E’ partito il 1° ottobre il collocamento delle azioni di Ferretti Group per l’ipo dedicata agli investitori istituzionali italiani e statunitensi e qualificati italiani che porterà sul mercato il gruppo produttore di yacht con una capitalizzazione iniziale compresa tra 727 milioni e 1,076 miliardi di euro. Il collocamento si chiuderà il prossimo 10 ottobre e lo sbarco a Piazza Affari è previsto per il 16 ottobre (si veda qui il comunicato stampa).
Lo ha comunicato Ferretti lo scorso lunedì 1 ottobre, a valle del nulla osta alla pubblicazione del prospetto informativo da parte di Consob. Il gruppo era stato ammesso alla quotazione in Borsa il 25 settembre scorso e contestualmente aveva presentato domanda di negoziazione sul segmento MTA di Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez).
“Ci quotiamo con zero debiti. Ferretti ha bisogno di fare la ipo per crescere, facendo cose diverse rispetto a quanto fatto fino a oggi”, ha dichiarato il ceo Alberto Galassi, nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto di quotazione del gruppo a piazza Affari. In particolare la strategia si concentrerà su cinque punti: completare il portafoglio di yacht e realizzare quello nuovo delle barche Wally, allargare le attività della Ferretti Security Division, fornire servizi per i clienti, tra cui il brokeraggio e il post vendita, e portare il marchio su altri prodotti come peraltro fatto dalla Ferrari di recente.
Quanto ai dividendi Galassi ha detto: “Sulla politica dei dividendi il 2020 sarà un anno di investimenti, non c’è una guidance sui dividendi”. In realtà però sul tema il prospetto informativo è bello chiaro e recita: “L’emittente non ha distribuito dividendi negli esercizi 2016, 2017 e 2018 e non è prevista la distribuzione di dividendi nel medio periodo, salvo diversa delibera dell’assemblea degli azionisti”.
Come noto la forchetta di prezzo è compresa fra 2,50 e 3,70 euro per azione, pari a un equity value pre-aumento di capitale compreso tra 627 e 928 milioni di euro. La scorsa primavera per Ferretti circolavano valutazioni attorno a 750 milioni di euro sulla base di un multiplo di 14 volte l’ebitda 2018 che era stato di poco meno di 53 milioni a fronte di 609 milioni di ricavi (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre il 1° ottobre sono stati comunicati anche i dati del primo semestre 2019, che hanno visto ricavi in crescita a 332,5 milioni (da x milioni nel primo semestre 2018(, un ebitda rettificato a sua volta in rialzo a 30,2 milioni (da 24 milioni) e un debito finanziario netto in aumento a 286,3 milioni (da 265 milioni a fine 2018), tenendo conto dell’impatto del nuovo standard contabile IFRS 16 (senza quello sarebbe stato di 275 milioni). La posizione finanziaria è comunque oggi sostanzialmente neutra. In vista dell’ipo, infatti, a inizio settembre il gruppo cinese Weichai (Shandong Heavy Industry), azionista di controllo con l’86,2% di Ferretti, ha convertito infatti a capitale il finanziamento soci da circa 212 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre Piero Ferrari, a sua volta azionista di Ferretti con il 13,6% attraverso F Investments, e Adtech Advanced Technologies si sono impegnati a investire 40 milioni di euro complessivi (di cui 25 milioni di euro già versati da Adtech Advanced Technologies al prezzo di 3,57 euro per azione) attraverso un aumento di capitale pre-ipo.
Come già comunicato a metà settembre, l’ipo di Ferretti comprenderà sia un aumento di capitale da circa 100 milioni sia vendita di azioni da parte di alcuni degli attuali azionisti. A seguito del completamento dell’offerta, Weichai rimarrà l’azionista di maggioranza con il 51% e Piero Ferrari resterà con un 10% circa.
Weichai aveva investito nel gruppo di yacht a inizio 2012, nell’ambito di un complesso processo di ristrutturazione del debito. Allora il gruppo cinese aveva investito 178 milioni di euro di equity e aveva contestualmente acquistato debito di Ferretti dal fondo Oaktree, da Rbs e da Strategic Value Partners, che aveva convertito in equity, arrivando al 75%. Contestualmente allora Rbs e SVP avevano convertito in equity il resto del debito, arrivando al 25%. Successivamente Weichai ha arrotondato al rialzo la sua quota e nel 2016 Pietro Ferrari, figlio di Enzo, ha comprato il suo 13,6%. Ai tempi d’oro, nel 2006, Permira aveva ceduto il 52% di Ferretti a Candover (mantenendo una partecipazione dell’8%, mentre il fondatore Norberto Ferretti e i manager erano saliti al 40%), sulla base di una valorizzazione di ben 1,7 miliardi di euro, a fronte di ricavi per 770,4 milioni a fine dell’anno fiscale 2006 (agosto) e un ebitda di 118,4 milioni.