Una mostra interessante soprattutto per la scelta prospettiva e il punto di osservazione: l’Otto e Novecento europei, con alcuni sconfinamenti nell’arte sudafricana, attraverso la raccolta della Johannesburg Art Gallery. L’idea è di presentare un museo le cui opere sono poco viste e che è singolare, primo museo africano di arte moderna e contemporanea, nato per dar voce al popolo sudafricano.
Aperta al pubblico nel 1910, la Johannesburg Art Gallery vanta una collezione di altissima qualità dal punto di vista del patrimonio artistico. Palazzo Ducale ha il privilegio di ospitare un nucleo importante di capolavori provenienti da uno dei più significativi musei d’arte del continente africano, offrendo al pubblico un’occasione unica per scoprire e conoscere da vicino una raccolta di opere difficilmente visibile in altre sedi.
L’esposizione presenta oltre sessanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, che portano le firme di alcuni dei principali protagonisti della scena artistica internazionale del XIX e del XX secolo: da Edgar Degas a Dante Gabriel Rossetti, da Jean Baptiste Corot a Alma Tadema, da Vincent Van Gogh a Paul Cezanne, da Pablo Picasso a Francis Bacon, Roy Lichtenstein e Andy Warhol. Senza dimenticare l’arte africana contemporanea, cui è dedicata un’intera sezione della mostra, e che costituisce ai nostri occhi una vera e propria scoperta, l’opportunità per incontrare una realtà pittorica ben poco nota al pubblico europeo. La mostra, a cura di Simona Bartolena,
realizzata da ViDi in collaborazione la Johannesburg Art Gallery, presenta sessanta opere di qualità, ma soprattutto di grande varietà che consentono una panoramica ampia e dettagliata sull’evoluzione che portò il Romanticismo ad un nuovo realismo, dalla pittura di paesaggio, nel quale la natura divenne protagonista e non solo fondale, di Corot e Courbet, alla rivoluzione en plein air degli impressionisti, fino al pointillisme e alla rottura rappresentata dal Novecento. E’ la voglia di novità a tutti i costi supportata anche dall’evoluzione scientifica, che però recupera il primitivismo e culture ignorate fino a quel tempo come il mondo africano. Interessante anche l’allestimento, nel sottoporticato di Palazzo Ducale – l’esposizione inaugurata il 17 novembre scorso rimarrà aperta fino al 3 marzo 2019 (chiuso il lunedì), con campiture di colore effetto ponfo, ispirato alle tinte delle stoffe africane. La mostra, oltre a presentare un’ottima selezione di opere di grandi maestri, consente di scoprire l’affascinante storia della Johannesburg Art Gallery della quale è protagonista della nascita e della formazione la moglie del magnate dell’industria mineraria Sir Lionel Phillips, nota come Lady Florence, cresciuta in Inghilterra, dove l’arte francese era poco considerata ed è per questo che le acquisizioni francesi sono successive. Suddiviso in sezioni cronologiche e tematiche, il percorso espositivo è un viaggio nella storia dell’arte dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti fino al Sud Africa in un racconto che si sposta tra momenti storici, luoghi e linguaggi artistici diversi. Nell’ultima sezione sono raccolti autori sudafricani che prima non erano nemmeno considerati artisti, una passione che Lady Florence coltiva nel tempo collezionando oggetti di varie zone del Continente nero. Nel percorso incontriamo Edgar Degas e le sue danzatrici, non “aggraziate”, ma spunto per studiare il corpo che definiva brutalmente “un pezzo di carne”; a Dante Gabriel Rossetti, della scuola dei Preraffaeliti, il ritratto della sua musa e amante poco prima del suicidio; da Jean Baptiste Corot a Alma Tadema, da Vincent Van Gogh – letto come disegnatore e non per la pittura dai colori sgargianti per la quale è più nota – a Paul Cézanne, che scompone la tela. Significativi soprattutto gli impressionisti e le varie generazioni da Bonnard a Vuillard. Nel Novecento il percorso va da Pablo Picasso a Francis Bacon, che deforma i volti straziati dalla vita e dal dolore del mondo contemporaneo; da Roy Lichtenstein a Andy Warhol ad altri protagonisti contemporanei. Da consigliare l’audioguida davvero ben fatta.
A cura di Giada Luni.