di Alessandro Albano e Giuliano Castagneto
Il calo dei mercati finanziari nel 2022, con l’indice S&P 500 in bear market, ha contagiato anche il mondo delle startup e del venture capital. Le valutazioni in sede di ipo delle società europee sostenute dai venture hanno subito un duro colpo nei primi sei mesi dell’anno, rivela l’edizione del secondo trimestre 2022 del report European VC Valuations di Pitchbook (si veda qui l’articolo di Pitchbook), dopo il picco raggiunto lo scorso anno grazie alla forte domanda di investimenti in asset rischiosi.
Nel primo semestre 2022 il valore mediano delle valutazioni pre-money si è infatti attestato a 30,7 milioni di euro, circa il 56,8% in meno rispetto al 2021. Ma le società sostenute dai venture capital ricomprese nell’ultimo quartile (ovvero il 25% del campione dalla performance peggiore) hanno visto un crollo del 74,2% della valutazione media, mentre le aziende migliori (il 25% top) hanno perso in media il 22%.
Secondo Pitchbook, il calo delle valutazioni in sede di ipo di società europee sostenute dai VC è il riflesso di una fortissima diminuzione del numero di exit e del loro valore. Nel primo semestre, infatti, l’intero continente europeo ha visto non più di 34 ipo per un totale complessivo di 11,3 miliardi di euro, un calo rispettivamente dell‘83,3 e dell‘89% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Malgrado il calo, la valutazione mediana al momento dell’exit tramite quotazione pubblica rimane elevata rispetto ai livelli precedenti al 2021. Ma con una recessione alle porte, è probabile che le società europee sostenute da venture capital continuino a essere riluttanti allo sbarco in Borsa con un ulteriore calo delle valutazioni, secondo l’analisi.
Guardando le exit, secondo i numeri di Pitchbook il mercato è tornato ai livelli pre-2021. La valutazione mediana post-money si è attestata a 40,6 milioni di euro nel primo semestre del 2022 rispetto ai 40,2 milioni di euro del 2021. Tuttavia nel 10% superiore, la valutazione media post money in sede di exit tramite ipo si è attestata a 385,6 milioni di euro, il 44,1% in meno rispetto al 2021 (si veda qui il report).
Il mercato aveva già mostrato una certa cautela prima dell’invasione russa in Ucraina e degli effetti economici che ne sono conseguiti. Nel primo trimestre del 2022 le valutazioni delle scaleup in Europa hanno mantenuto una traiettoria ascendente, ma il valore mediano delle exit è diminuito drasticamente, come mostra il rapporto sulle valutazioni dei VC in Europa del primo trimestre 2022: la valutazione mediana post-money all’uscita è salita da 42,7 milioni di euro nel 2021 a 60,0 milioni di euro nel 1° trimestre 2022. Le valutazioni di uscita post-money del quartile superiore si sono attestate a 133,1 milioni di euro nel 1° trimestre 2022, con un calo del 21,6% rispetto al dato dell’intero anno 2021 (si veda altro articolo di BeBeez).
Peraltro nel 2022 il mercato delle exit, stando ai numeri di PB, finora è stato notevolmente più tranquillo rispetto al 2021, anno in cui le uscite sono incoraggiate dalle alte valutazioni e dalla forte domanda da parte degli investitori per i business del settore tecnologico. A questo proposito, la valutazione aggregata delle ipo del 10% migliore del campione ha toccato 985 milioni di euro, contro 1,8 miliardi nella prima metà del 2021, cioè il 45,8% in meno. E’ nteressante che Pitchbook sottolinei che questo forte calo non sia tanto indotto dai mutlipli quanto dal numero molto minore di aziende venture-backed che decidono di quotarsi, ritenendo che quello attuale non sia il periodo migliore per sbarcare sui listini, dove peraltro, fa notare Pitchbook, incrementi di valore ottenuti in anno di lavoro possono evaporare nel giro di settimane.
Questa maggiore ritrosia di fondatori, aziende e investitori ad affrontare le intemperie dei mercati pubblici inevitabilmente rende le aziende venture-backed, soprattutto quelle più mature, degli asset alquanto illiquidi, quindi più rischiosi, in una fase in cui altri titpi di rischio finanziario, in primis quello di tasso, hanno peggiorato notevolmente il profilo rischio rendimento in diverse asset class. Questo ovviamente rallenta anche il flusso degli investimenti da parte degli stessi venture capital. Non a caso proprio sugli unicorn (aziende valutate più di 1 miliardo di euro) si è registrata nel primo semestre del 2022 la frenata più forte del dealflow, con circa 10 miliardi di euro contro 30 nmiliardi nell’intero 2021.
Una dinamica riflessa anche a livello Italia, che ha visto una raccolta delle startup e scaleup italiane o fondate da italiani, anche se con sede estera, a poco più di 1,3 miliardi di euro. Tuttavia Il report di Bebeez sul primo semestre di VC in Italia (disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), mostra che il secondo trimestre ha segnato il rallentamento più importante con solo circa 550 milioni raccolti, dopo i 755 milioni del primo trimestre (si veda qui il Report Venture Capital Q1 2022 di BeBeez). Ricordiamo invece che la raccolta nel 2021 era stata quasi di 2,9 miliardi, spalmata su 535 round (si veda qui il Report Venture Capital 2021 di BeBeez).
Discorso inverso per le exit tramite trade sale (cioè operazioni di m&a), le cui valutazioni in exit hanno registrato una tendenza al rialzo rispetto all’intero anno 2021. La valuation mediana dei primi sei mesi 2022 è infatti aumentata a un range di 100-150 milioni rispetto ai 100 milioni dello scorso anno. Con le previsioni di un raffreddamento delle valutazioni, infatti, gli investitori hanno cercato opportunità in società più economiche con valutazioni inferiori ai multipli storicamente elevati a cui siamo stati abituati degli ultimi anni.
Anche l’inflazione ai massimi pluriennali sta giocando un ruolo importante nel far scendere le valutazioni e nell’impossibilità per gli investitori di ottenere gli stessi rendimenti che avrebbero desiderato. E’ il caso di grandi investitori VC come SoftBank e Tiger Global, che insieme hanno perso ben oltre 40 miliardi di dollari a causa del cambiamento delle normative e dell’imprevedibilità dell’aumento dei prezzi.