Space V (dove V sta per vegetables), startup fondata nel 2021 come spin-off dell’Università di Genova e specializzata nella ricerca, nello sviluppo e nella commercializzazione di sistemi di coltivazione per gli habitat spaziali (stazioni orbitanti e insediamenti lunari), ha chiuso un round di investimento sottoscritto da Galaxia (si veda qui il post Linkedin di Galaxia), il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico per l’Aerospazio promosso nel giugno 2023 dal Fondo Technology Transfer gestito da CDP Venture Capital sgr, in partnership con Obloo Ventures e con il contributo dei promotori scientifici Politecnico di Torino, Sapienza Università di Roma e altri atenei di rilievo quali l’Università degli Studi di Padova e il Politecnico di Bari (si veda altro articolo di BeBeez). L’entità del round non è stata rivelata nei comunicati, ma in una recente presentazione di Obloo Ventures all’Università La Sapienza si legge che il round è stato di 385 mila euro.
Fondata da Franco Malerba, primo astronauta italiano della storia e laureato all’Università di Genova in Ingegneria elettronica, ex manager di Thales Alenia Space, e Patrizia Bagnerini, docente di Analisi numerica presso il Dipartimento di ingegneria meccanica, energetica, gestionale e dei trasporti – DIME della stessa Università, Space V è stata selezionata come una delle prime startup italiane ospitata presso l’ESA Bic (Business incubation center), aperto dall’ESA all’interno nell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino.
Spave V propone una soluzione innovativa, una serra brevettata chiamata Adaptive Vertical Farm (AVF), in grado di adattare il volume disponibile per le piante coltivate al loro livello di crescita, massimizzando la resa produttiva in un dato volume e riducendo il consumo energetico.
La serra di Space V può egualmente servire la domanda dei ricercatori del settore agricoltura oltre che, in una prossima prospettiva, l’alimentazione degli astronauti. Sebbene l’obiettivo della serra adattiva di Space V sia lo spazio, la sua tecnologia può essere di interesse anche sulla Terra, in particolare in ambienti difficili.
La serra verticale di Space V adatta progressivamente il volume disponibile per ogni pianta in base al suo livello di crescita: un sistema meccatronico per il movimento automatico dei ripiani di coltivazione, gestito con algoritmi di Intelligenza Artificiale attraverso un Decision Support System (DSS), ottimizza l’altezza dello spazio tra i ripiani in base al preciso livello di crescita delle piante in ogni ciclo di produzione (come si può vedere qui).
Uno studio dell’Università di Genova ha dimostrato che la resa produttiva di una serra adattiva aumenta dell’108% rispetto a una serra verticale tradizionale, con un notevole risparmio energetico e lo sfruttamento quasi totale del volume disponibile. Se anche la parte della serra che contiene il substrato dell’apparato radicale fosse adattiva, il guadagno di resa potrebbe aumentare fino al 135%.