La musica di David Chaillou, secondo quanto scrive la rivista di musica classica Classica, è «una risposta indiscutibile a coloro che credono che la musica non possa essere che d’avanguardia o ultra o risolutamente rétro.»
Partirei da quest’affermazione che mi sembra interessante, cosa ne pensa?
Difficile qualificare se stessi. Io so di lavorare su delle nozioni che toccano la narrazione come uno scrittore utilizzando le note al posto delle parole, mettendo l’accento sul suono, sul timbro e sul ritmo che definiscono il modo di dire e ridire qualcosa. La musica ha la sua specificità proprio nell’ascolto. Ognuno sente qualcosa di unico che è difficile spiegare e universalizzare e questo aspetto rappresenta la ricchezza della tradizione classica. Mi concentro sull’espressione che emerge dal sentire non tanto da un programma che ho nella testa. Non saprei catalogare la mia scrittura musicale.
Questo stile è anche il risultato della sua formazione?
Ho seguito una formazione molto pratica, studiando al Conservatorio nazionale di Parigi dove ho studiato scrittura tradizionale, acustica con un approccio scientifico e pianoforte. A mio parere uno strumento è importante anche per l’attenzione al gesto che è ad un tempo legato al suono, alla danza e al teatro. Ho portato avanti in ogni caso anche una parte del mio percorso da autodidatta e credo che sia un approccio importante perché ognuno deve costruire la propria strada. Ho studiato alla Sorbonne dove ho svolto anche il mio Dottorato e oggi insegno all’Università di Lille con un programma ampio che comprende dei corsi di cultura, musica, arti e spettacolo per la formazione dei professori dal 2006.
Qual è il ruolo dell’insegnamento nella sua attività?
Per me è fondamentale per lo scambio che consente e personalmente amo molto stare all’ascolto dell’altro. Se fossi concentrato totalmente sulla composizione, rischierei di essere ripiegato su me stesso e questo anche musicalmente non è fecondo.
In questo momento d’incertezza qual è la vostra priorità e quali i vostri progetti nell’immediato se già ve ne sono?
Sto lavorando a tre progetti il primo dei quali è un concerto con il pianista finlandese Laurent Nikola con il quale ho realizzato un album; un secondo programma è con il pianista italiano Alessandro Conti per realizzare una partitura legata alle composizioni del poeta romano Valerio Magrelli; e infine un lavoro su un testo dedicato alla calligrafia, Un détour par l’Orient del poeta, saggista, traduttore Gérard Macé, a lungo ospite di Villa Medici e un gruppo di musicisti dell’Opéra di Parigi tra cui il grande percussionista Jean-Baptiste Leclère, progetto che lavora sempre sul dialogo tra parole e note.
Tornando con l’immaginazione indietro alla scorsa primavera, come ha vissuto il confinamento?
Ero a Parigi e anche se non è stato facile ho cercato astrarmi per lavorare, anzi gettandomi a capofitto nella musica, un modo per reagire alla situazione di sospensione e di sconforto che ha messo in evidenza la fragilità della società, spingendoci a riflettere sui legami tra le persone che i social hanno trasformato e scombussolato. L’epidemia è un episodio tragico che però spero abbia fatto maturare la coscienza dell’essenzialità dell’arte.
Le piattaforme sociali hanno un ruolo sempre più determinante nella musica, che il confinamento ha esaltato ulteriormente: qual è il suo parere a riguardo?
Rappresentano certamente una possibilità e preparano il terreno a uscire dai luoghi tradizionali creando ulteriori possibilità di ascolto ma se usati correttamente dovrebbero spingere a maturare una sensibilità che sappia misurare la differenza della condivisione in presenza, che è legata a uno scambio silenzioso ma inevitabile che fa vibrare emozioni impossibili da rintracciare dietro uno schermo.
Secondo lei il confinamento come ha influenzato il modo di ascoltare la musica?
Il confinamento non è stato solo per gli esseri umani ma per le attività e le città sono diventate silenziose. Le persone hanno riscoperto la sinfonia della natura, l’ascolto delle voci dei vicini, talvolta i propri passi e questo spero che cambi anche l’atteggiamento verso la musica, non considerandola più un semplice sottofondo.
David Chaillou passo passo
Diplomato al Conservatotio nazionale superiore di musica di Parigi (CNSMDP) e alla Sorbonne (Phd), David Chaillou scrive musica per concerti, strumenti solisti, voce solista. Le sue opere sono state eseguite in Francia e all’estero in luoghi come Musicora, Centre Pompidou, il CNSMDP a Parigi, lo Schoenberg Center (Vienna), la Chiesa di Trinità dei Monti a Roma per la celebrazione dei 500 anni dalla sua fondazione, il Mozarteum di Salisburgo, il Beethovenfest (a Bonn), la Filarmonica di Mosca, Cambridge University, il Conservatorio Tchaïkosvki, l’Auditorium nazionale (Madrid) e molti altri luoghi.
Nel 2013, Empreintes, omaggio a Beethoven, è stato creato per il Beethovenfest con il pianista François- Frédéric Guy nell’ambito delle commemorazioni dei 50 anni dal Trattato dell’Eliseo tra la Francia e la Germania.
Nel 2014, il disco Paroles de violoncelle dello strumentista svizzero Christophe Pantillon dove figura la prima registrazione del Seul monologue pour violoncelle ha ricevuto il premio del disco del mese. Nel 2015, appare Les mains nues per piano solo, registratoalla Mecanich hall di Boston per il marchio Urtext digital classics dal pianista spagnolo M. Fernandez Vià. Oltrepassando il concerto classico, David Chaillou s’interessa ai rapporti della musica con alter arti. Così firma la musica di una performance teatrale Léger au front, realizzata con lo scultore Patrice Alexandre e l’attore Jacques Gamblin a partire dalle lettere dalla guerra del pittore peintre Fernand léger. Insegna all’Espé Lille-Nord di France dov’è conferenziere formando i professori. Il suo lavoro di scrittura rivolto ai bambini, iniziato con Anton Kring (L’orchestre d’Odilon le Grillon, Gallimard jeunesse), continua ancor oggi.
a cura di Ilaria Guidantoni