Invitalia ha approvato il contratto di sviluppo presentato dalla biotech italiana Reithera srl che finanzierà un investimento industriale e di ricerca da 81 milioni di euro. Gran parte dell’investimento (69,3 milioni di euro), sarà destinato alle attività di R&S per la validazione e produzione del vaccino anti-Covid, le cui prime fiale potrebbero essere disponibili quest’estate. La restante quota (11,7 milioni) sarà utilizzata per ampliare lo stabilimento di Castel Romano (Roma), dove sarà prodotto il vaccino.
L’investimento include agevolazioni concesse, in conformità alle norme sugli aiuti di Stato, per circa 49 milioni di euro, di cui 41,2 milioni a fondo perduto e 7,8 milioni di finanziamento agevolato. Inoltre Invitalia acquisirà una partecipazione del 27% del capitale della società, a seguito di un aumento del capitale di Reithera (si veda qui il comunicato stampa), in linea con quanto previsto dall’art. 34 del Decreto Agosto (DL 14 agosto 2020 n. 104 poi convertito in legge il 26 ottobre).
Quell’articolo, infatti, innalzava la dotazione del Fondo per le emergenze nazionali di 580 milioni di euro per l’anno 2020 e di 300 milioni di euro per l’anno 2021 e in particolare precisava che “Una quota delle predette risorse pari a 80 milioni di euro per l’anno 2020 e a 300 milioni di euro per l’anno 2021 è destinata alla ricerca e sviluppo e all’acquisto di vaccini e anticorpi monoclonali prodotti da industrie del settore, anche attraverso l’acquisizione di quote di capitale a condizioni di mercato”.
L’operazione era stata anticipata lo scorso 5 gennaio da Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia e Commissario straordinario all’emergenza Covid-19, in occasione della presentazione dei risultati della fase 1 della sperimentazione del vaccino ReiThera GRAd-CoV2 all’Istituto Spallanzani di Roma. “In questi giorni siamo totalmente dipendenti dall’estero per la fornitura dei vaccini. Il progetto ReiThera ci permette di perseguire il duplice obiettivo di indipendenza nella produzione di vaccini e di lasciare a disposizione del Paese una capacità di ricerca e sviluppo che prima non esisteva. Per ottenere questi obiettivi posso annunciare ufficialmente che il Governo ha disposto il finanziamento del prosieguo delle attività di sperimentazione, in un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato”, aveva detto Arcuri (si veda qui il comunicato stampa).
Domenico Arcuri, a proposito dell’investimento di Invitalia, ora ha spiegato: “E’ un accordo importante per ridurre la dipendenza del nostro Paese in un settore delicatissimo per la tutela della salute dei nostri cittadini. La produzione italiana di vaccini andrà ad aggiungersi a quelle realizzate all’estero, rafforzando la capacità di risposta nazionale alla pandemia e accelerando così l’uscita dalla crisi”. Antonella Folgori (ceo) e Stefano Colloca (cto), soci di Reithera, hanno dichiarato: “Siamo orgogliosi di aver concluso l’accordo con Invitalia, il cui intervento potrà accelerare lo sviluppo del vaccino italiano, a cui ReiThera sta lavorando con professionalità e dedizione fin dall’inizio della pandemia”.
Reithera ha come detto già concluso, anche grazie a un finanziamento della Regione Lazio e in collaborazione con l’Istituto Spallanzani, la fase I della sperimentazione, che ha dimostrato la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino. Ora, anche grazie a questo ulteriore investimento, si passa allo stadio successivo, relativo ai test di sicurezza ed efficacia. L’obiettivo è arrivare in tempi rapidi a ottenere le necessarie autorizzazioni da parte delle Autorità di vigilanza sia europee sia italiane per poter somministrare il vaccino. La capacità produttiva prevista a regime è pari a 100 milioni di dosi all’anno. Si prevedono, inoltre, 40 nuove assunzioni.
A differenza da Pfizer-BioNTech e Moderna, quello di ReiThera è un vaccino a vettore virale, che utilizza un adenocarcinome virus isolato da primati, a cui è stata tolta la capacità riproduttiva nell’organismo umano e quindi risulta innocuo. Questo vettore, chiamato GRAd, trasporta la proteina spike del coronavirus e consente quindi all’organismo di sviluppare una risposta immunitaria specifica. Il suo funzionamento è simile a quello dei vaccini contro Ebola e RSV. Un’altra differenza rispetto a Pfizer e Moderna consiste nella somministrazione di un’unica dose, anziché due.
Reithera era stata fondata in Svizzera nel 2007 da Riccardo Cortese (allora ceo), Antonella Folgori, Stefano Colloca e Alfredo Nicosia con il nome di Okairos ed era stata successivamente finanziata in due round (7,2 milioni di euro nel 2007 e 20,5 milioni di dollari nel 2010) da una serie di fondi di venture capital specializzati in scienze della vita e cioé da BioMedinvest, Boehringer Ingelheim Venture Fund, Life Sciences Partners, Novartis Venture Funds e Versant Ventures (si veda qui Crunchbase). Okairos è stata poi acquisita da Glaxo SMithKline nel 2013 per 250 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora). Contestualmente al passaggio sotto il controllo di GSK, la società ha cambiato nome e ha strutturato un rapporto di servizi per l’ulteriore implementazione della piattaforma vaccinale e la promozione di progetti di vaccini contro diverse malattie infettive. A oggi è interamente controllata dalla svizzera Keires AG. Tra i soci di Keires, ha rivelato la trasmissione tv Report pochi giorni fa, sono Maurizio Cortese (figlio di Riccardo, mancato nel 2017) e Stefano Colloca, insieme a Jamila Louahed e Emmanuel Hanon vicepresidenti della GSK vaccines. Il 2019 si è chiuso con 13,9 milioni di euro di ricavi netti, un ebtida di oltre 700 mila euro e un utile netto di 2,2 milioni, a fronte di liquidità netta per 4,8 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus).
Ricordiamo che lo scorso agosto Unicredit aveva finanziato Reithera con Garanzia Sace per 3,5 milioni di euro, di cui 2,9 milioni erogati da Unicredit Leasing e 0,6 milioni garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia. Si è trattato della prima operazione in leasing in Italia con Garanzia Sace (si veda altro articolo di BeBeez). Le risorse finanziarie derivanti dall’operazione si erano aggiunte a un precedente finanziamento di 5 milioni erogato sempre da Unicredit e coperto dalle garanzie del Fondo Centrale, sempre nell’ambito degli investimenti sul fronte della ricerca scientifica.