Dal 20 giugno al 25 settembre, l’anteprima stampa si è tenuta il 19 giugno scorso, Catherina Biocca, Giulio Delvé, Diego Miguel Mirabella con interventi di Vedovamazzei e Cesare Viel sono ospiti della Galleria Frediano Farsetti Milano in una mostra a cura di Lorenzo Bruni.
(Caterina Biocca Installazione Rotterdam Art)
La storica Galleria Frediano Farsetti Milano prosegue il suo nuovo corso di apertura e dialogo con il contemporaneo, iniziata con la personale di Vittorio Corsini a cura di Marco Scotini, con un ciclo triennale di mostre ideato e curato da Lorenzo Bruni, dal titolo “Connection”. L’idea è un approfondimento ampio, che farà dialogare in maniera inedita artisti di differenti generazioni e nazionalità, sul tema della trasmissione del sapere in un’epoca in cui gli archivi digitali e portatili hanno reso facilmente accessibili in ogni luogo e in ogni tempo le più svariate espressioni artistiche.
(Cesare Viel, Diario contemporaneo)
Abbiamo chiesto ai galleristi com’è nata l’idea della mostra. “Il titolo Iniziamo da qui è riferibile al fatto che è la prima mostra di un ciclo triennale, ma soprattutto tiene conto che, nonostante il panorama di ognuno di noi sia di tipo globale, ci relazioniamo con esso da un punto di vista specifico. Il punto di vista specifico in questo caso è la giovane arte italiana, osservata dall’interno di una galleria. Si è scelto di osservare le caratteristiche di questa nuova generazione, offrendo una possibilità agli artisti che hanno meno visibilità proprio in Italia, già ben inseriti invece nel mercato europeo vivendo o lavorando fuori dall’Italia o, come Delvè, essendoci tornati dopo una lunga assenza.”
(Cesare Viel, Domande per il corpo)
Catherina Biocca, Giulio Delvé e Diego Miguel Mirabella sono tre giovani emergenti, esposti oltre a due progetti speciali pensati per l’occasione da artisti della generazione precedente: Vedovamazzei e Cesare Viel.
Il titolo Iniziamo da qui ha una tripla valenza: si riferisce all’inizio del nuovo ciclo espositivo ma, allo stesso tempo, è un puntare l’attenzione sul dibattito artistico internazionale, partendo però dal contesto italiano: un focus necessario sul territorio in cui da decenni si svolge l’attività della Farsetti Arte, prima come casa d’aste e poi anche come Galleria d’arte.
(Diego Mirabella)
Infine, si collega alla specifica che caratterizza tutte le opere in mostra, ovvero l’esigenza di far convivere una forte trascendenza poetica con un’attenzione a rendere cosciente lo spettatore di dove si trova e di cosa sta osservando in quell’istante specifico, all’azione degli artisti di voler prendere le misure con il perimetro fisico e mentale con cui dialogano e ci fanno dialogare. La scelta di creare una relazione tra opere e spazio architettonico che le ospita, fortemente connotato da uno stile anni ’60, nasce dalla necessità degli artisti di superare l’estetica del white cube, per confrontarsi con siti specifici e bilanciare la possibilità del mondo digitale di entrare in dialogo con infiniti tempi e realtà.
Lorenzo Bruni ha selezionato cinque artisti, ritenuti tra i più interessanti in attività, per mettere in connessione due generazioni, che hanno in comune la riflessione sull’evento e il tempo.
Il percorso di Vedovamazzei e Cesare Viel è stato caratterizzato, fin dagli anni Novanta, da una forte indagine sul ruolo e la natura dell’opera, mettendo in evidenza il dialogo con il contesto in cui essa nasce e si sviluppa. La loro presenza in mostra pone attenzione alla dimensione processuale dell’opera e al ripensare nel profondo le categorie di astratto e figurativo, oltre che di azione effimera e durata della stessa. La loro scelta di far coincidere l’estraneo con il quotidiano permette di riflettere su cosa può essere considerato cultura oggi, sul valore dei musei come dello spettatore stesso. I due ingressi dello spazio espositivo ospiteranno le loro opere, che ripensano lavori del passato per osservare come il senso comune, la percezione di spettacolo, inconscio e poesia siano oggi mutati.
(Giulio Delve Migrante)
Catherina Biocca, Giulio Delvé e Diego Miguel Mirabella utilizzano differenti tecniche artistiche per interrogarsi sulla capacità degli oggetti naturali e quotidiani di trattenere le esperienze da cui sono attraversati. I bassorilievi, i quadri, le installazioni e i video in mostra puntano a concretizzare il perimetro delle immagini delle cose, che però resta apparentemente illeggibile, per esprimere la loro necessità di una nuova profondità rispetto ad un mondo mediatico digitale, in cui tutto sembra raggiungibile, ma dove nulla lo è veramente. Un altro aspetto costante nei loro processi creativi, è l’attenzione alla natura: com’è evidente, però, nelle immagini di pecore di Mirabella, nelle foglie di palme di Delvé e nel mare di Biocca, si tratta di una natura che non è mai riconoscibile, ma appare come una allucinazione collettiva che si insinua nell’impasto delle opere. Questo aspetto è sintomatico del loro concetto di colore, che non corrisponde una proprietà del singolo oggetto ma transita da una presenza all’altra, divenendo strumento per indagare la forza autonoma della sua essenza. Catherine Biocca, romana residente a Berlino, tocca le tematiche del disegnare, come quelle dello splatter al tempo degli schermi digitali, creando installazioni, quadri e oggetti che sfidano la loro bidimensionalità e insistono sul tema della scultura e del monumento contemporaneo.
Giulio Delvé, di Napoli dove vive e lavora, indaga gli aspetti dell’assemblaggio e del ready made per riflettere sulla trasformazione delle forme naturali e artificiali.
Diego Miguel Mirabella, romano, trapiantato a Bruxelles, lavora al limite tra immagine della memoria e immagine inedita per analizzare come la percezione delle opere d’arte e del reale sia condizionata dai codici culturali del singolo soggetto, sebbene questo si senta divincolato dagli elementi del linguaggio universale.
Simeone Crispino e Stella Scala, meglio conosciuti come Vedovamazzei, di Milano dove vivono e lavorano, sono artisti estremamente prolifici, che è impossibile inquadrare in un filone tematico, in una scia formale, in un unico metodo di lavoro. Le immagini che producono, dagli schizzi su carta alle installazioni gigantesche, hanno la forza di imprimersi nella retina dei fruitori a fondo. Usano l’ironia in modo carnale, presentando i propri riflessi corporei, esponendo tutto il fuori misura che li contraddistingue, affrontando temi universali senza arretrare di un passo.
Cesare Viel, originario di Chivasso, vive e lavora a Genova; protagonisti delle sue opere sono le parole e il corpo, accompagnati da diversi mezzi espressivi, tra cui prosa, performance, video, fotografia e disegni. Nella sua ricerca assume particolare importanza il coinvolgimento emotivo tra il narratore e l’osservatore, attraverso un percorso fatto di pensieri e racconti.
Ad ottobre 2019 la Galleria Frediano Farsetti ospiterà una seconda mostra che metterà a confronto tre artisti europei, accomunati dalla ricerca della trasformazione delle forme tra percezione ed esperienza.