Il Gruppo Marposs, azienda familiare leader mondiale nella produzione di sistemi di misura ad alta precisione per le industrie, ha acquisito la maggioranza qualificata della startup veneta Digital Strategy Innovation (DSI), azienda specializzata in ricerca applicata nei campi dell’AI, big data e data analysis (si veda qui il comunicato stampa).
L’operazione si inserisce in una più ampia strategia di investimenti del gruppo che è stata ideata per acquisire e sviluppare competenze e tecnologie attingendo anche all’esterno dei propri reparti di r&d (open innovation). Per la prima volta nella sua storia, la società, fondata a Bologna nel 1952 da Mario Possati, ha acquisito una startup, rafforzando le sinergie con il mondo accademico e degli istituti di ricerca.
DSI, infatti, è nata nel 2020 sulla base dei risultati scientifici sviluppati all’interno dell’Università Cà Foscari di Venezia, ed è sostenuta da VeniSIA, acceleratore di innovazione e sostenibilità del medesimo ateneo. L’azienda é specializzata nel fornire consulenza in ambito IT, integrazione di sistemi e servizi digitali, con focus nella progettazione e realizzazione di piattaforme intelligenti per l’analisi e il processing dei dati, e si occupa anche di progettazione e integrazione di sensoristica utilizzata per alimentare le piattaforme di learning sviluppate.
Prima dell’operazione, il capitale sociale era detenuto da Andrea Albarelli (43%), Andrea Gasparetto (23%), Carlo Bagnoli (15%), Luigi Funes (15%) e Filippo Bergamasco (4%). La startup ha chiuso il 2021 con 724 mila euro di ricavi, 532 mila euro di ebitda, e 301 mila di liquidità (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Albarelli, promotore scientifico di DSI, ha dichiarato: “Già dai primi contatti è risultato subito chiaro come Marposs fosse strutturalmente e culturalmente predisposta a supportare e potenziare gli aspetti legati alla ricerca accademica e applicata che caratterizzano DSI. Si tratta di un caso poco comune in Italia, che presenta quindi tutti i presupposti per diventare esemplare, dimostrando l’efficacia e l’impatto di un trasferimento tecnologico in grado di mantenere i legami con ricerca di base e formazione”.
Gasparetto, direttore tecnico della startup e PhD in computer science, ha così commentato: “L’impulso che l’ingresso in Marposs determinerà per lo sviluppo di DSI, permetterà di attuare una strategia di sistematica acquisizione di nuovi talenti, soprattutto dal bacino della formazione avanzata e del dottorato di ricerca, aumentando ulteriormente le competenze a disposizione del gruppo in tutti gli ambiti del digitale”.
Stefano Possati, presidente di Gruppo Marposs, ha aggiunto: “L’acquisizione di Digital Strategy Innovation garantisce un laboratorio d’avanguardia dove perfezionare i nuovi progetti in settori paralleli e complementari a quelli in cui già operiamo. Si tratta di un’operazione volta a consolidare le competenze del Gruppo nell’ambito della digitalizzazione e dell’AI, requisito fondamentale oggi per competere sul mercato. Inoltre si tratta di un’opportunità per coinvolgere studenti e ricercatori anche nella creazione di gruppi di lavoro interdisciplinari e percorsi di formazione e consolidare il collegamento tra Marposs e le università.”
Marposs è oggi guidata dalla seconda generazione della famiglia Possati, ovvero dal figlio Stefano, nel ruolo di presidente, e da Alessandro Strada in quello di amministratore delegato. Il gruppo è fornitore primario dei maggiori costruttori automobilistici che sta supportando nella transizione verso la mobilità elettrica, così come dei settori aerospaziale, biomedicale, dell’elettronica di consumo, dei semiconduttori e del vetro; conta oggi circa 3.500 dipendenti a livello mondiale ed è presente con oltre 80 sedi proprie, in 34 diversi paesi.
La società ha chiuso il 2021 con 410 milioni di ricavi, un ebitda di 50 milioni e un indebitamento netto di 240 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Il 2022, secondo quanto risulta a BeBeez, dovrebbe chiudere con ricavi intorno ai 470 milioni, tornando così ai livelli pre-Covid.
Il gruppo ha una forte propensione all’estero, dove genera il 94% del fatturato, in particolare in Germania, Cina e Stati Uniti, che sono i mercati principali, denotando un’attenzione ai mercati oltre confine che è presente da 50 anni, quando ha aperto in Giappone. È dal 2000, invece, che ha preso il via il focus sulle acquisizioni che, compresa quest’ultima, sono arrivate ad essere 29.