Qui di seguito alcune riflessioni dell’Arch. Umberto Capelli sulle possibili conseguente dell’attualmente forzato smartworking.
Stare a casa è sicuramente una costrizione necessaria e doverosa. Per contro la costrizione libera i nostri pensieri. Credo che ciascuno rivolga le proprie riflessioni al dopo virus, al desiderio di ripartire facendo tesoro dell’esperienza che stiamo vivendo.
Quindi l’obiettivo è ricercare nuove idee per ripartire con slancio. Problema: Come nasce una nuova idea? Nasce dall’analisi dei bisogni.
Non sono uno scienziato. Sono un uomo comune con normali conoscenze tecniche e umanistiche. Mi limito ad analizzare i comportamenti e i gesti miei e dei miei simili.
Sicuramente in questa situazione di contagio tutti abbiamo compreso che moltissime attività potranno essere svolte da casa, con enormi vantaggi per le aziende, per i lavoratori e per la collettività e quindi per l’ambiente.
Alcune aziende avevano già intrapreso la strada dello smart working, che vista l’attuale l’impossibilità di muoversi per evitare la diffusione del contagio, ci siamo ritrovati obbligati ad incrementare.
Lo smart working si sta quindi confermando una grande opportunità che già nel breve periodo diventerà sicuramente una consuetudine per un gran numero di persone.
Le aziende si ritroveranno ad avere minore necessità di uffici per i propri dipendenti.
Il minor numero di dipendenti che dovrà operare obbligatoriamente nelle varie sedi ridurrà il fabbisogno di uffici, sale riunioni e spazi di lavoro collettivi.
Questa situazione produrrà effetti significativi sul valore degli immobili terziari che sicuramente subiranno un calo dei valori di vendita e di locazione con conseguente riduzione della redditività.
Forse non immediatamente, ma già nel breve periodo, il mercato degli immobili per ufficio si ritroverà invaso da una enorme offerta di uffici.
Sicuramente quelli di più recente realizzazione saranno meno penalizzati in quanto più performanti e idonei alle moderne esigenze lavorative.
Le operazioni immobiliari del settore terziario appena intraprese o in fase di progettazione subiranno una brusca frenata.
Il mercato sarà alle prese con un notevole quantitativo di uffici difficilmente ricollocabile.
Saremo pertanto obbligati a pensare alla riconversione di molti edifici, soprattutto di quelli più vetusti. La riconversione permetterà, sia tramite ristrutturazioni, sia tramite demolizioni e ricostruzioni di adeguare un importante quantitativo di immobili secondo le più avanzate tecniche del costruire.
Tali operazioni riguarderanno inizialmente quegli immobili che sono ubicati in zone dove il servizio di trasporto pubblico è più efficiente e con tempi di trasporto certo. Il lavoro da casa modificherà anche le esigenze dell’abitare.
Salvo rare eccezioni, considerati i prezzi di mercato delle abitazioni, non credo che gli appartamenti dovranno prevedere la presenza di una stanza per il lavoro.
La già diffusa consuetudine di condividere gli spazi di lavoro, essenzialmente per ragioni di costo, ha generato effetti interessanti per il facile interscambio di opinioni tra persone che operano in differenti campi.
Il co-working ci ha permesso di meglio comprendere i positivi effetti della contaminazione culturale e della rapida diffusione del risultato sul confronto di idee e di pensieri.
L’utilizzo dello smart working potrebbe produrre effetti di isolamento per chi lo utilizza.
Le relazioni umane non possono essere annullate, quindi dovranno essere favorite le possibilità di socializzazione tra le persone che lavorano da casa.
Gli immobili residenziali, i cui abitanti si ritroveranno sempre di più a lavorare da casa, potrebbero essere dotati di zone per la socializzazione e per il lavoro anche in un ambiente comune e non solo dal proprio appartamento, permettendo a ciascuno di scegliere liberamente se e quando lavorare in solitudine, per una migliore concentrazione, o se lavorare in prossimità di altri anche semplicemente per percepirne la presenza al fine di annullare la sensazione di isolamento derivante dal lavorare da soli nel proprio appartamento.
Già oggi in molti piani per il governo del territorio (ex piani regolatori generali) gli spazi condominiali (palestre, sale riunioni, ecc.) non vengono conteggiati nell’indice di capacità edificatoria di un terreno, anche questi spazi dovrebbero rientrare tra quelli che non incidono sull’indice di edificabilità, con modalità che dovranno essere attentamente valutate.
Saranno sempre più necessarie cantine di dimensioni adeguate. Il termine cantine è ormai superato.
Il significato originario di cantina si riferisce ad ambienti per la conservazione di vino e cibarie, salvo rare eccezioni. Ai fini degli spazi a supporto della residenza esso dovrebbe essere sostituito da depositi. Tali spazi, anche di modeste dimensioni, dovrebbero essere utilizzati per il ricovero di tutte quelle attrezzature di uso non quotidiano, che non possono trovare adeguata collocazione in abitazioni sempre più piccole perché più costose, ma che necessiterebbero di ulteriori volumi in conseguenza dell’attività lavorativa da casa (archiviazione e materiali di consumo per ufficio).
La minore necessità di spostamento per lavoro, non corrisponderà sicuramente a una minore necessità per lo svago.
Lo svago verrà sicuramente condiviso anche all’interno dei singoli appartamenti (pranzi e cene con amici e pareti, visione di film, ecc.) ma, soprattutto per le persone più giovani lo svago si svolgerà all’esterno in luoghi di ritrovo (ristoranti, bar, pub, ecc.) teatri, cinema, mostre, concerti.
L’automobile sarà sempre più condivisa. Già ora non è più uno status symbol. Sarà quindi sempre meno necessaria la creazione di parcheggi privati, mentre sarà necessario provvedere alla creazione di silos interrati e fuori terra per il ricovero delle vetture condivise. Questi silos dovranno essere distribuiti uniformemente nel territorio per favorirne l’accessibilità, al fine di migliorare il paesaggio urbano troppo inquinato dalla presenza di auto parcheggiate in situazione di sosta, per lo più, parassitaria. Una grande quantità di veicoli sosta per lunghi periodi senza mai essere utilizzata.
I mezzi pubblici saranno sempre più utilizzati, così come biciclette e alti sistemi individuali alternativi, in conseguenza ad una accresciuta sensibilità ambientale.
Dovrà essere ripensata la struttura viaria delle città e l’organizzazione dei servizi pubblici.
L’ora di punta, momento di picco dell’utilizzo dei mezzi pubblici, continuerà ad esistere ma per un numero molto minore di utenti. La richiesta di servizio di trasporto pubblico sarà più distribuita nell’arco della giornata, permettendo l’offerta di servizio di maggiore qualità.
I mutati comportamenti collettivi richiederanno che il servizio di trasporto pubblico si svolga per le 24 ore della giornata.
Queste prime riflessioni sono relative a pensieri riguardanti aree urbane fortemente antropizzate.
Ulteriori riflessioni dovranno essere rivolte alla miriade di piccoli centri urbani che caratterizzano il territorio italiano.
A cura dell’Arch. Umberto Capelli