Abbiamo raggiunto al telefono Gustav Kuhn, nato nel paesino stiriano di Turrach ma cresciuto a Salisburgo, direttore d’orchestra e ideatore dell’Accademia di Montegral al Convento dell’Angelo a Ponte a Moriano in provincia di Lucca dove quest’anno la Master Class dal 16 al 22 novembre vedrà riuniti direttori d’orchestra, musicisti e cantanti, con una formula innovativa (vedi www.montegral.com).
Vorrei cominciare dall’attualità e della Master Class del Convento dell’Angelo per saper com’è nato il progetto. “L’idea a dire il vero è venuta dalle persone che hanno lavorato con me e che oggi hanno sui trent’anni e che mi hanno proposto l’idea di un seminario in qualche modo esclusivo”. Cosa si annuncia per la stagione 2020-2021 anche in relazione alle nuove restrizioni che hanno penalizzato la musica più che altri ambiti? “Quest’anno i vari professionisti hanno purtroppo più tempo a disposizione e oggi più che mai è importante incontrarsi, così invece che organizzare un lavoro per categorie abbiamo deciso di mettere insieme musicisti, cantanti e direttori d’orchestra.”
Qual è l’originalità di questo tipo di iniziativa in termini propriamente musicali? “La necessità di sviluppare una visione della musica, più ampia delle proprie competenze, andando oltre ad esempio il virtuosismo tipico dei pianisti cinesi, che restano attaccati al loro strumento. Figure diverse e complementari incontrandosi si alimentano reciprocamente.”
Ha in mente anche un concerto conclusivo? “Certamente perché per chi partecipa è un punto di arrivo e di verifica del percorso svolto e una vera prova di dialogo tra partitura, esecuzione musicale, canora e direzione”.
In qualità di direttore d’orchestra ha ripreso la sua attività e in quale misura? Pensa che alcuni aspetti saranno modificati o possono essere cambiati in conseguenza dell’emergenza sanitaria?
“La pandemia è un male per tutto il mondo ma sotto il profilo della concentrazione spirituale, grazie alla quale esiste la sola possibilità di un’ispirazione musicale autentica, è un’opportunità. Certamente a livello personale ho sofferto della chiusura per quanto riguarda la direzione d’orchestra e soprattutto non ho potuto dirigere con compositori come Wagner e Strauss che richiedono un vero e proprio dispiegamento orchestrale perché il distanziamento lo rende complicato. Ho avuto la fortuna di poter dirigere all’Arena di Verona, il 7 agosto scorso, La potenza della Valchiria e la passione di Tristano e Isotta, uno straordinario straordinario omaggio a Wagner, le cui note sono tornate in Arena per la prima volta dopo le ultime incursioni degli anni ’50 e ’60 con La Valchiria e Lohengrin; un’esperienza emozionante, grazie ad un’organizzazione geniale che ha ribaltato l’assetto classico della localizzazione dell’orchestra e del pubblico.”
La sua vocazione è poliedrica: da compositore come racconterebbe la sua musica?
“Scherzando dico che non sono né Bach, né Mozart che a mio parere rappresentano i vertici della composizione. In generale il mio modo di comporre risponde alla vecchia idea di composizione. Mi chiedo di cosa abbiamo bisogno? Qual è il desiderio di chi ascolta? Credo che ci sia voglia di musica classica, raffinata e profonda e insieme di pop music. Non nel senso che imito quest’ultima – ho due figli musicisti in questo ambito – ma credo che le persone debbano avere un approccio gioioso alla musica, non troppo complicato. C’è un’espressione italiana che rende molto bene quest’idea e che non ha traduzione in tedesco, “orecchiabile”.
Ha qualche progetto a breve di pubblicazione?
“Sto lavorando a un progetto complesso insieme a un assistente molto capace, Stefano Teani, giovane direttore d’orchestra, compositore e pianista performer, per un’opera legata alla tragedia greca che ha bisogno di almeno un anno di lavoro. Il libretto, scritto in modo moderno, è del poeta, scrittore e critico letterario austriaco Raul Schrott, classe 1964, e mette insieme due tragedie di Euripide, Elettra e Oreste. Personalmente sono molto affascinato dal teatro greco e sappiamo che per i Greci la musica era molto importante a teatro anche se non abbiamo un’idea di come fosse.”
Quanto ha respirato nella scrittura musicale l’attualità di questi mesi?
