Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo di ingegneria del sottosuolo in difficoltà dall’autunno 2017, soprattutto per un crollo di attività nel settore oil&gas, ha prorogato il termine per l’esecuzione dell’aumento di capitale dal 31 marzo, originariamente stabilito, al 31 maggio (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione dovrebbe essere avviata entro il mese di marzo. Si tratta come noto di un un aumento di capitale per cassa da 130 milioni di euro, integralmente garantito dai soci FSI Investimenti spa, controllata da Cdp Equity, e Polaris Capital Management e per la parte residua dalla banche (si veda altro articolo di BeBeez).
La decisione è stata presa In considerazione dei probabili tempi di esecuzione della manovra e a valle di stime di ricavi consolidati, ebitda ricorrente, ebitda consolidato e posizione finanziaria netta a fine 2019 peggiori rispetto alle previsioni del piano industriale utilizzato a supporto dell’accordo di ristrutturazione dei debiti omologato lo scorso 10 gennaio ai sensi dell’art. 182 bis Legge Fallimentare dalla Corte di Appello di Bologna (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, i ricavi consolidati sono stimati a 603 milioni (-70 milioni rispetto al previsto), mentre l’ebitda ricorrente dovrebbe attestarsi attorno a 59 milioni (-14 milioni rispetto alle previsioni) e quello consolidato a 47 milioni (-25 milioni). La posizione finanziaria netta è stimata attorno ai 733 milioni di euro, superando di 34 milioni le previsioni. Trevi aveva chiuso il 2018 con ricavi in calo rispetto al 2017 a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Secondo quanto spiega la società in una nota, gli scostamenti “riguardano principalmente la Divisione Trevi e sono ascrivibili a fattori di natura straordinaria, quale il ritardo nell’implementazione dell’operazione di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione dell’indebitamento ancora in corso, nonché a fattori di natura esogena, quale l’interruzione anticipata del progetto della Diga di Mosul a seguito del ritiro dell’esercito italiano e di quello americano dal relativo territorio”. Trevi ha inoltre sottolineato che l’entità degli scostamenti rientra “nei range previsti dalle analisi di sensitività che sono state svolte da parte dell’esperto che ha attestato il piano industriale e che la stessa non sia suscettibile di pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano medesimo, nell’orizzonte temporale considerato”.
L’omologa del piano concordatario è stata travagliata: è arrivata infatti dalla Corte d’Appello di Bologna, a seguito del reclamo di Trevi, presentato dopo che il tribunale di Forlì aveva rigettato l’accordo di ristrutturazione nel novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Pare che i giudici avessero respinto il piano per una causa ostativa formale: la presunta non indipendenza dell’attestatore Enrico Laghi, che ha vidimato il progetto di ristrutturazione costruito dai soci FSI Investimenti spa, Polaris Capital Management e la famiglia Trevisani e dalle banche creditrici, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez).
L’accordo di ristrutturazione del debito di Trevi era stato depositato l’8 agosto 2019, dopo una lunga querelle sul tema della ricapitalizzazione e ristrutturazione del debito tra la famiglia Trevisani, azionista di riferimento, gli altri azionisti e il management (si veda altro articolo di BeBeez). A seguito del via libera all’accordo, la società si è già attivata per perfezionare tutte le operazioni previste dall’accordo di ristrutturazione nel più breve tempo possibile, ivi inclusa la vendita della divisione Oil&Gas al gruppo indiano MEIL e l’esecuzione dell’aumento di capitale (si veda altro articolo di BeBeez).
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).