Parte oggi l’aumento di capitale di Carige a Piazza Affari, che si chiuderà il prossimo 13 dicembre. Contestualmente potranno partire l’operazione di cessione di 2,8 miliardi di euro di crediti deteriorati ad AMCO e l’emissione di bond subordinati tier 2.
Consob, infatti, ha approvato ieri il prospetto informativo relativo all’operazione di offerta agli azionisti di azioni ordinarie rivenienti della terza tranche dell’aumento di capitale(si veda qui il comunicato stampa di Carige), approvato dall’assemblea dello scorso 20 settembre (si veda qui il comunicato stampa di allora). Come noto, l’aumento di capitale in questione si inquadra nel contesto della più ampia manovra di rafforzamento patrimoniale, approvata dai Commissari straordinari della banca al fine di rispettare i requisiti di vigilanza prudenziale e provvedere al rilancio dell’istituto, oltre che a farlo uscire dalla procedura di amministrazione straordinaria e a ricostituirne gli organi di amministrazione ordinaria. La manovra prevede appunto un aumento di capitale da 700 milioni, la cessione dei crediti deteriorati per 2,8 miliardi e l’emissione dei bond subodinati per 200 milioni. La manovra si basa sull’Accordo quadro vincolante siglato il 9 agosto dai Commissari della Banca e Cassa Centrale Banca Credito Cooperativo Italiano – CCB, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – FITD e lo Schema Volontario di Intervento del FITD – SVI. L’aumento di capitale è ripartito in tranche destinate rispettivamente: a) per 313,2 milioni allo SVI a fronte della conversione delle obbligazioni subordinate sottoscritte a novembre 2018; b) per 63 milioni a CCB; c) per 85 milioni agli attuali azionisti della banca in proporzione alla percentuale di capitale detenuta; d) per 238,8 milioni al FITD (si veda qui il comunicato stampa di allora).
A proposito dell’operazione sui crediti deteriorati, ieri in serata AMCO ha precisato che il portafoglio di crediti deteriorati oggetto della cessione è composto per circa il 60% da posizioni classificate come unlikely to pay (UTP), inclusi alcuni rilevanti single name, e per la parte rimanente da sofferenze e che il prezzo complessivo dell’operazione è di circa un miliardo (si veda qui il comunicato stampa di AMCO), La nota precisa inoltre che “l’efficacia dei contratti di cessione (uno relativo al portafoglio leasing e uno relativo alla restante parte del portafoglio oggetto di cessione), sottoscritti tra AMCO e Banca Carige in data 15 e 16 novembre, è condizionata all’avvenuto perfezionamento dell’aumento di capitale della banca. In data odierna Banca d’Italia ha rilasciato ad AMCO l’autorizzazione a procedere alla transazione. Il trasferimento del ‘portafoglio leasing’ incluso nel perimetro di cessione è soggetto all’avveramento di alcune condizioni sospensive, atteso per il 2020”.
AMCO ha inoltre “presentato un’offerta, che potrà essere accettata da Banca Carige entro la fine di febbraio 2020, per la concessione di una protezione in forma sintetica di una porzione di rischio su un portafoglio creditizio performing caratterizzato da maggior rischio (c.d. high risk portfolio) di circa 1,2 miliardi di euro. La garanzia potrà essere perfezionata entro il 31 marzo 2020 e avrà durata di 5 anni, a fronte del pagamento da parte di Banca Carige di premi trimestrali. L’offerta prevede altresì che AMCO gestisca in qualità di servicer le posizioni incluse nell’high risk portfolio che fossero riclassificate come NPE sulla base di un contratto che sarà definito fra le parti”. A conclusione dell’operazione, gli asset in gestione di AMCO aumenteranno da 20,6 miliardi a 23,6 miliardi, creando così economie di scala nella gestione degli attivi.
L’operazione di rafforzamento patrimoniale di Carige era stata orchestrata a valle dell’ultimo tentativo di salvataggio della banca da parte di un investitore internazionale. Lo scorso giugno, infatti, il Fondo interbancario di tutela dei depositi aveva rifiutato l’ultima offerta arrivata sul tavolo da parte del fondo Apollo Global Management (si veda altro articolo di BeBeez), che seguiva il fallimento della trattativa con Blackrock. Le altre possibili controparti, oltre ad Apollo, erano Warburg Pincus e Varde (si veda altro articolo di BeBeez). Ma anche quelle ipotesi poi non si sono concretizzate.
La nota di Carige avverte che nei primi sei mesi del 2019, il gruppo ha riportato un risultato netto negativo di 428,5 milioni di euro mentre al 31 dicembre 2018 era negativo per 272,8 milioni. Nel secondo semestre dell’esercizio, inoltre, in conseguenza della cessione del portafoglio deteriorato, saranno registrate ulteriori svalutazioni su crediti (incluse quelle inerenti alle esposizioni deteriorate rappresentate da leasing e da una posizione large exposure). Il quarto trimestre del 2019, infine, risentirà degli effetti sulle spese per il personale delle azioni volte alla riduzione degli organici, come previste nel piano industriale. Il risultato economico netto dell’esercizio 2019 sarà pertanto ancora significativamente negativo e previsto in perdita nel Piano Strategico per ben 779 milioni.