(Oriente Plazzi Marzotto_Acqua2_bassa)
A Firenze, dal 18 maggio all’1 giugno 2019, la mostra fotografica La spesa. Non siamo ciò che mangiamo della giovane Oriente Plazzi Marzotto nel guardaroba storico di Montedomini, a cura di Milena Zunino. In un luogo che non potrebbe essere più adatto, scarno e pieno di significato e di compassione, dal 1476 quando fu rifugio per gli appestati, è un luogo di ricovero e accoglienza: qui le immagini colgono uno sguardo diverso sulle donne, con l’ironia e la leggerezza, a tratti giocosa, di una giovane donna, tenera e fresca che racconta con le immagini il rapporto spesso difficile del femminile con il cibo.
(Oriente Plazzi Marzotto_Carote1_bassa)
La mostra nasce da un lavoro scolastico, il suo, per l’Accademia delle Belle Arti, affiancando le immagini di donne e cibo con delle frasi, tratte dalle interviste rivolte da Oriente a colleghe, amiche, conoscenti sul tema dei disturbi alimentari. Ad ogni cibo si accorda un’immagine e una frase, dall’acqua, al cioccolato, al sale, carote, finocchi, broccoli, radicchio, prosciutto, salmone, sardine ed altro ancora. Il risultato è divertente con un fondo di malinconia, immagini che scuotono senza per forza disturbare o scandalizzare. C’è una delicatezza che dice armonia, bello, come qualcosa di antico che è misura e canone anche quando racconta la sofferenza che si coglie indubbiamente dopo un primo sguardo come nell’immagine Prosciutto, molto bella, rinascimentale nel suo impianto: “Il peso è un mio pensiero fisso, giorno e notte” o in Funghi dove la ‘didascalia’ recita “Per me il cibo rappresenta la solitudine. Più mangio più mi sento sola”.
(Oriente Plazzi Marzotto_Finocchi1_bassa)
In questa mostra fotografica, la giovanissima Oriente Plazzi Marzotto presenta 32 immagini nelle quali il corpo femminile è in stretta relazione con una serie di alimenti: a volte il corpo li mima, a volte li evoca, ma ogni fotogramma risveglia sentimenti ambivalenti nello spettatore, inizialmente paiono bizzarre, quasi giocose, ma di seguito la percezione cambia, subentrano altre emozioni, forse angoscia o una sorta di vuoto silente.
(Oriente Plazzi Marzotto_Sardine_bassa)
Gli antichi armadi del Guardaroba storico di Montedomini, mobili spartani, dalle tinte neutre o pastello che ci riportano a qualche immagine di stanze della nonna, a Firenze, ospitano La spesa. Non siamo ciò che mangiamo, rovesciando il famoso detto marxiano «l’uomo è ciò che mangia». La giovanissima artista costruisce 32 immagini in cui il corpo femminile è in stretta relazione con una serie di alimenti, a volte mimati, a volte solo evocati. Sono 3 milioni e mezzo le persone che soffrono di disturbi alimentari in Italia con 8.500 nuovi casi all’anno.
Il gioco delle analogie formali e delle possibili metamorfosi messo in atto dalle modelle che interpretano biscotti, verdure e altri alimenti, non fa che dimostrare, enfatizzandola con un’ovvietà che tracima nell’ironia, la distanza che intercorre tra chi imita e ciò che è imitato, vale a dire che non siamo quello che mangiamo. Si nega così un assunto impostosi nel tempo come un luogo comune, sollecitando una riflessione sull’immagine e sul sistema della comunicazione mediatica.
(Ilaria Guidantoni e Oriente Plazzi Marzotto)
Nel titolo della mostra si nasconde il nodo del discorso giocoso presentato dall’artista per scatti fotografici: non siamo quello che mangiamo perché biscotti, frutta e ortaggi non pensano. “E se è vero – come scrive Andrea Romoli nel bel testo in catalogo, anche in formato scatola – che pensare è giudicare, allora, in assenza di una facoltà critica diffusa, matura, compiuta e consapevole, perché esiliata dalla società, il pensare/giudicare sarà delegato e il pensiero (individuale e collettivo) sarà scalzato dal pensato (da altri). Ne consegue che, tanto il senso di adeguatezza quanto il suo contrario si fonderanno fatalmente sui parametri di più ampia diffusione di predefiniti modelli di rappresentazione, proiezione e percezione”.
L’artista, che sembra seguire la stessa strada di Arcimboldo, che in pieno Cinquecento aveva giocato pittoricamente nel realizzare ritratti giustapponendo ortaggi, pesci o uccelli, la percorre in realtà in senso contrario: nelle istantanee in mostra è infatti il corpo che sembra “fare il verso” a qualcosa di diverso da sé.
Oriente Plazzi Marzotto gioca, come altri prima di lei, sulle analogie formali e smaschera, con l’ironia e la virtuosa bugia dell’arte, il pericoloso inganno della massificazione, per esorcizzarne gli effetti, mirando altresì a sensibilizzare il pubblico verso patologie alimentari sempre più diffuse, spesso non immediatamente riconosciute.
Oriente Plazzi Marzotto nasce a Ravenna nel 1996. Appassionata d’arte, frequenta il Liceo Artistico P. L. Nervi della sua città, dove consegue il diploma di maturità in pittura nel 2015. Successivamente decide di proseguire il percorso artistico iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, nella scuola di pittura di Calogero Saverio Vinciguerra. Prende parte a diversi progetti attinenti al corso di studio, volti alla riqualificazione di spazi pubblici; tra questi, i più significativi, sono: il restauro della parete e delle decorazioni della platea del Teatro dei Concordi presso il Comune di Campiglia Marittima (LI), marzo 2017; il progetto di Arte Pubblica “Volti e maschere” dipinto a tecnica mista su grandi dimensioni, 8×3 metri, commissionato dal comune di Campiglia Marittima e collocato presso Largo Sbarretti, Venturina Terme (LI), giugno 2018. Contemporaneamente agli studi accademici, frequenta il corso di Lingua dei Segni Italiana presso l’Ente Nazionale Sordi di Firenze, dal 2017, significativo anche per quanto riguarda la ricerca pittorica. Nello stesso anno ha accompagnato il regista e attore Massimiliano Finazzer Flory nel comune lombardo di Piuro, per realizzare la documentazione fotografica dello spettacolo teatrale “Essere Leonardo da Vinci”, da lui commissionatole.
La versione cinematografica è stata proiettata in prima nazionale all’Odeon di Firenze. Nel maggio 2018 ha iniziato a lavorare al progetto fotografico dal titolo “La spesa. Non siamo ciò che mangiamo”, in principio nato come performance giocosa sulla relazione dei giovani con il cibo e successivamente evolutosi in una tematica più importante e complessa, ovvero quella dei disturbi del comportamento alimentare. Quest’ultimo progetto è ancora aperto ad ulteriori ricerche e approfondimenti, in quanto la mostra che si svolgerà presso il Guardaroba Storico di Montedomini di Firenze, non è l’approdo ma il punto di partenza di una tematica che coinvolge più fattori sociali.
A cura di Ilaria Guidantoni.