La piattaforma italiana di distribuzione di film Chili, ha chiuso un aumento di capitale da 6,4 milioni di euro, che è stato sottoscritto dai soci dell’ormai ex startup nata nel giugno 2012 come spin-off da Fastweb di Chili tv, la piattaforma Internet di streaming di film lanciata nel 2011 dal gruppo tlc di cui Stefano Parisi (presidente di Chili) era stato amministratore delegato (si veda qui il comunicato stampa di allora). Lo riferisce Italia Oggi.
Che ci fosse bisogno di una ricapitalizzazione era evidente dai numeri di bilancio in parte già annunciati dall’amministratore delegato Giorgio Tacchia lo scorso agosto (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’anno, infatti, Chili aveva registrato una perdita netta di 19,1 milioni di euro, in peggioramento dopo la perdita di 7,7 milioni del 2017, sebbene il valore della produzione fosse salito a 30,3 milioni da 14,8 milioni nel 2017 e i ricavi netti a 28,5 milioni da 12,7 milioni, con un ebitda negativo per 15,8 milioni (da un ebitda negativo di 4,8 milioni), a fronte di una liquidità netta di 6,1 milioni, in netta riduzione dai 21,4 milioni del 2017 (fonte Leanus). E le cose non sono molto cambiate nel 2019. I dati 2019 non sono ancora pubblici, ma l’ebitda è atteso ancora negativo per un po’ meno di 13 milioni, mentre i ricavi dovrebbero salire a quota 55 milioni di euro. Interpellato sempre a Italia Oggi, lo scorso agosto Tacchia aveva commentato, che “il rosso è allineato agli obiettivi di budget, per una azienda che deve ancora crescere per raggiungere una dimensione, una scala adeguata in questo business”.
Il nuovo aumento di capitale è stato sottoscritto da Negentropy Sicav (3,4 milioni); Torino 1895 della famiglia Lavazza (1 milione), che nel gennaio 2018 aveva investito 25 milioni di euro per il 25% (si veda altro articolo di BeBeez), Ferruccio Ferrara, presidente di Negentropy Capital Partners (900 mila euro), il fondo Antares Private Equity (446k euro), la lussemburghese Capsicum, emanazione del fondo Negentropy (273k euro) e Investinchili, che raggruppa le quote di noti investitori privati (275k euro). Tra i privati più noti, soci di Chili, si contano per esempio Antonio Belloni, direttore generale di Lvmh nonché braccio destro del patron Bernard Arnault; Francesco Trapani, socio in Tages Holding, ex presidente di Clessidra sgr ; la famiglia del ceo di Illimity, Corrado Passera; e la famiglia Chiarva, ex proprietaria di Stella-Jones Inc.
All’aumento di capitale, quindi, non hanno partecipato Brace srl, la holding che a capo a Stefano Parisi e Giorgio Tacchia, che prima dell’aumento aveva il 30% della società, né i soci di minoranza 20th Century Fox, Warner Bros, Viacom-Paramount e Sony Pictures Entertainment.
In prospettiva, poi, l’idea dei soci finanziari è disinvestire entro la fine del 2023 per un equity value di almeno 40 milioni di euro. Proprio questo, infatti, è il valore che farebbe scattare un sostanzioso premio per l’ad Tacchia, che potrà sottoscrivere gratuitamente una frazione del capitale, che dipenderà dall’effettivo importo dell’equity value a cui sarà perfezionata l’operazione di exit.
Nel dicembre 2017 la società ha incassato un piccolo aumento di capitale di 385 mila euro e un prestito obbligazionario di una cifra quasi analoga. A entrambe le operazioni aveva aderito il fondo lussemburghese Capsicum, emanazione del fondo Negentropy. Nell’aprile 2016 Chili aveva emesso un minibond da 1,875 milioni di euro, che è stato interamente sottoscritto da Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo 2016, invece, la società aveva emesso un bond convertibile da 3 milioni che era stato sottoscritto per 2,2 milioni dal fondo Negentropy Special Situations, il quale, peraltro, aveva già sottoscritto nel luglio 2014 e nel luglio 2015 due prestiti obbligazionari convertibili per un totale di 2 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).