Nessun dubbio. I più colpiti dagli avvenimenti che hanno reso, purtroppo per noi, indimenticabile questo 2020, sono tutti quegli eventi che ruotano intorno al mondo dello spettacolo dal vivo. Nella cornice indimenticabile del teatro greco di Taormina, lo scorso 11 agosto, BeBeez ha avuto la fortuna di assistere a una Aida, organizzata da Mythos Opera Festival, svolta sotto forma di concerto, che ha però riempito di speranza per il futuro gli animi di tutti i presenti. Come fosse un nuovo inizio. Qui, solo per i nostri lettori, facciamo parlare alcuni dei protagonisti che ci danno un’idea delle sensazioni che hanno provato.
Cominciamo con Nino Strano, Direttore Artistico e scenico oltre che regista di molte opere:
L’11 agosto scorso siamo andati in scena al Teatro antico di Taormina con la rappresentazione di un’opera eccezionalmente bella e amata dal pubblico di tutto il mondo che è l’Aida di Giuseppe Verdi. E’ stata una rappresentazione smorzata nella sua interezza perché non era possibile inserire elementi scenici in ottemperanza alle regole del periodo “covid”. Nonostante ciò abbiamo realizzato una messa in scena che è piaciuta ad un pubblico che ci ha dato il “sold-out” e ci ha reso i primi ad ottenerlo a Taormina e in Sicilia in generale nel post-covid. Siamo, ovviamente, molto soddisfatti di questo risultato eccezionale. Voglio richiamare l’attenzione sulle scelte artistiche del maestro Pappalardo Fiumara e sulla capacità in particolare degli interpreti tra i quali Roberto Cresca e Eufemia Tufano che hanno deliziato il pubblico con la loro maestria unita alla loro gestualità. Abbiamo goduto poi di un direttore, mi riferisco a Marco Boemi, noto alle platee di tutto il mondo che non ha fatto sentire la mancanza dell’orchestra con il suo pianoforte. Una menzione speciale va al coro che è apparso puntuale nel seguire i tempi dettati dal maestro Boemi. In sostanza il pubblico ha dimostrato di apprezzare molto la rappresentazione colmando i vuoti creati dalle regole con gli applausi. Con un applauso finale che ci ha riempito di gioia. C’è stata empatia particolare tra pubblico e artisti che si è manifestata con gli applausi che hanno caratterizzato i momenti più importanti. Il pubblico ha anche potuto godere dell’Etna che faceva da sfondo cambiando il colore del cielo. Quest’estate avremo Traviata con Guia Jelo a Tindari poi continueremo con Aida questa volta rinforzata da alcuni ballerini. Il 3 settembre poi, in memoria dei caduti italiani per il coronavirus rappresenteremo il Requiem di Verdi. Il 6 e il 7 di settembre avremo Cavalleria. Abbiamo in mente altri happening nei palazzi siciliani dell’800 con in mente le scene di Luchino Visconti nel Gattopardo.
Abbiamo qui l’intervento del Direttore Marco Boemi, bacchetta famosa nel mondo, che così ci ha aperto il suo sentire:
“Taormina, teatro greco”: già una magia assoluta nel luogo che non ha bisogno di altro che non sia se stesso per trasmettere emozioni e far sognare: Aida potrebbe essere ambientata senza ulteriori supporti scenici così come altre opere che rimandano ad un mondo di rovine antiche, da Nabucco ad Elektra a Ifigenia. E in questa maledetta estate che non si capisce se è impestata dal Covid o Covid free, effettivamente regole anche un po’ bizzarre e penalizzanti non consentono un allestimento tradizionale e obbligano alla scelta semi concertante. In più la mazzata finale della disposizione che amplia la distanza minima fra strumentisti rende impraticabile l’uso dell’orchestra che sarebbe entrata in palcoscenico solo in formato ridotto (e fare Aida con 35 orchestrali sarebbe stato semplicemente ridicolo). Così il Mythos Opera Festival posto di fronte al bivio se rinunciare e cancellare oppure andare comunque in scena a ranghi ridotti, ha optato per la seconda ipotesi proponendomi l’esecuzione al pianoforte. Mi era già capitato una volta, curiosamente sempre in Sicilia, a Palermo in seguito allo sciopero dell’orchestra sinfonica siciliana, di ricevere richiesta dal teatro per l’esecuzione al piano (quella volta era il Falstaff celebrativo dei 50 anni di carriera di Bruson) e naturalmente c’era anche il precedente illustre della Traviata scaligera da Muti eseguita sempre al piano sempre in seguito ad uno sciopero. E’ evidente che l’opera al pianoforte non riuscirà mai a rendere pienamente giustizia alle intenzioni dell’autore e porta con sé problemi enormi di volumi, colori, equilibri specie in uno spazio enorme come quello di Taormina, ma ho deciso di accettare la sfida e dare il meglio di me per offrire al pubblico una serata di musica godibile profondendo nell’esecuzione tutto il mio entusiasmo e la mia passione. Naturalmente si poteva anche gettare la spugna però in questo annus horribilis per la cultura, forse è stato giusto mandare un segnale di ottimismo e di buona volontà: provare comunque a riprendere e riaffermare i diritti della musica e dell’arte andando in ogni modo in scena. Certo, sono seguite alcune polemiche peraltro inevitabili sulla liceità e opportunità di una siffatta operazione (che nulla hanno a che fare con la critica musicale assolutamente legittima per questo come per qualsiasi altro spettacolo) però credo sarebbe ingiusto attaccare chi si è speso per garantire la possibilità di vivere emozioni e lanciare un messaggio di speranza in un momento di estrema difficoltà come questo.
