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Grazie al modello social di FindMyLost, le strutture o le persone che ritrovano un oggetto smarrito possono inserirlo in un database dove, attraverso l’aiuto di un algoritmo e dell’IA (Intelligenza Artificiale), può essere trovato da chi lo ha smarrito. Un miglioramento drastico che può mandare in pensione sportelli, moduli e lunghe liste cartacee.
“Per quanto si possa aumentare il tasso di recupero degli oggetti grazie alla tecnologia digitale, rimarrà per forza una quota ‘fisiologica’ di oggetti non restituiti”, spiega la fondatrice e CEO di FindMyLost, Elena Bellacicca. Un numero di oggetti sempre crescente che può diventare un problema e un costo non indifferente per le società. La soluzione è la vendita all’asta degli oggetti non reclamati, dopo un periodo di tempo che in Italia è di un anno e nel Regno Unito di tre mesi. La vendita assume ancora spesso la forma di aste fisiche, complesse (e costose) da organizzare e gestire, con una potenzialità limitata nel raggiungere una vasta platea di potenziali acquirenti.
![Smartphone and PC_little.jpg](http://www.websim.it/media/immagini/gallery/Equity%20Crowdfunding/TIPVentures/Smartphone%20and%20PC_little.jpg)
I numeri di questo servizio non sono però inclusi del business plan, che al momento prevede già per il 2017 un fatturato (per il 97% proveniente dalle società clienti) di 378 mila euro e il break-even operativo, con un utile netto di 99 mila euro. Nel 2019, con la seconda fase di internazionalizzazione prevista in Francia e Germania, i ricavi dovrebbero arrivare a 4,3 milioni di euro e i profitti a 774 mila euro.
Per sostenere e accompagnare questo sviluppo sono necessari capitali, e per raccoglierli FindMyLost ha lanciato una raccolta equity crowdfunding sul portale Tip Ventures Equity, con un target minimo di 100 mila euro, che dovrebbero essere principalmente destinati a sostenere le spese di marketing: “Le spese commerciali e di marketing saranno le più importanti nel breve termine, seguite da quelle IT per continuare lo sviluppo costante della piattaforma”, spiega Elena Bellacicca.