Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin) ieri ha chiuso a Piazza Affari con un crollo del 17,68% a 19,18 euro, nel giorno in cui è avvenuto il raggruppamento delle azioni ordinarie nel rapporto di una nuova azione ogni 100 esistenti. Colpa della notizia shock diffusa venerdì 15 novembre. Il tribunale di Forlì ha infatti negato l’omologa del piano concordatario di Trevifin raggiunto con i creditori ai sensi dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare. Il gruppo di ingegneria del sottosuolo, in difficoltà dall’autunno 2017 soprattutto per un crollo di attività nel settore oil&gas, ha commentato in una nota che “ritiene del tutto errato, nei presupposti di fatto e diritto, il provvedimento del Tribunale di Forlì e proporrà tempestivamente reclamo alla Corte di Appello di Bologna” (si veda qui il comunicato stampa).
La società non lo spiega, ma secondo quanto riferisce Dagospia pare che i giudici abbiano respinto il piano per una causa ostativa formale: la presunta non indipendenza dell’attestatore Enrico Laghi, che ha vidimato il progetto di ristrutturazione costruito dai soci (Cdp, il fondo di private equity Polaris Capital Management e la famiglia Trevisani) e dalle banche creditrici, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Laghi in passato fece una consulenza su alcuni acquisti in leasing ai vertici della società su parere richiesto da Consob e ora verrebbe quindi a mancare l’indipendenza per stabilire e firmare un progetto di risanamento industriale. La bocciatura del piano di salvataggio del gruppo complica la ristrutturazione del debito.
“Nello scenario peggiore”, hanno spiegato gli analisti di Kepler Cheuvreux citati dall’agenzia MF Dow Jones, “la mancanza di un accordo di ristrutturazione che includa un ampio write-off del debito potrebbe potenzialmente portare alla liquidazione della società, visto che il valore delle pendenze finanziarie, pari a oltre 700 milioni di euro, al momento eccede l’enterprise value”. Di riflesso Kepler Cheuvreux ha messo in revisione il rating (hold) e il target price sul titolo.
L’accordo di ristrutturazione del debito era stato depositato dall’azienda l’8 agosto scorso, dopo una lunga querelle sul tema della ricapitalizzazione e ristrutturazione del debito tra la famiglia Trevisani, azionista di riferimento, gli altri azionisti e il management (si veda altro articolo di BeBeez). Trevi ha chiuso il 2018 con ricavi in calo rispetto al 2017 a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
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