La Fondazione Franco Zeffirelli, nella sede dell’ex Tribunale di Firenze, accanto al Museo Bargello, non è un semplice museo e non lo vuole essere nello spirito del Maestro, fondatore.
Il Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo nasce infatti per mettere a disposizione dei cultori e degli appassionati delle arti un ricco patrimonio culturale e artistico, collezionato e custodito durante quasi settant’anni di carriera internazionale che accompagna lo spettatore in un viaggio che, oltre gli oggetti, racconta un patrimonio immateriale e l’impresa artistica come vocazione, ma anche come disciplina, passione e artigianato.
Abbiamo incontrato Pippo Zeffirelli, figlio adottivo del Maestro, suo aiuto regista e vice presidente della Fondazione, che ha ripercorso con noi la storia del grande regista e artista fiorentino per quel tratto meno noto, fino al Gesù di Nazareth, che ha segnato il decollo della sua carriera in termini internazionali e che è poi quello più conosciuto.
Nel giardino della Fondazione, uno spazio che da solo parla delle atmosfere fiorentine, questo elegante e pacato signore, con una passione per la Tunisia, mi ha chiesto da dove cominciare la nostra conversazione.
“Cominciamo da dove inizia la storia”
E così ha preso ha raccontare… “Zeffirelli fin da bambino ha manifestato un interesse singolare oltre che precoce per il teatro, grazie anche alla sua educazione classica all’interno di una famiglia che frequentava regolarmente i palcoscenici. La madre tra l’altro era disegnatrice di moda e suonava il piano. In questo ambiente colto ancora piccolo viene portato a vedere la Valchiria, opera tutt’altro che facile e ne subisce una fascinazione a tutto tondo, non solo per la musica e l’azione scenica, quant’anche per i costumi, le luci e i particolari dei quali vive il teatro. Da allora a casa con i propri compagni di gioco, i cuginetti, i vicini, organizza il teatrino vestendo e truccando i bambini. I suoi studi lo portano a frequentare l’Istituto d’arte di Firenze dove ha incontrato tre compagni di scuola con i quali si è creato un sodalizio straordinario professionale e affettivo: Danilo Donati, costumista e scenografo, che ha ricevuto l’Oscar per il film Romeo e Giulietta; Piero Tosi, Oscar alla carriera per la sua attività di costumista e Anna Anni, con una grande passione per l’insegnamento che ha lavorato molto con il Maestro, ad esempio nel film Otello ed è stata molto vicina a Carla Fracci. Un secondo capitolo della vita di Zeffirelli si apre con l’incontro con Luchino Visconti per il quale si trasferisce a Roma, portandoci nel tempo anche gli altri del gruppo”.
Un percorso di talenti si fa strada.
“E cresce il sodalizio anche affettivo: vivevano insieme. Cresce professionalmente soprattutto Zeffirelli anche a livello internazionale soprattutto per l’opera e nel tempo si stacca da Visconti al quale lo univano la stima professionale e l’affetto, lo dividono gelosie e un certo ammiccamento nei confronti degli ambienti intellettuali di successo. Importanti per la carriera del Maestro sono Cavalleria e i Pagliacci, entrambe opere di Mascagni, al Covent Garden di Londra che rivelano al pubblico inglese un teatro diverso. Le opere vengono viste dalla direzione del teatro dell’opera della capitale che rimane folgorata da una regia appassionata quanto imponente. Gli viene così offerta la regia per tre spettacoli, rispettivamente Romeo e Giulietta, Molto rumore per nulla e Maria Stuarda. Con il primo spettacolo dimostra un approccio non solo virtuosistico allo spettacolo, inserendo nel ruolo di Giulietta la ventenne Judi Dench e la critica afferma che c’è voluto un italiano per insegnare come si rappresenta Shakespeare. Per Maria Stuarda accade un fatto particolare: assistono alla rappresentazione Elizabeth Taylor e Richard Burton, la coppia per eccellenza del cinema di allora che gli propongono di realizzare un film insieme, La bisbetica domata che in Italia sarà interpretata da Giancarlo Giannini e Anna Maria Guarnieri. La carriera internazionale è lanciata e sarà a Mosca sia con Romeo e Giulietta sia con La Lupa, interpretata da Anna Magnani. Forte del successo propone alla Paramount una versione cinematografica di Romeo e Giulietta che non sarà accettata subito e il percorso è complicato ma quando il figlio, un bambino, del presidente della casa di produzione verrà in Italia per vedere alcune scene del progetto, finanziato come prova, sarà emozionato e incantato. Siamo nel 1967. Quel film segna il decollo internazionale di Zeffirelli che tutti conoscono.”
