L’Impresa di Costruzioni ing. E. Mantovani spa, che fa capo alla famiglia Chiarotto, tra le aziende parte del consorzio che sta realizzando il Mose a Venezia e che ha lavorato per l’Expo di Milano, ha depositato al Tribunale di Padova domanda di concordato in bianco, per far fronte alla grave tensione finanziaria che si è verificata per colpa dei “mancati incassi degli ingenti crediti che la società vanta nei confronti dei committenti Consorzio Venezia Nuova e Expo 2015” e per colpa di “comportamenti da parte degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova divenuti sempre più ostili e conflittuali nei confronti dei maggiori consorziati, in primis la Mantovani”.
La nota diffusa nei giorni scorsi dalla Mantovani ha sottolineato anche che “tali circostanze, che perdurano oramai da alcuni anni, hanno finito per pregiudicare la continuità societaria delle imprese socie del Consorzio e, fatto ancor più grave, hanno determinato la sostanziale interruzione dei lavori e messo a rischio il regolare completamento dell’opera.
La decisione dell’azienda ha la chiara finalità di proteggere il percorso da tempo avviato, finalizzato al raggiungimento di un accordo di ristrutturazione del debito a sensi dell’articolo 182 bis, accompagnato da un dialogo coi propri creditori che la società ha costantemente assicurato in questi anni”.
La nota ricorda inoltre che, “nell’ambito di tale percorso, il ramo aziendale relativo all’attività di costruzione è da qualche mese affittato ad altra società”, che è la Coge Costruzioni Generali srl, che fa capo alla famiglia lombarda Ferrari. La Coge Costruzioni ha infatti creato una newco, la Coge Mantovani spa, che ha preso in carico i contratti dei lavori, il personale, gli uffici di sede, le attestazioni Soa, le attestazioni di qualità, le attrezzature e i mezzi necessari per lo svolgimento dell’attività. Nel frattempo, però, c’è già un nuovo problema, perché i 116 lavoratori della nuova Coge Mantovani sono stati messi in cassa integrazione per 13 settimane, dato che alla nuova società i commissari non hanno riconosciuto il subentro nel Consorzio Venezia Nuova.
Secondo il Corriere Veneto, Mantovani avanza quasi cinquanta milioni di euro nei confronti del Consorzio Venezia Nuova, che però reclama a sua volta svariati milioni per le pendenze fiscali legate alla maxi-inchiesta sulle tangenti del Mose. Per i lavori dell’Expo 2015, invece, la società è ancora esposta per circa 10 milioni. La nota della Mantovani precisa che “il piano dell’azienda prevede un programma di valorizzazione in continuità aziendale di progetti di sviluppo infrastrutturale, in parallelo al realizzo dei crediti pregressi e la dismissione di importanti attivi, immobiliari e di partecipazioni“.
In ogni caso si tratta dell’ennesima società di costruzioni entrata in crisi in questi mesi, in compagnia tra le altre di Condotte, CMC di Ravenna, Astaldi e Grandi lavori Fincosit.