Nel quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci è stato tutto un susseguirsi di eventi e iniziative, in gran parte molto rumore per nulla. Il film per la regia di Massimiliano Finazzer Flory (attore e regista teatrale alla sua prima regia cinematografica), insieme a Filippo Feel Cavalca, è una produzione indipendente, con il sostegno di BNP Parisbas e un contributo della RAI, e coraggiosa perché dimentica ogni intento di documentario in senso tradizionale, lascia il sapore oleografico della celebrazione, anche se di Leonardo è un’esaltazione, mette da parte nella prima metà del film Leonardo.
Il protagonista, non si vede, si sente parlare di tanto in tanto – interpretato dallo stesso Finazzer – per essere evocato. Due giornalisti diversi per provenienza – uno sta a New York e l’altro in Italia – e generazione, interpretati da Jacopo Rampini e Gianni Quillico,alla ricerca del personaggio e della verità lo incontrano in una dimensione che fa incontrare presente e passato in un incontro stridente, dove quasi si fronteggiano due epoche lontane: dai costumi, al linguaggio alla tecnologia, tutto sembrerebbe rendere impossibile la comunicazione con il Genio italiano che appare come un ologramma. Impossibile non pensare al film Non ci resta che piangere con Massimo Troisi, Roberto Benigni e Amanda Sandrelli, anche se il tono è assolutamente lirico e scientifico, là dov’era surreale. La vicenda resta avvolta nel mistero, diventa quasi noir, un film nel senso narrativo che nella seconda parte fa dimenticare l’idea di una docufiction, di una ricostruzione, dell’inizio. Finazzer non è nuovo all’interpretazione di personaggi storici, a cominciare dallo stesso Leonardo e poi Giuseppe Verdi ad esempio e nel film la sua parte sembra uno spezzone teatrale. Grande cura nel tournage e nella fotografia, possente, con un viaggio che tra passato e presenta attraversa molti luoghi e non i soliti legati al personaggio. Da New York si giunge in Italia, nei luoghi leonardeschi, dai più noti come la città di Firenze, fino alle Basiliche nascoste di Milano, città dove Leonardo ha vissuto e lavorato alla corte di Ludovico il Moro.
Poi il film ci porta a Vigevano, dove la figura di Massimiliano Finazzer Flory appare per la prima volta, con un cammino lento e lo sguardo pensieroso, in movimento verso lo spettatore all’interno della straordinaria sala delle Scuderie del Castello Sforzesco, fino ai paesaggi della Loira, luoghi di ispirazione dei dipinti del genio artista e luogo dove avviene l’intervista. L’idea principale sembra andare all’essenza dell’uomo e del filosofo, come lo definì il re di Francia o dell’inventore, attributo che voleva avere il sapore di una diminutio ma che non scalfisce Leonardo. Quasi ironicamente l’annuncio è che ogni affermazione è pura verità, e il piano diverso dei due intervistatori, dei personaggi di oggi che entrano nel film da una parte e di Leonardo alias Finazzer, dall’altro, mettono in rilievo questo aspetto. Il protagonista non è raccontato dall’interprete ma si racconta attraverso la voce dell’attore con le proprie parole, nell’italiano antico. Il lavoro sulla lingua è filologico, caparbio, come sempre nei testi di Finazzer. Un film letterario che i giovani e il pubblico più internazionale può guardare con un occhio ludico e curioso, mentre l’appassionato legge attentamente tra le righe. Uscito il 2 maggio 2019, nell’anniversario della morte di Leonardo, in ottobre sarà negli Stati Uniti a partire dal 14 ottobre a New York in occasione del Columbus day per le celebrazioni dei 500 anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci e successivamente in California con una serie di tappe significative; ma ha già percorso un lungo viaggio da Hong Kong, a Tokyo, a Città del Messico, Istanbul, naturalmente Amboise in Francia, dove ha sempre registrato il tutto esaurito. Ha vinto il Premio “LEONARDO DA VINCI – Conoscenza & Innovazione” – Festival Internazionale del Cinema Italiano all’Estero – da ITALIAN MOVIE AWARD; la Winner Best Inspirational Film: Award of Excellence – Vegas Movie Awards Gold 2019 Targa Venezia 2019 in occasione della 76^ Mostra d’Arte Cinematografica; come Best Indie Filmmaker – New York Film Awards 2019; Best Narrative Feature – Festigious International Film Festival 2019 Los Angeles e Best Actor – Actors Awards Los Angeles 2019, oltre diverse menzioni. Tutto inizia nella natura da dove è cominciata l’avventura di Leonardo e la sua visione, con una mano che si immerge in un ruscello. Le dita si fanno lambire dall’acqua che scorre. Poi un drone sale in alto nel cielo e ci ritroviamo davanti alle cascate dell’Acquafraggia. Un uomo adulto, con una lunga barba, muove le mani in sintonia con il movimento dell’acqua che cade. E una voce fuoricampo dice le parole con cui la nostra lingua cerca di afferrare il mistero dell’eterno fluire dei liquidi: “ondulazioni sommergimenti ricascamenti riattuffamenti serpeggianti flussi e riflussi ruine recipienti…”. Protagonista la lingua rinascimentale. La fine mostra un Leonardo riflessivo e solo, un uomo curvato dagli anni, che non perde la curiosità ma sente l’amarezza di essere dimenticato, la solitudine, gli antichi dissapori legati alla ‘setta’, così la chiama degli ipocriti.
a cura di Ilaria Guidantoni