Quello che ha conosciuto anche lei? Ci racconti l’incontro e l’inizio di un sodalizio che dura ancora oggi.
“L’ho conosciuto a Roma a una cena con il regista Mauro Bolognini, amico del Maestro che anch’io avevo conosciuto. Con Zeffirelli ho cominciato la gavetta, esordendo in Fratello sole sorella luna, fino a diventare suo aiuto regista.”
Oggi per tutti Zeffirelli è il regista del Gesù di Nazareth.
“E’ la prima uscita di un film in televisione visto nel mondo intero, che ha totalizzato un miliardo e mezzo di spettatori. Tra le curiosità che raccontano il mondo del cinema delle quinte, il fatto che Zeffirelli fu scelto dagli inglesi, quel mondo che ha sempre apprezzato la cultura del Maestro, non dalla Rai che aveva proposto Bergman tanto che all’inizio Zeffirelli ebbe qualche esitazione nell’accettare.”
Alla fine è stata una grande avventura oltre che un successo.
“Anche sotto il profilo economico (il costo fu di mezzo milione di dollari a episodio, per un totale di 7 episodi) il risultato fu interessante.”
Dalla storia al presente e alla scommessa di una fondazione che faccia continuare a vivere il patrimonio immateriale di una vita. Come nasce l’idea?
“Sei anni fa in seguito al successo di una serie di esposizioni, soprattutto dopo il successo di Mosca. Fu allora che il Maestro si chiese che ne sarebbe stato dell’enorme patrimonio e le proposte non mancarono, in particolare dalla città di New York e di Mosca, con il Museo Puskin, ma Zeffirelli voleva lasciare la sua eredità a Firenze, la città natale. Purtroppo il percorso si è dimostrato arduo e la città ha risposto con freddezza finché alla fine Zeffirelli ha trovato lo spazio giusto, ristrutturandolo a sue spese e pagando un affitto al comune, l’ex tribunale e finanziando l’operazione.”
Un raro esempio di mecenatismo di questi tempi soprattutto in Italia. Qual è l’idea, oltre quella di uno scrigno?
“Un museo che sia anche un laboratorio di memoria, di passione per riportare i giovani a disegnare e in genere alla parte artigianalità dell’arte in un mondo nel quale tutto è lasciato nelle mani della tecnologia. Lo spazio museale disegna un percorso ricco sulla scenografia e la regia dell’opera lirica in primis, ma anche della filmografia e di alcuni studi di progetti mai realizzati, del grande fiorentino che ha voluto il museo per mettere a disposizione degli appassionati il proprio racconto. Foto, costumi, un video, qualche plastico, ma soprattutto bozzetti che restituiscono un grande disegnatore, un artista del nostro tempo, oltre che un regista.
L’esposizione raccoglie oltre 300 opere di Franco Zeffirelli, tra bozzetti di scena, disegni e figurini di costumi che il Maestro ha realizzato e conservato fin dai suoi esordi. Colpisce la maestria e la cura anche espressiva dei disegni preparatori soprattutto per le scenografie, vere e proprie opere di pittura. Il percorso espositivo è suddiviso cronologicamente nelle sale in successione, in “Teatro di prosa”, “Opera in musica” e “cinema” e illustra per temi gli allestimenti teatrali; le regie d’opera e le trasposizioni cinematografiche sia di ispirazione letteraria classica, sia contemporanea. Ampio spazio è dato alle figure della cantante lirica Maria Callas e del regista Luchino Visconti, forse i due incontri più importanti nella vita di Zeffirelli tanto che incontrando quest’ultimo decise di interrompere gli studi per dedicarsi interamente allo spettacolo.”
Cosa si aspetta da questo Centro perché continui a vivere?
“Un laboratorio di promozione di un mestiere che istilli la passione dello studio e responsabilizzi nel far capire l’importanza dell’apprendistato. In tal senso organizziamo dei corsi di formazione che finora hanno interessato la figura di Dante; il costume; la scenografia; e la storia del teatro e dell’opera. Si tratta di piccole classi di pochi allievi soprattutto americani ma è importante il segnale. Inoltre cerchiamo di rendere questo luogo uno spazio aperto di eventi ed incontri ad esempio attraverso l’apertura dell’archivio segreto con serate a tema su uno spettacolo, film, opera mostrando il lavoro preparatorio e questo cattura fortemente l’attenzione del pubblico. Un altro piano sul quale vorremmo lavorare ma per il quale vi è la necessità di sponsorizzazioni importanti è l’organizzazione di esposizioni temporanee che consentano di esporre vari artisti, in modo da far vivere lo spazio con un’arte in divenire e in dialogo con quella custodita.”
A cura di Giada Luni