettuare pagamenti in maniera sicura, collegandosi direttamente a tutte le open banking API delle banche retail, ha incassato un round di serie A da 13 milioni di dollari, guidato dal fondo di venture capital tecnologico Lakestar e al quale hanno partecipato anche i fondi di venture capital europei HV Holtzbrinck Ventures e LocalGlobe, già investitori in Yapily. Tra i clienti di Yapily si contano aziende di accounting software, società nello spazio dei pagamenti, crypto-wallet, applicazioni per la gestione finanziaria e società di e-commerce. In particolare, tra i clienti di Yapily si annoverano Moneyfarm, il gruppo specializzato in software per la contabilità Intuit QuickBook, la piattaforma di pagamenti GoCardless e il colosso informatico IBM.
Ricordiamo che a livello internazionale, l’Osservatorio Fintech & Insurtechdel Politecnico di Milano a fine 2019 aveva individuato e analizzato ben 48 piattaforme software presenti nell’Unione Europea in grado di abilitare l’Open Finance Journey (si veda altro articolo di BeBeez). In Italia, l’Osservatorio ha mappato aziende di 12 settori non finanziari (agroalimentare, petrolifero, aziende tecnologiche, auto, utilities, grande distribuzione, food service, trasporti, tlc, immobiliare, turismo, sport e intrattenimento) che hanno avviato in vari casi servizi finanziari non rivolti unicamente ai rispettivi clienti. Tra le aziende coinvolte rientrano: Enel, Sorgenia, Booking, Costa Crociere ed Eni. A livello settoriale, dominano Tech, Auto, Utilities e Grande Distribuzione. A livello di servizi, prevalgono quelli assicurativi (41%), seguiti da prestiti e finanziamenti (31%) e pagamenti e trasferimenti (18%).
“L’espressione stessa open banking è limitante, in quanto apertura e innovazione sembrerebbero circoscritte al solo mondo bancario. Per questo è necessario evolvere in open finance, perché il cambiamento riguarda l’innovazione finanziaria a 360 gradi e perché l’innovazione apre le porte a nuovi attori, provenienti da diversi settori”, ha detto a BeBeez Filippo Maria Renga, direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano.
Alessandro Faes, ricercatore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, ha sottolineato che “l’innovazione deve essere un processo strategico pianificato per rendere più competitive le aziende nel lungo periodo, anche attraverso modelli strategici che sostengono l’innovazione”. Inoltre, “quest’ultima non deve limitarsi ai soli servizi bancari di conto corrente e di pagamento, ma applicata a tutti i servizi finanziari, a partire dalla gestione dei patrimoni o l’intermediazione finanziaria. Infine, l’open innovation non deve coinvolgere solo le startup, ma anche università, incubatori e società non finanziarie”. Anche perchè “l’offerta di servizi finanziari non è esclusiva di attori dei quel settore. Uno dei principali fini della PSD2, d’altronde, è proprio facilitare e incentivare la competizione nel settore finanziario”, ha concluso Renga.