“Ora ho più tempo per scrivere perché molti impegni si sono cancellati e in generale ho cercato di concentrarmi sul mondo interiore perché non sono molto preso dalla situazione dell’attualità nel senso che credo sia più pericoloso l’uomo per il pianeta del virus. Questa condizione di confinamento o comunque blocco relativo è funzionale alla concentrazione e a restituire alla musica quello status di arte sacra, secondo la definizione di Strauss. Forse l’attualità in termini di contenuto e di citazione è più presente nella musica pop”.
Ascoltandosi come ‘uomo di musica’, come vive questo doppio ruolo di direttore d’orchestra e di compositore, musicista?
“Non credo si tratti di due attività diverse ma di un sinolo, nel quale la sinergia crea una funzionalità reciproca. Senza essere un compositore un direttore non potendo telefonare a Bach e alla maggior parte dei compositori, non può leggere nello spartito la difficoltà di trasferire il proprio sentire in note. Il mio è un invito rivolto soprattutto ai giovani direttori d’orchestra di non mettere le proprie idee e il proprio sentire ma di far emergere l’intimità del compositore. Io voglio sentire Mozart non il direttore di Mozart. Ritengo che il direttore d’orchestra debba essere una persona molto umile, modesta, un servitore del compositore. Tra l’altro personaggi come Strauss hanno incarnato entrambe le figure. Io ho avuto un’evoluzione da compositore a direttore d’orchestra che è il ruolo nel quale ho raggiunto dei traguardi professionali, anche se mi sto appassionando di nuovo alla composizione. Il repertorio italiano in effetti è un po’ diverso e ha separato la direzione dalla composizione tanto che financo nel 1975 quando ho iniziato la mia carriera italiana, a Palermo e a Napoli, nei programmi c’era ancora la dicitura Maestro concertatore e direttore d’orchestra. Non mancano però anche in Italia esempi di musicisti che hanno diretto oltre a comporre, come lo stesso Verdi, sebbene non sia noto per il suo ruolo di regista.”
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Chi è Gustav Kuhn Si forma prima come compositore e poi come direttore d’orchestra studiando composizione e direzione d’orchestra con Hans Swarowsky, Bruno Maderna (direttore d’orchestra e compositore) e Herbert von Karajan presso i conservatori musicali di Salisburgo e Vienna ottenendo il diploma nel 1970 e conseguendo contemporaneamente il dottorato in filosofia, psicologia e psicopatologia presso l’Università di Salisburgo. All’età di 24 anni vince il primo premio al Concorso Internazionale per Direttori d’Orchestra indetto dalla ORF, radiotelevisione nazionale austriaca. Tra il 1970 ed il 1977 e stato prima direttore corale e d’orchestra dell’Opera di Istanbul per poi diventare primo maestro di cappella dell’Opera di Dortmund, esperienze queste che segneranno l’inizio della sua carriera internazionale. Nello stesso periodo si esibisce anche a Palermo, Napoli, Bologna. Seguono collaborazioni artistiche a Roma, Firenze, Venezia e Zurigo che lo porteranno in breve tempo a dirigere le orchestre più rinomate al mondo come la Filarmonica di Berlino, l’Orchestra della Cappella di Stato di Dresda, l’Israel Philarmonic Orchestra, la Filarmonica di Londra, l’Orchestra Sinfonica di Londra, la Royal Philarmonic Orchestra, la Filarmonica della Scala di Milano, l’Orchestra Nazionale di Francia a Parigi, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, l’Orchestra Sinfonica NHK di Tokio e la Filarmonica di Vienna. Nel 1974 fonda a Salisburgo l’Istituto di Musica Aleatoria. Nel 1977 debutta presso l’Opera di Stato di Vienna con l'”Elettra” di Richard Strauss, nel 1978 presso l’Opera di Stato Bavarese ed il Festival di Salisburgo. La stagione che segue lo vede dirigere per la prima volta alla Royal Opera House Covent Garden di Londra. Nel 1979 diventa direttore musicale a Berna. Nel 1980 inaugura il Festival di Glyndebourne. Seguono i debutti negli Stati Uniti d’America (nel 1981 con il “Fidelio” a Chigago), in Francia (nel 1982 con “Cosi fan tutte” all’Opera National di Parigi), in Italia (nel 1984 con