Il termine della trattativa esclusiva per la creazione di una piattaforma comune in tema di crediti deteriorati tra Banca Ifis e Credito Fondiario è stato prorogato sino a fine ottobre 2019 . Lo hanno comunicato ieri le due banche con una nota (si vedano il comunicato di Banca Ifis e quello di Credito Fondiario), precisando contestualmente che l’eventuale partnership riguarderà al momento soltanto il debt servicing e non l’investimento, come invece era stato ipotizzato lo scorso agosto scorso alla firma della lettera d’intenti (si veda altro articolo di BeBeez).
All’epoca, infatti, Banca Ifis e Credito Fondiario avevano annunciato di avere allo studio la creazione di una joint venture per il servicng e l’investimento in crediti deteriorati. In particolare l’idea era creare una nuova piattaforma in grado di operare lungo tutta la catena del valore della gestione dei portafogli di crediti deteriorati e presente in tutte le asset class (secured, unsecured, Npl, Utp, leasing, real estate e credito al consumo). Nell’ambito della partnership, si era detto allora, Credito Fondiario dovrebbe almeno il 51% della jv.
L’attività di investimento in crediti deteriorati rappresenta da tempo una voce importante nel bilancio di Banca Ifis. I dati della semestrale, pubblicati nell’agosto scorso (si veda altro articolo di BeBeez), hanno mostrato che sul margine di intermediazione consolidato dei primi sei mesi 2019, pari a 279,2 milioni di euro, il settore Npl ha pesato per 127,7 milioni di euro (119,3 milioni di euro al 30 giugno 2018, +7,0%) mentre il margine del settore imprese si attesta a 152,5 milioni di euro (165,1 milioni al 30 giugno 2018, -7,6%). Al 30 giugno il portafoglio di Npl di proprietà del Gruppo Banca Ifis era pari a 16,4 miliardi di valore nominale, a cui si aggiungono 6,4 miliardi in gestione conto terzi, tramite la controllata Fbs, per un ammontare complessivo di euro 22,8 miliardi (in valore nominale). La banca, tramite le sue controllate Ifis Npl (specializzata in crediti unsecured small ticket) e Fbs spa(quarto operatore nazionale nella gestione di gestione di Npl ipotecari e corporate), nel luglio scorso ha acquisito Npl per 1,4 miliardi di euro, di cui 700 milioni unsecured retail e 690 milioni relativi a nuove gestioni acquisite da Fbs spa sempre nel corso del primo semestre del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel secondo trimestre dell’anno Banca Ifis ha visto uno storico cambio della guardia al vertice, dopo 25 anni di guida da parte dell’ex amministratore delegato Giovanni Bossi, che a inizio marzo non è stato confermato dalla proprietà (si veda altro articolo di BeBeez). A guidare Banca Ifis è stato nominato come nuovo ad Luciano Colombini, sinora ad di Banca Finint. Vice presidente, invece, è stato nominato Ernesto Von Furstenberg, figlio di Sebastien Egon Von Furstenberg, che è anche ceo de La Scogliera, la holding che controlla Banca Ifis al 50,177% (si veda altro articolo di BeBeez).
Credito Fondiario, guidato dal direttore generale Iacopo De Francisco, è controllato dal fondo Elliott dal 2016, che detiene oltre l’82% del capitale, dopo l’aumento di capitale da 65 milioni di euro annunciato nell’ottobre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e tenendo conto dell’effetto della fusione inversa in Credito Fondiario di CF Holding spa (la ex Tages Holding, controllata dal management e partecipata a sua volta al 44,75% da Elliott tramite Tiber Investments), che controlla oggi i 27,15% di Credito Fondiario (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione avrà appunto come risultato il passaggio diretto in capo a Tiber Investments dell’81,53% del capitale di Credito Fondiario e quindi la semplificazione della catena di controllo. Non solo. Quella partecipazione salirà ulteriormente, visto che lo scorso agosto Elliott ha iniettato altri 120 milioni di euro in Credito Fondiario (si veda altro articolo di BeBeez) per finanziare l’operazione annunciata nel dicembre scorso, con la quale il gruppo Banco Bpm ha ceduto a Credito Fondiario ed Elliott il portafoglio di non performing loan del Progetto ACE da 7,4 miliardi di euro e il 70% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez). Al 31 dicembre 2018, Credito Fondiario aveva oltre 50 miliardi di euro lordi di asset in gestione, tenuto conto della partnership con Banco Bpm (il dato non rettificato si attesta a 43,3 miliardi), in crescita rispetto ai 40,6 miliardi di fine dicembre 2017.
Credito Fondiario sta intanto valutando le opzioni strategiche per il futuro che sono, da un lato, la quotazione in Borsa e dall’altro l’aggregazione con un altro operatore nel settore del credit management. A inizio luglio si erano diffuse voci di un forte interesse da parte di fondi di private equity come Bain Capital Credit e Cerberus. Ma l’idea di un passaggio del testimone da parte di Elliott sembra l’ipotesi più remota. Elliott Management, azionista di controllo di Credito Fondiario, è interessato a che la controllata italiana cresca ancora di dimensioni, per poter poi uscire dall’investimento con un adeguato ritorno.
Ora il fatto che la partnership con Banca Ifis se si farà, si limiterà al solo servicing e non all’investimento sembra rendere prive di fondamento le ipotesi che la piattaforma alla studio potesse essere il tassello di un’operazione più complessa, che vedrebbe Credito Fondiario come pivot, che acquisirebbe da Banca Ifis la sua divisione di investimento e gestione degli Npl, Ifis Npl spa, specializzata in Npl consumer unsecured, con Banca Ifis che potrebbe ottenere in cambio una quota del capitale della nuova realtà combinata e nella quale potrebbe confluire anche Cerved Credit Management, la divisione di Cerved Group, che come noto da inizio settembre è sul mercato (si veda altro articolo di BeBeez).