Un importante debutto al Festival Puccini 2019. Dopo aver interpretato il ruolo di Liù (2012) all’Arena di Verona Amarilli Nizza interpreterà per la prima volta il ruolo della principessa Turandot sul palcoscenico del Gran Teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago, detto anche il Teatro dei Quattromila adagiato sulla riva del Lago di Massaciuccoli.
La signora Nizza, detta anche la soprano dei due laghi (vive sul lago di Bracciano ed è di casa a Torre del lago), dopo magistrali interpretazioni in Madama Butterfly, Tosca, Suor Angelica, vero talento del belcanto, già insignita nel 2013 del Premio Puccini, affronta, col ruolo principale di Turandot, uno dei personaggi più impegnativi del repertorio pucciniano.
Di padre fiorentino, quarta generazione di cantanti, ci ha detto di quanto quindi la Toscana le sia cara e di quanto lei, voce pucciniana per eccellenza, (suo il CD di successo internazionale, dal titolo “Puccini” oltre a quello sul trittico che ci ricorda come sia la sola soprano ad aver interpretato Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi nella stessa rappresentazione) sia affezionata al Festival di Torre del Lago. Che Puccini le scorresse nel sangue è stato il destino a stabilirlo. Nel 1992, infatti, ha vinto il concorso Mattia Battistini, fatto che le ha consentito di debuttare nella Butterfly, nella parte della protagonista.
La signora Nizza ci ha sensibilizzato circa le difficoltà da affrontare con Turandot. Ha ribadito come questo sia un ruolo che potrebbe far tremare nell’affrontarlo precisando come la tessitura vocale sia estrema , impervia e tagliente. Il personaggio appare, infatti, crudele, freddo e sanguinario. Caratteristiche che non riscuotono certo i favori del pubblico che immancabilmente fa il tifo per Liù, dolce, buona e coraggiosa. Turandot è donna di potere e vive nella sua arroganza data da una condizione di privilegio, ricchezza e nobiltà. Siamo davanti ad una donna prepotente , vile e ingiusta. Insomma non è semplice trasferire tutto questo al pubblico e se lo si fa si diventa odiosi per chi ascolta. Ci dice poi di aver portato in scena numerose volte sia Lady Macbeth (nell’omonima opera) che Abigaille (nel Nabucco), due personaggi negativi ma che hanno coerenza drammaturgica. Nel caso di Turandot la coerenza manca e il suo improvviso amore per Calaf non è ben comprensibile da quali ragioni sia mosso. Col regista Giandomenico Vaccari abbiamo lavorato molto proprio sulla motivazione che spinge Turandot nel finale di Alfano nelle braccia di Calaf e la abbiamo messa bene in evidenza nel primo atto dove Turandot non canta ma appare in scena e sarà in qualche modo folgorata da Calaf.
Ci ha raccontato dei suoi programmi futuri. Interpretare le due opere che le mancano del repertorio pucciniano (La Rondine e Le Villi) per completare il percorso e poter vantare l’aver interpretato l’Opera Omnia del maestro. Poi ci ha messo a parte della sua intenzione di concludere e produrre uno spettacolo appunto su Puccini e ci ha confessato di essere molto attratta da questa nuova veste autoriale e da produttore.
Per i melomani che avranno la possibilità di recarvisi, la prima sarà il prossimo tredici di luglio.