Astaldi, gruppo delle costruzioni in difficoltà quotato a Piazza Affari, ha venduto a IC Ictas Sanayi ve Ticaret A.S. (Ictas) la sua quota dell’asset relativo alla concessione per la realizzazione e gestione della Northern Marmara Highway, meglio nota come Terzo Ponte sul Bosforo (si veda qui il comunicato stampa).
Il ponte era stato inaugurato nell’agosto 2016 (si veda qui il comunicato stampa di allora). E’ il ponte sospeso più largo al mondo, con torri più alte della Tour Eiffel. Il ponte è del tipo ibrido sospeso-strallato e la sua realizzazione rientrava appunto nel contratto per la costruzione e successiva gestione in regime di concessione di 150 chilometri di autostrada della Northern Marmara Highway, per il collegamento delle città di Odayeri e Paşaköy. Il Gruppo Astaldi almomento dell’inaugurazione deteneva una partecipazione del 33,33% nella joint venture ICA IC Içtas–Astaldi, aggiudicataria nel 2012 del contratto di concessione. Il valore del contratto EPC collegato all’iniziativa era pari a oltre 3 miliardi di dollari.
L’accordo con Ictas è stato valutato e autorizzato dal Tribunale di Roma nell’ambito della procedura di concordato che Astaldi ha in corso. Il ponte è il primo degli asset ceduto tra quelli del patrimonio destinato alla soddisfazione dei creditori chirografari mediante l’attribuzione di strumenti finanziari partecipativi (SFP).
Nel dettaglio, l’accordo tra Astaldi e Ictas prevede:
- la cessione ad Ictas dell’intera partecipazione detenuta da Astaldi nella concessionaria del Terzo Ponte e dei crediti correlati, al prezzo di 315 milioni di dollari, che sarà corrisposto al netto delle partite di compensazione con Ictas e del ripagamento degli altri creditori turchi (in virtù del mancato riconoscimento dell’istituto del concordato in Turchia), per circa 142 milioni di euro, in conformità a quanto previsto nel piano concordatario, nonché dei relativi costi di transazione;
- il prezzo del ponte sarà corrisposto in un’unica soluzione, al momento dell’incasso da parte di Ictas del prezzo di vendita che la stessa Ictas sta negoziando con un consorzio di imprenditori cinesi per la vendita della quota di maggioranza del capitale sociale della stessa concessionaria, ovvero, in caso di mancato accordo tra Ictas e il consorzio cinese, in rate annuali, oltre agli interessi, entro il quarto trimestre 2023;
- la tacitazione di ogni pretesa di Ictas nei confronti di Astaldi in relazione alle commesse in partnership, in conseguenza dell’uscita dalle suddette commesse (sia in Turchia, che in Russia).
La cessione era attesa da tempo. Nel maggio 2019, Astaldi e il suo partner turco avevano ripreso le trattative per la concessione del ponte sul Bosforo a un consorzio guidato da China Merchants Group. Astaldi deteneva una partecipazione del 33% della società di gestione con il partner turco IC Yatirim Holding. La quota di Astaldi a bilancio valeva 350 milioni, che Astaldi sperava di ricavare vendendo la partecipazione in modo da rimborsare parzialmente i creditori (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che pochi giorni fa i detentori di senior notes di Astaldi da 750 milioni di euro con scadenza 2020 e cedola del 7,125%, hanno rigettato la proposta concordataria, con il 73,2% dei presenti in assemblea che ha votato no (si veda altro articolo di BeBeez). Il no degli obbligazionisti alla proposta di Astaldi era atteso, visto che lo scorso 4 febbraio il comitato dei bondholder aveva fatto recapitare al gruppo di costruzioni una lettera nella quale contestava una serie di vizi sia procedurali sia di sostanza e chiedeva all’azienda ritirare la proposta concordataria presentata, riformulandone una aderente alla legge. Gli obbligazionisti del bond da 750 milioni rappresentano solo una parte minoritaria dei creditori chirografari di Astaldi: sul totale di 3,5 miliardi di euro, 2,2 miliardi è rappresentato da banche e bondholder; le banche sono esposte per circa 1,3 miliardi (in particolare circa 153 milioni Unicredit e circa 107 milioni Intesa Sanpaolo) e i bondholder, oltre a quelli del bond da 750 milioni, sono i detentori del bond equity-linked da 140 milioni a scadenza 2024.
Questi ultimi lo scorso 25 febbraio hanno invece dato il loro via libera all’operazione votando sì in assemblea all’80% dei presenti (si veda altro articolo di BeBeez). I voti di entrambi i gruppi di obbligazionisti saranno espressi dai loro rappresentanti all’adunanza dei creditori, fissata per il 26 marzo 2020 dinanzi al Giudice Delegato Angela Coluccio, presso la sezione fallimentare del Tribunale di Roma, e il cui voto sarà quindi cruciale per definire il futuro della procedura (si veda altro articolo di BeBeez).
L’11 febbraio scorso i commissari giudiziali avevano approvato il piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez e qui la presentazione del piano). Il salvataggio e rilancio di Astaldi rientra nel più ampio Progetto Italia, un’operazione di consolidamento dell’industria nazionale, in difficoltà, delle grandi opere e delle costruzioni, promosso da Salini Impregilo e che vedrà come anchor investor Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez). Astaldi è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale diretta nell’agosto scorso (si veda altro articolo di BeBeez).