Moneyfarm, la scaleup digitale, fondata da Paolo Galvani e Giovanni Daprà nel 2011 e specializzata nella consulenza finanziaria online e soprattutto nella gestione patrimoniale in portafogli di Etf, ha raccolto da venture capital e altri investitori altri 46 milioni di euro, arrivando così a un totale di oltre 70 milioni di euro di capitali raccolti dal lancio dell’operatività (scarica qui il comunicato stampa).
Per l’Italia si tratta di un vero record, sebbene quest’anno sia iniziato molto bene in termini di investimento dei venture a supporto della crescita delle ex startup. Secondo il database di BeBeez, a oggi si sono registrati già ben 8 round di investimento di almeno 3 milioni di euro (per un totale di circa 136 milioni di euro), di cui sei round superiori ai 10 milioni ciascuno (scarica qui la tabella delle scaleup 2018 con i link agli articoli di BeBeez), contro i 13 deal dell’anno scorso (di cui però soltanto quattro da almeno 10 milioni di euro ciascuno) per un totale di circa 113 milioni raccolti da fondi e altri investitori (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2016, invece, si erano contati 18 round da almeno 3 milioni ciascuno per un totale di circa 58 milioni, con solo quattro round da almeno 10 milioni (si veda qui il Report di BeBeez 2016 per P101 sgr).
A guidare questo nuovo round di investimento sono stati alcuni degli investitori dei precedenti round e cioè il gruppo Allianz, tramite Allianz Asset Management, dopo che Allianz Venture nel settembre 2016 ha investito 7 milioni di dollari (si veda altro articolo di BeBeez), e il fondo italiano United Ventures e quello britannico Cabot Square, che nel novembre 2015 avevano guidato un round da 16 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel nuovo round si sono aggiunti come investitori anche Endeavor Catalyst e la Fondazione di Sardegna. In precedenza, nel febbraio 2014, la società aveva incassato 700 mila euro da parte di Vittorio Terzi, (director emeritus di McKinsey), mentre il primo round risale al 2012 con United Ventures e Principia sgr, che avevano investito 2 milioni di euro.
Questo round di investimento supporterà la società nel suo piano per affermarsi ulteriormente come leader europeo nel settore del risparmio gestito digitale e continuare a guidare l’innovazione della consulenza finanziaria. “Allianz può mettere a disposizione di un nuovo segmento di clientela la sua esperienza nella gestione attiva e le capacità nell’ottimizzazione del rischio combinandoli con l’esperienza di Moneyfarm nel digital wealth management”, ha commentato Thorsten Heymann, global head of strategy di Allianz Global Investors, che ha aggiunto: “L’investimento in Moneyfarm permette ad Allianz di aumentare la sua esposizione a un mercato in rapida crescita come quello delle soluzioni digitali d’investimento.”
Già in occasione del precedente round guidato da United Ventures e Cabot Square, Moneyfarm aveva dichiarato allora che quei capitali sarebbero serviti allo sviluppo della presenza a livello internazionale e infatti poco dopo era stata aperta la sede londinese della società. Successivamente la società ha deciso di portare a Londra la sede centrale ed è ora regolata dalla Financial Conduct Authority (FCA) e vigilata in Italia da Consob.
Moneyfarm ha annunciato poi lo scorso ottobre l’acquisizione di Ernest, startup londinese fondata nel 2016 da tre sviluppatori italiani (Cristoforo Mione, Lorenzo Sicilia e Niall Bellabarba), un personal banker alimentato da intelligenza artificiale (si veda altro articolo di BeBeez).
A oggi Moneyfarm gestisce il patrimonio di oltre 27 mila risparmiatori tra Italia e Regno Unito a un ritmo di crescita che nel 2017 ha visto la base clienti triplicare e le masse gestite crescere del 225%. La società può contare su un team di 90 professionisti di qualificato background e su oltre 150 mila utenti attivi.di dipendenti in tre uffici (Londra, Milano e Cagliari). Il modello di business di Moneyfarm si basa su una struttura di ricavi che deriva da una commissione media dello 0,70% sugli asset under management, che ricomprende consulenza, transazioni e trasmissione automatica degli ordini, contro una media di mercato del 2% e oltre per i prodotti tradizionali a gestione attiva.