In programma dal 3 all’8 settembre 2019 ad Arona, in riva al lago Maggiore, il Festival del Teatro sull’Acqua – diretto artisticamente da Dacia Maraini – intende rendere possibile l’inaspettato, con un’edizione dedicata alla poesia. Proprio la scrittrice ha inteso orientare il festival sulla poesia sposando l’azione scenica ai versi, convinta che la poesia, oggi poco letta e considerata obsoleta, abbia bisogno di una voce, sposando per la scelta del luogo un’idea di Luca Petruzzelli. Si tratta di un caso nel quale la spinta creativa e la voglia di inseguire i propri sogni ha sposato una logica di impresa sul territorio. Nel 2004 Petruzzelli, originario di Arona sul Lago Maggiore, allora giovane studente di ingegneria decide di svolgere lo stage di fine corso del Master in Strategic Design del politecnico di Milano al Festival di Teatro di Gioia in Abruzzo diretto dalla Maraini dirigevo. L’idea allora era nata con un gruppo di volontari per promuovere la rinascita di questo paese partendo dal teatro come collante: Gioia Vecchio era un borgo abbandonato dopo il terremoto del 1915. Il giovane ingegnere dopo tre anni di pratica dal vivo ha avuto la voglia di riproporre quest’esperienza nella sua città natale chiedendo a Dacia Maraini di presiedere la direzione artistica. E’ nata così un’esperienza unica in Italia che si confronta a livello internazionale con l’Opéra on the Lake del Bregenz Festival (Austria) e il Teatro delle Marionette d’Acqua di Hanoi (Vietnam). La scommessa del progetto, giunto alla nona edizione, è stata vinta e oggi la rassegna è sostenuta dal Comune di Arona, Regione Piemonte, Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore) nell’ambito dell’edizione 2019 del bando “Performing Arts”. Il Teatro sull’Acqua è entrato a far parte di PERFORMING +, un progetto per il triennio 2018-2020, lanciato dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con la collaborazione dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, che ha l’obiettivo di rafforzare le competenze della comunità di soggetti non profit operanti nello spettacolo dal vivo in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
(Foto di Emilia Grisetti)
L’edizione 2019 ha rilanciato la scommessa con una sfida: la poesia che Dacia Maraini ha definito “quella meravigliosa tessitura linguistica che tanto assomiglia alle operazioni elementari della geometria spaziale e al ritmo della musica più antica, che ha una grande funzione sociale, segna il ritmo del respiro e del cammino
di un popolo. È vero che pochi leggono la poesia sulla carta, ma quando si organizzano delle letture pubbliche la gente accorre. La voce ha infatti una importanza essenziale nella
diffusione della poesia.”
In questo senso è nata l’idea di accompagnare la poesia con un’interpretazione attoriale perché il successo della cultura è nel saperla tradurre sul territorio intercettando la domanda e rispondendo con un’offerta adeguata, in questo senza nulla variare rispetto a qualsiasi altra produzione.
(Foto di Emilia Grisetti)
L’unicità di questo Festival è legato all’acqua, che non è solo la scenografia naturale legata alla presenza del Lago Maggiore, per altro molto importante per il territorio in termini di richiamo turistico e di attrazione culturale dai tempi del Gran Tour. Alcune produzioni realizzate in prima nazionale come Concertazione per elementi quest’anno sono studiate appositamente per il festival e inseriscono l’acqua come un elemento di dialogo, un palcoscenico unico perché in movimento che è informe ma può assumere qualsiasi forma.
Protagonista di questa edizione la regista Monica Maimone che ha dato vita ad uno spettacolo di teatro danza allestito nell’antico porto della città – sua l’ideazione e la regia – di grande delicatezza, raffinato, poetico, una sorta di fiaba per immagini che trasforma in quadri espositivi di versi dei poeti, da Khalil Gibran a Luis Borges a Emily Dickinson: si tratta di una sorta di racconto ancestrale, che ha per protagonista indiscussa l’acqua che gioca con gli altri elementi, terra, aria e fuoco. Macchine sceniche che si muovono sull’acqua del lago come per incanto, lanterne giganti, una pianoforte bianco: l’azione scenica mimica di snoda sul sottofondo della voce narrante poetica. Uno spettacolo originale che incanta ed emoziona anche per la sua semplicità. Lo spettacolo – prodotto da Nanì Maimone e Rosanna Giovagnoli con le coreografie di Tiziana Cona, la colonna sonora di Francesco Binni e le macchine sceniche di Jordì Castel, Quim Guixa – si avvale della partecipazione di danzatori della Scuola di Danza Fly Dance di Veruno e Divignano.
Per il Festival la regista ha realizzato anche La parata – Incanti e memorie, una sfilata di grandi macchine sceniche lungolago, lente e leggere, che ricordano certi allestimenti del folclore popolare come anche spettacoli dal sapore orientale: sopra le macchine sceniche danzatrici i cui quadri espositivi sono ispirati ai racconti e leggende lacustri di Dario Fo dove la dimensione onirica, sospesa, fa da fil rouge all’esibizione.
Oltre al teatro sull’Acqua un capitolo è quello del teatro nelle ville come Zanna Bianca della natura selvaggia a Palazzo Borromeo, spettacolo di Francesco Niccolini, liberamente ispirato ai romanzi e alla vita avventurosa di Jack London con la regia di Niccolini e Luigi D’Elia che è anche lo straordinario interprete della fiaba nordica, metafora della vita e della natura di ogni essere vivente come la sua essenza più profonda. La mise en espace si appoggia su un testo di grande poeticità, incisivo e sintetico che nasconde un lavoro potente di rielaborazione che l’attore restituisce con grande impatto emotivo, valendosi di una mimica corporea forte, mai didascalica. Uno spettacolo che incanta e che è anche il senso della magia di questo Festival.
a cura di Giada Luni