A un anno dalla mancata vendita ai cinesi di Grandland Holding (si veda altro articolo di BeBeez), Permasteelisa torna sul mercato. Lo scrive Mergermarket, riferendo che il dossier sul gruppo veneto leader nei rivestimenti per l’edilizia è sul tavolo dei private equity, con Barclays che si starebbe occupando della regia dell’operazione.
Nell’agosto 2017, infatti, la giapponese Lixil, controllante di Permasteelisa, aveva annunciato la sigla dell’accordo di vendita per 467 milioni di euro alla cinese Grandland Holdings, controllante di Grandland Group, colosso nel settore del design e delle decorazioni architettoniche quotato alla borsa di Shenzhen (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era stata però appunto bloccata nel novembre 2018, in quanto non aveva ottenuto il via libera dal Committee on Foreign Investment in the United States-CFIUS.
Prima che fosse siglata l’operazione con i cinesi, nel 2016 all’asta per Permasteelisa avevano partecipato parecchi fondi di private equity e in prticolare Alpha, Permira, Cinven, Pai e Carlyle (si veda altro articolo di BeBeez), che quindi potrebbero tornare in pista ora.
Permasteeelisa, fondata nel 1973 e con sede a Vittorio Veneto, è conosciuta per aver completato le coperture in vetro della Sydney Opera House, il grattacielo The Shard a Londra, la sede del centro direzionale della Apple a Cupertino, in California, il Moma di New York la torre Unicredit di Milano e la sede di Intesa Sanpaolo a Torino. E’ presente in 4 continenti, con una rete di oltre 50 aziende in 30 paesi e oltre 6.000 dipendenti in tutto il mondo. Guidato dallo scorso maggio dal nuovo ceo Klaus Lother,
L’azienda ha chiuso l’anno fiscale al 31 marzo 2018 con 1,28 miliardi di euro di ricavi consolidati (in linea con marzo 2017), ma un ebitda di soli 29,6 milioni (da 20,9 milioni) e una perdita netta normalizzata di 26,3 milioni (da -41,1 milioni), a fronte di un debito finanziario netto di 295 milioni (in netto miglioramento dai 382 milioni di un anno prima). Tra il 2008 e 2011 Permesteelisa ha visto scendere il suo portafoglio ordini nei paesi sviluppati dove era presente e per sopravvivere ha preso progetti in aree più rischiose, come Medio Oriente, Azerbaijan, Filippine e Thailandia, accettando marginalità più bassa rispetto ai target. Questo le ha permesso di sopravvivere, ma ha portato a tempi di realizzazione più lunghi e a maggiori costi rispetto alle attese. Si è reso necessario fare pulizia di vecchi progetti e avviare una ristrutturazione, che prevede anche una maggiore selettività nella scelta dei progetti. Nell’anno fiscale chiuso nel marzo 2019 sono state riconosciute le perdite legate a vecchi progetti e Lixil le ha ripianate, per cui ora Permasteelisa è solida dal punto di vista patrimoniale e ha un debito lordo pari a zero.
Lixil Group Corporation è controllata della conglomerata JS Group, che l’aveva rilevata nell’agosto 2011 dai fondi Alpha Private Equity (40,8%) e Investindustrial (47,5%) e dall’imprenditore Lucio Mafessanti (11,7%). La società è quotata sulle borse di Tokyo e Nagoya. Nel 2011 i giapponesi avevano pagato 573 milioni di euro per rilevare Permasteelisa (scarica qui il comunicato stampa di allora), sulla base di un fatturato consolidato 2010 vicino a 1,1 miliardi e di un ebitda di circa 80 milioni. Ai vecchi azionisti, però, la cessione aveva fruttato un assegno di 620 milioni, perché si erano pagati un dividendo di quasi 50 milioni poco prima della cessione al colosso nipponico.
Investindustrial e Alpha Private Equity avevano a loro volta rilevato il controllo di Permasteelisa nel 2009 per 350 milioni di euro, quando avevano acquistato le quote di capitale in mano all’hedge fund Amber e all’imprenditore Luigi Cimolai e avevano lanciato poi l’offerta pubblica di acquisto sulla società, allora quotata a Piazza Affari.
(Articolo modificato venerdì 22 novembre 2019 alle ore 15.47. Si aggiungono informazioni sul bilancio 2019 di Permasteelisa)