Nonostante la pandemia da Covid abbia ridotto la propensione al rischio delle famiglie a investire a lungo termine, i private banker italiani continuano a voler diversificare i portafogli dei rispettivi clienti verso gli asset legati alla cosiddetta economia reale, che sono però illiquidi e per i quali, quindi è necessario un approccio di investimento a lungo termine, a fronte però rendimenti maggiori rispetto a quelli molti bassi pagati oggi in media dagli strumenti finanziari quotati. Con vantaggi per la performance di portafoglio dei clienti e di una maggiore marginalità per i banker.
E’ quanto emerso da un sondaggio condotto tra i propri membri dall‘Associazione Italian del Private Banking AIPB), i cui risultati sono stati presentati ieri in diretta streaming nel corso della XVI edizione del Forum del Private Banking (si veda qui il comunicato stampa e qui le slide del sondaggio).
Nella lista dei prodotti ritenuti interessanti da sviluppare dai private banker intervistati, infatti, l’attenzione ai prodotti illiquidi, che investono in economia reale e quindi in real estate o in capitale o debito di aziende non quotate, viene seconda soltanto all’attenzione ai prodotti ESG, cioè tutte le iniziative orientate alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale, un trend che a livello globale sta influenzando sempre di più le politiche di investimento (si veda altro articolo di BeBeez).
E questo accade appunto, nonostante il fatto che la clientela dei private banker quest’anno si dimostri molto più avversa al rischio rispetto al 2019. Come evidenzia il grafico in pagina, attualmente non più del 35% delle famiglie italiane che si avvalgono dei servizi dei private banker sono disposte a fare investimenti illiquidi, realizzabili solo in un periodo più lungo, quando solo 12 mesi fa erano addirittura la maggioranza, il 52%. Questo perché l’incertezza sull’evoluzione della pandemia blocca tanti imprenditori, spina dorsale della clientela dei private banker, in qualsiasi decisione di investimento, inducendoli a mantenere la maggior parte della ricchezza in forma liquida soprattutto per far fronte ad avversità e bisogni imprevisti.
Un fenomeno comune a tutti i Paesi dell’Eurozona e “che contribuisce, insieme alle manovre delle banche centrali, a mantenere i rendimenti di mercato a livelli bassissimi”, ha sottolineato nel corso del suo intervento l’economista Andrea Boltho, emeritus fellow presso l’Università di Oxford.
Quindi, per riportare i rendimenti di portafoglio su livelli interessanti è necessario cambiare approccio agli investimenti. In questo senso, ha spiegato il presidente di AIPB, Paolo Langé, “le famiglie e il private banking hanno diverse sfide comuni da vincere. La prima sfida riguarda la cultura finanziaria e dobbiamo individuare la modalità più efficace per accrescere la cultura finanziaria dei clienti, aiutandoli ad accedere a una vasta gamma di opportunità, scegliendo con consapevolezza e avvicinandoli a logiche di medio-lungo periodo. L’incertezza generata dal Covid 19 ha infatti influito sull’orizzonte temporale. Ma il costante supporto assicurato dal private banking ha fatto sì che solo il 20% dei clienti si dichiara oggi troppo preoccupato dal presente per pensare al futuro, mentre la maggioranza si sente in grado di orientare lo sguardo al medio e lungo periodo”.
Questo rende i banker consapevoli che appena la nebbia sul futuro si sarà diradata, cioè sarà venuta meno l’esigenza di distanziarsi e l’attività sarà tornata a livelli normali in tutti i settori, la fame di rendimenti della clientela tornerà a farsi sentire, tenuto anche conto che l’avversione al rischio delle famiglie “private” può mutare considerevolmente da un anno all’altro. E tornando l’appetito per il rischio, sarà necessario trovare un’alternativa ai titoli di Piazza Affarii e ai Btp, i cui rendimenti in diversi casi sono sotto lo zero.
Ancora oggi l’investimento delle famiglie facoltose negli asset alternativi e non quotati si mantiene a livelli molto bassi. A fine 2019 sugli 884 miliardi di euro in gestione ai private banker, soltanto 3,9 miliardi erano investiti in private capital (si veda altro articolo di BeBeez).
In ogni caso le masse in gestione stanno crescendo a livelli molto elevati. Langé ha infatti anticipato che “l’ipotesi che il vaccino venga distribuito a partire dalla prossima estate dovrebbe riportare l’Italia al livello di attività pre-Covid nel 2023. Riteniamo che nel prossimo biennio la propensione al risparmio si manterrà comunque a livelli molto elevati e che solo nel 2022 i consumi torneranno a crescere in linea con il PIL. Questo porterà ad una crescita nel biennio dei flussi investiti dalle famiglie in attività finanziarie stimabile in oltre 200 miliardi di euro. Nello stesso periodo, gli asset affidati agli operatori di private banking sono previsti in crescita. Nel 2022, il mercato servito dal private dovrebbe quindi raggiungere quasi 1000 miliardi di masse totali in gestione. In questo quadro l’industria arriverebbe così a rappresentare un terzo della ricchezza investibile delle famiglie italiane”.
Appena la pandemia allenterà la presa sull’economia mondiale, ci sarà quindi spazio per una notevole crescita dei private asset nei portafogli. Anche perché “le modifiche normative recentemente introdotte nell’ordinamento italiano, come quelle previste dal Decreto Agosto per favorire la partecipazione dei risparmiatori al finanziamento dell’economia reale si stanno rivelando efficaci”, ha affermato nel suo intervento al Forum il vice direttore generale della Consob, Tiziana Togna. Ricordiamo, infatti, che il Decreto Agosto prevede che gli investitori possano destinare ai PIR alternativi, godendo delle relative esenzioni fiscali, sino a 300 mila euro all’anno, rispetto al precedente limite di 150 mila euro, mantenendo il totale di 1,5 milioni di euro complessivi (si veda altro articolo di BeBeez). I PIR alternativi, tra i quali possono rientrare anche gli Eltif, sono stati introdotti dal Decreto Rilancio lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez). In proposito Togna ha sottolineato come la Commissione abbia sinora già approvato 8 Eltif (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma per sfruttare questa opportunità di crescita, sarà cruciale la qualità della consulenza, fattore sottolineato da tutti i partecipanti al forum, tra cui Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni, e Andrea Ragaini, vice direttore generale Walth management di Banca Generali nonché consigliere di APB. Non è un caso se l’86% degli operatori pone in cima alla lista delle priorità una più approfondita conoscenza del mondo degli asset alternativi legati all’economia reale, come evidenzia la tabella in pagina.