Stefanel ha depositato ieri presso il Tribunale di Treviso il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in bianco o con riserva ai sensi dell’art. 161, 6° comma della Legge fallimentare. Analoga richiesta è stata avanzata dall’azionista Finpiave, titolare del 20,3% del capitale (si veda qui il comunicato stampa) . Il deposito del ricorso fa seguito alla delibera assunta mercoledì dal consiglio di amministrazione del gruppo di abbigliamento quotato a Piazza Affari (si veda qui il comunicato stampa).
La mossa è propedeutica alla presentazione di un ricorso per l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti ai sensi dell’art. 182-bis nel contesto delle iniziative che prevedono anche il rafforzamento patrimoniale della società e quindi, tradotto, l’ingresso di un nuovo socio che porti risorse fresche per il rilancio. Il lavoro tipico dei fondi di turnaround, come Pillarstone Italy, Idea Credit Recovery, Oxy Capital Attestor Capital o il fondo di turnaround della Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez). Ma certo non si escludono new entry sulla piazza italiana come lo specialista Usa del turnaround Gordon Brothers o gruppi industriali come BasicNet di Marco Boglione, come ipotizza il Sole 24 Ore. Ad affiancare il gruppo in questo compito già la scorsa estate è stato nominato l’advisor Rothschild.
Le banche esposte verso Stefanle sono Bnl-Bnp Paribas, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Mps e Unicredit con linee per un totale di 52 milioni di euro.
Il ricorso alla protezione dai creditori era già ventilato nella semestrale licenziata il 1° agosto, Nel paragrafo “Prevedibile evoluzione della gestione” si leggeva che” il contesto dei mercati è caratterizzato ancora da significativa incertezza. (…) Tale scenario è reso ancor più complesso in ragione della situazione patrimoniale e finanziaria in cui il gruppo è venuto a trovarsi in seguito al mancato rispetto di paramenti finanziari previsti dall’Accordo 2014. Le incertezze legate ai possibili esiti e tempi di negoziazione richiesti dalla imprescindibile operazione di rafforzamento patrimoniale e di riequilibrio finanziario, oltre dalla negoziazione di un nuovo accordo di ristrutturazione con il ceto bancario, rendono ancor più difficile l’attività previsionale”.
Sempre la semestrale spiegava che “già sulla base dei dati consuntivi al 31 dicembre 2015, alcuni dei parametri finanziari (c.d. covenants) previsti dall’Accordo 2014, rilevanti rispetto alla possibilità di invocare la risoluzione del contratto di finanziamento risultavano non rispettati. Il mancato rispetto di tali parametri finanziari comporta per il gruppo il rischio di decadenza del beneficio del termine sui finanziamenti a medio lungo termine in essere che, pertanto, sono stati riflessi nel bilancio al 31 dicembre 2015 tra le passività a breve termine, oltre al rischio di revoca da parte delle banche finanziatrici delle linee di finanza operativa in scadenza al 31 dicembre 2015”.
Per questo motivo, il cda lo scorso 16 marzo aveva rinviato l’approvazione del bilancio 2015 al fine di “(i) avviare la predisposizione di un nuovo piano industriale del gruppo Stefanel per il periodo 2016-2019 (…); (ii) avviare le attività funzionali a una revisione dei termini e condizioni dell’Accordo 2014; (iii) avviare un processo organizzato teso all’individuazione e strutturazione di possibili operazioni di rafforzamento patrimoniale e finanziario anche, eventualmente, mediante l’individuazione di potenziali partner”.
Inoltre, “nelle more della definizione di una nuova manovra finanziaria e delle eventuali operazioni di rafforzamento patrimoniale e finanziario, il management della Società ha provveduto a richiedere al ceto bancario, oltre ad un periodo di standstill e moratoria, allo stato e salvo proroghe, sino al 31 dicembre 2016, la disponibilità a supportare il gruppo con nuova finanza”.
Storica realtà italiana fondata nel 1959 da Carlo Stefanel come Maglificio Piave e successivamente trasformata in Stefanel nel 1980, è quotata in Borsa a Milano dal 1987. Oggi fa capo a Giuseppe Stefanel e conta circa 1.147 dipendenti dislocati in circa 550 punti vendita, di cui 150 fuori dall’Italia.
Stefanel ha chiuso il semestre al 30 giugno con 67,4 milioni di euro di ricavi, a fronte di un ebitda negativo per 7,6 milioni, di una perdita netta di 13,3 milioni e di un debito finanziario netto di 84,8 milioni. Mentre aveva chiuso il bilancio 2015 con ricavi per 156.6 milioni, un ebitda positivo di 2,1 milioni, una perdita di 7,7 milioni e una pfn di 82,2 milioni.