Partirà il 4 maggio per concludersi il 18 maggio l’aumento di capitale di Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo di ingegneria del sottosuolo in difficoltà dall’autunno 2017 (si veda qui il comunicato stampa).
Si tratta come noto di un un aumento di capitale per cassa da 130 milioni di euro, di cui i soci FSI Investimenti spa, controllata da Cdp Equity, e Polaris Capital Management si sono impegnati a sottoscrivere 77,7 milioni, mentre le banche si sono impegnate a utilizzare in compensazione propri crediti per cassa vantati nei confronti di Trevifin per complessivi 284,1 milioni, secondo un rapporto di conversione di 4,5:1. per un totale di 63 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Infine, è prevista l’emissione di azioni di compendio per 19 milioni di euro a servizio di un massimo di 1,6 miliardi di warrant, che potranno essere esercitati entro il 5 maggio 2025 e saranno negoziati su Borsa Italiana dal prossimo 4 maggio. Il tutto, quindi, per un aumento di capitale complessivo da 213 milioni di euro.
Al fine di superare la sua tensione economico-patrimoniale e finanziaria, Trevi ha infatti avviato un processo di risanamento basato su una manovra finanziaria, che prevede:
- ricapitalizzazione;
- ristrutturazione di parte del debito, secondo i termini di alcuni accordi di ristrutturazione ai sensi dell’art. 182-bis della Legge fallimentare, omologati dalla Corte di Appello di Bologna il 10 gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez);
- concessione di nuove risorse finanziarie da parte delle banche, il cui ammontare esatto dipenderà dall’entità dell’aumento di capitale sottoscritto dagli azionisti e/o dal mercato;
- la dismissione della divisione Oil & Gas del Gruppo Trevi, ceduta all’indiana Megha Engineering & Infrastructures Ltd (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso aprile Trevi ha confermato dati di bilancio 2019 peggiori di quelli previsti dal piano industriale, utilizzato a supporto dell’accordo di ristrutturazione dei debiti omologato dalla Corte di Appello di Bologna (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, nel 2019 i ricavi si sono attestati a 624,3 milioni di euro (-50 milioni rispetto alle previsioni del piano industriale); l’ebitda ricorrente è stato di 59 milioni (2 milioni in meno delle previsioni); e la perdita netta è stata di ben 73 milioni (un risultato peggiore di 236 milioni rispetto al piano). Il tutto a fronte di un debito finanziario netto di 732 milioni, a sua volta più alto di 519 milioni rispetto agli obiettivi del piano (si veda altro articolo di BeBeez). I numeri si confrontano con quelli del 2018, quando Trevi aveva chiuso il bilancio con 618,1 milioni di ricavi, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Alla luce della crisi da coronavirus, Trevi inoltre ha anticipato che aggiornerà al ribasso le previsioni di risultati di Gruppo per quest’anno, avendo ipotizzato che l’emergenza si protrarrà fino al 31 maggio 2020 nelle aree in cui opera. Per il periodo successivo, sia aspetta una ripresa graduale e punta a non perdere possibili vendite in paesi non toccati dall’emergenza o che danno già segnali di ripresa. Anche l’impatto negativo sui risultati del Gruppo atteso per l’esercizio 2020, derivante dalla pandemia, rientra comunque nei range previsti dalle analisi di sensitività che sono state svolte sul piano industriale.
Nel 2020-2021 i Governi dell’Italia e di altri paesi europei ed extraeuropei dovrebbero puntare su piani di investimento straordinari soprattutto in infrastrutture, per cui Trevi dovrebbe recuperare volumi e margini reddituali non conseguibili nel 2019 e 2020, perseguendo gli obiettivi previsti dal piano industriale, seppure non su base annuale. Se invece l’emergenza innescata dal coronavirus si prolungherà oltre il 31 maggio 2020, le previsioni di Trevi potranno diventare inattendibili e l’azienda dovrà verificare ulteriormente le previsioni di raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano industriale.
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).