Abbiamo poi ascoltato Roberto Cresca, Radamès nell’opera oltre che componente del Consiglio Direttivo del Mythos Opera Festival:
Cantare Aida, è già di per se’ un’opera Kolossal per le grandi masse e il numero delle comparse quando viene fatta in forma scenica. In uno spazio così grande come quello di Taormina, dove il palco è enorme e la platea è molto ampia con una capienza di oltre 4.000 posti, (parliamo di uno spazio veramente immenso), essere costretti a ridurre tutto quanto e a farla senza scene e costumi in forma di concerto soltanto col pianoforte, non è stato affatto semplice perché comunque ci si sente nudi in uno spazio così grande con sensazioni di matrice agorafobica. Essere da soli su quel palco così grande, che non ti dà quel sostegno così importante per il canto come quello che ti da un’orchestra, è stata sicuramente una delle maggiori difficoltà. Oltre a questo il distanziamento del pubblico che ha consentito l’accesso degli spettatori soltanto alla parte alta del teatro, distanziava moltissimo lo spettatore dallo spettacolo. Questo ha rappresentato un ulteriore fattore di difficoltà perché sono dell’avviso che lo spettacolo dal vivo si regga sulla sinergia pubblico-interpreti che si viene a creare in ogni singola rappresentazione. L’opera lirica che, ogni volta che canto all’estero, sono solito definire il vero prodotto Made in Italy perché inventato da noi italiani, deve essere per noi motivo di orgoglio poiché si canta in italiano in tutto il mondo ed è anche il più grande veicolo per la diffusione della nostra lingua. Ecco perché dobbiamo proteggerla, tutelarla e andarne appunto fieri. Purtroppo, in tempi di covid, lo spettacolo dal vivo è stato quello che è stato maggiormente colpito dalle decisioni del governo. Ho ancora chiaro nella mente come il Presidente del Consiglio, parlando delle misure di allentamento del lockdown, non trovò nemmeno una parola per pensare ai lavoratori dello spettacolo per dire che almeno ci stava pensando. Purtroppo la ripartenza non è facile perché una riduzione così drastica dei posti disponibili come a Taormina, rende lo spettacolo non più economico. La cosa inspiegabile è perché nei ristoranti si possa stare tranquillamente vicini, molte discoteche abbiano riaperto, non ci sia più alcun tipo di distanziamento sugli aerei, mentre il grosso problema siano i teatri. Siamo stati costretti a rimandare le date che avevamo al Teatro Argentina di Roma e ad oggi non sappiamo ancora come faremo con le prime riflessioni che fanno pensare di ridurre da 1000 a 200 persone il pubblico. Credo che il governo debba pensare alla nostra categoria. Penso anche alle maestranze, ai macchinisti, a tutto quello che sta dietro al palco e che si è trovato all’improvviso senza lavoro. La serata che abbiamo vissuto è stata comunque di grande soddisfazione perché pur con le riduzioni imposte, abbiamo avuto la vendita di tutti i posti disponibili.
Qui di seguito le riflessioni della mezzosoprano Eufemia Tufano che ha interpretato il ruolo di Amneris:
Ho debuttato nel ruolo di Amneris al San Carlo di Napoli diretta da Pinchas Steinberg, avendo a disposizione tanti elementi di supporto che apparentemente aiutano, devo dire, che l’esecuzione di Taormina non mi ha fatto provare emozioni meno forti. Nessuno si poteva aspettare che un virus potesse mettere in ginocchio il mondo. Eppure è accaduto, e auspico che questo sia di grande insegnamento per tutti. Ci siamo ritrovati all’improvviso a non interagire con il prossimo così come eravamo abituati a fare. Abbiamo dovuto riconoscere la nostra essenzialità per comunicare a distanza anche da artisti. Difficile immaginare un’Aida in forma di concerto e senza alcuna forma di interazione tra gli interpreti, il coro e l’assenza di un’orchestra che sostiene fortemente chi canta. Eppure si è creato un rapporto col pubblico di estrema sincerità, senza barriere, dove l’artista, mettendosi completamente a nudo, ha riconosciuto la sua forza e il suo scopo. Ho avuto la sensazione di essere in contatto diretto con il pubblico e con la mia verità del momento. Ho avvertito per la prima volta il piacere di lasciarmi andare in un contesto completamente diverso, assolutamente scarno che, invece di togliere, mi ha paradossalmente regalato la libertà di esprimermi senza costrizioni di sorta. Bellissima sensazione. Nella difficoltà spesso si riconoscono le potenzialità di ognuno, e in questa situazione ho apprezzato tantissimo lo sforzo della mia collega Elina Ratiani che ha scelto di debuttare con successo nel ruolo di Aida in un contesto così impegnativo. Il momento storico che stiamo attraversando ci sta insegnando che con poco potremmo realizzare grandi cose. La devozione per la musica dovrebbe costituire una grande speranza. Bisognerebbe ripartire da zero, e vorrei tanto che gli altri la pensassero come me. Questa sarebbe una grande occasione per spazzare via tutto quello che ha contaminato e distrutto la sacralità del nostro ambiente musicale, per ripartire da nuovi presupposti nella salvaguardia di un patrimonio, l’opera lirica, che ci ha reso famosi nel mondo intero. Utopia? Credo di no, dobbiamo essere essenziali, concreti e competenti per sviluppare un’era completamente diversa da quella nella quale abbiamo vissuto fino ad oggi.