Prelios sgr e Fercam hanno comprato per 52,9 milioni di euro il complesso aziendale e i cespiti immobiliari di Artoni Trasporti e Artoni Group, società di trasporti ammesse dal Tribunale di Reggio Emilia alla procedura di amministrazione straordinaria rispettivamente nel giugno 2017 (si veda qui il decreto di allora del Tribunale) e nell’ottobre 2017. (si veda qui il comunicato stampa). Prelios è stata assistita da Linklaters e lo studio Brandstätter ha affiancato Fercam. La notizia della vendita a Prelios e Fercam era già stata anticipata nel gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, il Gruppo Fercam, l’azienda dei trasporti di Bolzano fondata nel 1949 da Eduard Baumgartner, ha rilevato la gestione operativa del Gruppo Artoni e si farà carico dei dipendenti. Il coinvolgimento di Fercam segue un primo tentativo di acquisto del gruppo avvenuto nel gennaio 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), quando era stato annunciato un affitto di ramo d’azienda e successiva acquisizione da parte di una nuova società battezzata FercamArtoni srl. Nel febbraio 2017, però, l’operazione era saltata (si veda altro articolo di BeBeez), e il gruppo era appunto stato dichiarato insolvente dal Tribunale di Reggio Emilia (si veda qui il decreto del Tribunale) e poi era stato ammesso all’amministrazione straordinaria.
Quanto alle attività immobiliari, saranno assorbite da Prelios sgr, che rileverà gli asset in nome e per conto di un nuovo fondo di investimento alternativo chiuso riservato battezzato ART1. Secondo quanto riferito da MF Milano Finanza, il fondo sarà sottoscritto da Davidson Kempner, azionista americano di riferimento della stessa Prelios, e acquisirà una porzione degli attivi composta da un portafoglio immobiliare di 22 asset, di cui 20 immobili a uso logistico, un immobile a uso terziario-residenziale e un terreno. Gli asset sono concentrati nel Nord Italia e in parte saranno riaffittati poi alla stessa Fercam.
Il gruppo Artoni faceva capo ad Anna Maria Artoni e al momento della crisi a fine 2016 fatturava circa 200 milioni di euro e contava su una rete di 60 filiali, circa 7 milioni di spedizioni in Italia, 13 mila clienti e 600 dipendenti, ma aveva ebitda negativo ed era schiacciata da un debito complessivo di 210 milioni di euro, di cui 113 milioni di debiti finanziari. Oltre a 41 milioni di debiti verso società di leasing, ci sono infatti 72 milioni di indebitamento verso il sistema bancario. La banca più esposta è Cariparma, con due mutui per complessivi 11,5 milioni di euro. Ma nella lista dei creditori ci sono anche Bper, Unicredit, Mediocredito Italiano e altri istituti. I debiti con i fornitori, poi, superano i 75 milioni di euro (si veda qui ReggioOnline).