Carige cederà altri 2,1 miliardi di euro di crediti deteriorati entro fine anno, per tagliare l’NPE ratio dal 22% di fine 2018 a circa il 6,3%, contro il 10-15% previsto originariamente. Lo hanno annunciato ieri i commissari del gruppo bancario genovese Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, presentando alla comunicatà finanziaria il piano strategico 2019-2023 per il risanamento e rilancio di Carige, che prevede in particolare un aumento di capitale da 630 milioni, al posto dei 400 indicati come obiettivo all’assemblea dello scorso 22 dicembre e che include 120 milioni di euro in più, necessari per la copertura delle ulteriori svalutazioni dovute all’accelerazione del derisking della banca (scarica qui la presentazione del piano).
Del totale di 2,1 miliardi, un portafoglio di 1,9 miliardi di euro, di cui circa metà Npl e l’altra metà Utp, sarà ceduto entro la fine del secondo trimestre: per il portafoglio in questione esiste infatti già un’offerta vincolante ricevuta dalla banca lo scorso 22 febbraio. Innocenzi ha precisato che lnnocenzi ha precisato che Carige ha ricevuto due offerte, una vincolante e una no, la prima da SGA e la seconda da Credito Fondiario. L’offerta di SGA resterà comunque aperta per alcuni mesi, in modo da lasciare ai possibili nuovi investitori nel capitale della banca la possibilità di acquisire anche il portafoglio di crediti deteriorati, ma di avere comunque la certezza di avere tagliato il pacchetto di 1,9 miliardi. “Ci aspettiamo offerte vincolanti di business combination nel mese di aprile”, detto ancora Innocenzi.
Nella seconda parte dell’anno, invece saranno ceduti altri circa 300 milioni di euro di Utp, nell’ambito di un’operazione di sistema, si legge nel comunicato stampa diffuso ieri dalla banca. Una frase che può far immaginare che si tratti di Utp del settore costruzioni a difsa del quale sta scendendo in campo Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez).
E’ previsto inoltre che la banca sarà in grado di ristrutturare circa 700 milioni di euro di crediti deteriorati (di cui 500 milioni già definiti), tra trasferimento a Reoco e risanamento di posizioni rilevanti, mentre si calcolano nuovi flussi netti di crediti deteriorati per 200 milioni. A fine anno, quindi, la banca si dovrebbe ritrovare con soltanto 100 milioni di euro di sofferenze lorde, 600 milioni di Utp e 100 milioni di euro di crediti scaduti, per un totale dunque di soli 800 milioni di euro di crediti deteriorati.
A dicembre che, a seguito delle operazioni di deconsolidamento concluse nell’ultimo trimestre dell’anno per complessivi 1,3 miliardi di euro, il credito deteriorato del gruppo Carige era sceso a 3,5 miliardi (di cui un miliardo di sofferenze e il resto Utp), raggiungendo con un anno di anticipo il target assegnato da Bce per il 2019, pari a 3,7 miliardi (dal 4,6 miliardi assegnato per il 2018).
Lo scorso dicembre Banca Carige aveva infatti concluso un’operazione di cartolarizzazione di sofferenze con Gacs da 964 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), a poco più di un mese dal closing della cessione di un portafoglio di posizioni UTP per 366 milioni a Bain Capital (si veda altro articolo di BeBeez). Mentre nel luglio 2017 aveva cartolarizzato, sempre con Gacs, un portafoglio Npl da 938 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).