di Giuliano Castagneto
Investimento in quattro nuove startup entro il 2022 e nuovo aumento di capitale da 40 milioni di euro all’inizio del 2023. E’ il programma per i prossimi mesi di LIFTT, “elevatore” di aziende fondato all’inizio del 2020 dalla Compagnia San Paolo e dal Politecnico di Torino, nato da un’idea del presidente del Cnr Francesco Profumo che intendeva creare un veicolo che facilitasse il trasferimento al mercato della tecnologia sviluppata negli atenei italiani. Alla fine dello scorso luglio il veicolo strutturato in forma di holding e non di fondo aveva investito in 30 startup circa 31 milioni di euro. Non male per un track record di circa due anni e mezzo, la media è una startup al mese. Ma la holding torinese focalizzata sull’hi-tech made in Italy non intende certo rallentare, anzi. I programmi di Liftt sono stati a spiegati a BeBeez dal ceo Giovanni Tesoriere, che al pari del presidente Stefano Buono si è costruito una solida reputazione presso la Advanced Accelerator Applications, startup fondata dallo stesso Buono nel 2002 e specializzata in medicina nucleare, che a tre anni dalla quotazione al Nasdaq, nel 2015, è stata acquisita dalla Novartis per la bella cifra di 3,9 miliardi di dollari.
“Il nostro obiettivo è investire circa 90 milioni di euro in circa 100 aziende entro il 2025, quindi in media dobbiamo aggiungere al portafoglio più o meno due nuove aziende al mese, oltre a investire nei follow on delle startup già investitie” ha spiegato Tesoriere a margine di un incontro tenuto ieri a Milano.
Fino a fine giugno le nuove aziende entrate in portafoglio sono state sette, cioè Picosats (microsatelliti), Lipogems (terapie delle malattie delle ossa), Mpulse (elettronica), Betaglue (terapie entitumorali), Habacus (fintech a supporto dei prestiti agli studenti), Rubber Conversion (riciclo della gomma) e Specto Photonics (deep tech). A esse si sono aggiunte in questi giorni due aziende della fotonica, ovvero Sub Photon e CareGlance (dispositivi di imaging in tempo reale per applicazioni biomediche e industriali). In totale quindi sono stati effettuati 14 investimenti, tenendo conto anche dei follow on di Newcleo (nucleare di quarta generazione), Planet Smart City (sviluppo di realtà urbane a basso impatto ambientale), Letsell (sistemi avanzati di e-commerce) e della tedesca Mediaire (medicina preventiva), per un impegno complessivo di 13 milioni di euro. Per i prossimi mesi il programma è “investire ulteriori 11 milioni in quattro nuove startup, che riguarderanno realtà attive nell’IOT, nei medicale, neila robotica e nell’intelligenza artificiale, oltre a ulteriori follow on. Nei nuovi progetti investiremo in media sui 450 mila euro, cui si aggiungeranno i fondii dei nostri co-investitori” spiega Tesoriere, che tuttavia sottolinea il forte interesse per l’aerospaziale. Al punto di non escludere iniziative congiunte con l’acceleratore Takeoff specializzato sul settore e promosso da Cdp Venture Capital, che vi ha appena coinvolto il costruttore di lanciatori quotato in Borsa Avio (si veda altro articolo di BeBeez)
Il portafoglio di Liftt presenta quindi un notevole grado di diversificazione settoriale con l’Italia come unico focus. E’ uno dei pilastri della filosofia d’investimento dell’acceleratore di startup torinese. L’altro è l’assenza di un preciso orizzonte temporale per gli investimenti. Spiega ancora Tesoriere: “se un’azienda in portafoglio cresce a ritmi sostenuti non c’è un vero motivo per uscirne, anzi una volta che una startup ha superato la fase più difficile, che è creare una struttura operativa e soprattutto aiutare i fondatori a superare la paura di affrontare il rischio d’impresa, è bene cintinuare a investirvi”. Questo spiega anche la forma tecnica della holding, che non risente delle pressioni a liquidare gli investimenti a cui spesso sono soggetti i fondi di venture capital. Un fenomeno che nella patria stessa del venture capital, la Silicon Valley, viene accetato sempre meno al punto che un’icona del settore, Sequoia Capital, sta cominciando ad abbracciare la filosofia del patient money.
Partita inizialmente con la Compagnia Sanpaolo e il Politecnico in posizione paritetca nella Fondazione Links, al tempo della fondazione di Liftt azionista al 100%, le due istituzioni si sono gradualmente diluite di pari passo con i suiccessivi aumenti di capitale, che hanno visto nel tempo l’ingresso della Fondazione CRT nel 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) e del gruppo Azimut, affiancato da alcuni imprenditori, business angel e family office, nell’ultimo round dello scorso febbraio con cui sono stati raccolti 12 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Oggi Fondazione Links detiene solo il 6,5% di Liftt, mentre Compagnia di Sanpaolo ha reinvestito nel 2022 salendo al 14,8%. Tuttavia è sempre più forte la presenza dell'”economia reale” nell’azonariato di LIFTT, fenomeno che dovrebbe accentuarsi con il prossimo round da 40 milioni, in programma come accennato in precedenza dall’inizio del 2023.
Questo dà a Tesoriere l’occasione per due considerazioni interessanti. “Sono sempre più numerosi gli imprenditori interessati al venture capital, non solo come investimento finanziario, ma anche come occasione per entrare in contatto con tecnologie cui sono interessati per innovare le rispettive aziende. E questo offre delle opportunità anche in ottica di exit“. Un aspetto, quest’ultimo, che nel primo biennio di vita non era considerato prioritario e certo non lo è ancora, ma al quale Liftt, i cui dipendenti sono anche investitori nella holding, sta cominciando a pensare. E alcuni programmi stanno cominciando a delinearsi. Confida Tesoriere “Le prime exit sono previste per il 2024. La possibilità più concreta è su Planet Smart City, molto probabilmente tramite un’ipo” conclude il ceo di Liftt.
Ricordiamo che Planet Smart City, che dalla costituzione (2015) ha raccolto oltre 160 milioni di euro (55 nel 2021) da 386 investitori istituzionali e da privati, ha chiuso il 2021 con ricavi per 105 milioni di dollari, raddoppiando rispetto all’esercizio 2020 (52 milioni).