il “Tannhauser” alla Scala Milano e nel 1986 con “Un ballo in Maschera” nell’Arena di Verona). Nel 1986 Gustav Kuhn comincia anche a dedicarsi alla regia in modo da raggiungere una maggiore coesione tra sensibilità ottica e musicale: ne sono una prova la messinscena e la direzione di numerose opere quali l'”Olandese Volante” (Trieste), “Parsifal” e “La Boheme” (Napoli), “Don Carlos” e “Don Carlo” (Torino), la Trilogia Da Ponte (Macerata), l'”Otello” rossiniano (Berlino, Braunschweig e Tokyo), “La Boheme”, “Falstaff” e “La Traviata” (Tokyo) e il “Capriccio” (Parma). Nello stesso anno esordisce a Trieste come regista d’opera lirica con l'”Olandese Volante” (scenografia e costumi di Peter Pabst) e nel 1993 sviluppa per la Suntory Hall di Tokyo la “hall opera” – un concetto unico nel suo genere, a meta strada tra versione semiscenica e versione scenica integrale. Dal 1978 al 1997 e direttore del Festival di Salisburgo (1980 “Figaro”, 1989 “Un ballo in Maschera”, 1992, 1994 e 1997 “La Clemenza di Tito”). Dal 1980 al 1983 e stato direttore musicale presso il Teatro dell’Opera di Berna (concerti ed opere liriche), dal 1983 al 1985 e direttore generale dell’Opera di Bonn e negli anni a seguire primo direttore del Teatro dell’Opera di Roma e direttore artistico al San Carlo di Napoli. Dal 1990 al 1994 dirige il Festival di Macerata per poi diventare direttore artistico della Filarmonica Marchigiana, Ancona (1997-2002). Dal gennaio 2003 al dicembre 2012 Gustav Kuhn e stato direttore artistico dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Nell’ottobre 2013 Kuhn dirige ben due rappresentazioni del “Parsifal” wagneriano a Pechino – mai fino ad ora si erano rappresentate opere di Wagner sui palcoscenici della Repubblica Popolare Cinese. Dal 1987 al 2017 Kuhn è stato direttore artistico del concorso canoro “Neue Stimmen” della fondazione Bertelsmann di Gutersloh. Nel 1992 fonda l’Accademia di Montegral la cui sede e dall’anno 2000 il Convento dell’Angelo di Lucca. Nel 1997 fonda il Festival del Tirolo Erl. Dopo anni di duro lavoro al “Ring” wagneriano, nel 2005 il Festival del Tirolo Erl parte in tournee (nella citta spagnola di Santander) con la leggendaria produzione teatrale L'”Anello in 24 ore”. Lo stesso anno il Dr. Hans Peter Haselsteiner decide di assumere la presidenza del Festival del Tirolo Erl, il che ha reso possibile la costruzione del nuovo Festspielhaus, inaugurato il 26 dicembre 2012. Sempre sotto la direzione artistica del maestro ogni anno – tra il giorno di Santo Stefano (26 dicembre) e la festa dell’Epifania (6 gennaio) – all’edizione estiva del Festival del Tirolo Erl si affiancherà anche un’edizione invernale, il cui programma e dedicato principalmente a composizioni belcantistiche e del repertorio italiano come anche alle opere di Bach e Mozart – due compositori che stanno molto a cuore a Kuhn. Il Passions spielhaus rimarrà comunque la location principale delle rappresentazioni di Wagner e Strauss. Con la messinscena e la direzione del “Lohengrin” nell’estate 2012 Gustav Kuhn ha a portato a termine il ciclo decalogico delle più grandi opere wagneriane svoltosi nel Passionsspielhaus di Erl. Invitato per una tournée in Cina, nell’ottobre 2015 Gustav Kuhn dirigerà a Pechino “Tristano e Isotta” e “I maestri cantori di Norimberga” mentre a Shanghai la ‘maratona’ 24-Stunden-Ring (L’Anello in 24 ore). Gustav Kuhn è rinomato anche come compositore: le sue composizioni abbracciano una vasta gamma di opere orchestrali, messe, brani per solisti; grande successo ha avuto anche la strumentazione di Leoš Janaček “Diario di uno scomparso” presso l’Opera National di Parigi (edizioni Peters). Dal 2007 al 2011 e stato direttore artistico della serie concertistica “Delirium” presso il Mozarteum di Salisburgo. Kuhn ha al suo attivo anche numerose registrazioni in collaborazione con case discografiche quali col legno, BMG, EMI, CBS, Capriccio, Supraphon, Orfeo, Koch / Schwann, Coreolan, ARTE NOVA ecc. Il suo libro “Aus Liebe zur Musik” e stato pubblicato dalla casa editrice Henschel di Berlino.
a cura di Ilaria Guidantoni