Un album da vivere e progettare, non solo da sfogliare
La Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, nella zona dei Navigli, ha festeggiato i 25 anni intraprendendo un percorso di racconto e condivisione di un patrimonio immenso, che va oltre lo stesso lavoro dell’artista. Abbiamo avuto l’occasione di una visita privata, un viaggio nel mondo di Arnaldo Pomodoro che ha cominciato in prima persona il lavoro di archivio chiedendo di non “museificare” il suo laboratorio. Accompagnati da Carlotta Montebello, Segretario generale della Fondazione, siamo andati a scoprire lo spirito della Fondazione, luogo di incontro e di scambio.
Si entra da uno dei cortili tipici dei palazzi milanesi della zona dei Navigli, con giardini interni, vecchie case di ringhiera ristrutturate, con il fascino della storia e si accede alla Galleria che accoglie le mostre dei giovani artisti.
“Qui è tutto fermo al momento – ci dice accogliendoci Carlotta Montebello – ma la Fondazione è in pieno fermento e sta organizzando una serie di laboratori e visite guidate a distanza, in attesa di poter riaprire al pubblico.”
Il nostro viaggio comincia dall’Archivio che riunisce il materiale fin dagli Anni Cinquanta, una raccolta che lo stesso Arnaldo Pomodoro ha iniziato con una peculiarità, insolita per un artista, come sottolinea Montebello: “qui non è custodito solo il suo lavoro ma quello di tutto il mondo che ruota intorno al Maestro e con il Maestro, un’occasione unica per leggere la storia dell’arte italiana degli ultimi decenni e anche oltre i confini nazionali”.
Ci sono le cartelle di tutte le opere concepite come una sorta di carta di identità spesso accompagnate da foto realizzate da artisti importanti come Ugo Mulas, amico di Arnaldo Pomodoro; accanto alla rassegna stampa, fatta naturalmente dei ritagli di giornali e riviste dedicate allo scultore, una collezione delle riviste che contenevano gli articoli e quindi un’emeroteca che racconta anche il giornalismo artistico e la sua evoluzione negli anni. L’archivio è innanzi tutto una sorta di luogo di incontro, che spazia tra l’ambito nazionale e internazionale e raccoglie, ad esempio, il carteggio dello scultore con altri artisti. Naturalmente è anche il luogo della catalogazione in formato digitale delle opere di Pomodoro, lavoro cominciato nel 1992 e facilitato dalla sistematicità del Maestro, che nel 2007 ha prodotto una prima edizione cartacea del catalogo ragionato delle sculture e, dal 2018, è diventato a una piattaforma online accessibile a tutti, dedicata a tutto il lavoro dell’artista. “Il 15 ottobre scorso è stata organizzata una preview per pochissime persone che hanno potuto scoprire il grande patrimonio che custodiamo e il grande lavoro di riorganizzazione e digitalizzazione che stiamo portando avanti da anni.”
Attraversando il Cortile, ricostruendo idealmente il labirinto di Arnaldo Pomodoro, si passa in una serie di meandri che offrono varie alternative per entrare e uscire e si accede così al suo Studio privato per poi passare alla Zona della progettazione cuore della prima parte del lavoro di realizzazione delle opere dove Arnaldo Pomodoro ha lavorato insieme a Mirco Ferrari. Compiuti i suoi novant’anni, il Maestro ha deciso di affidare questo spazio alla Fondazione, perché diventasse parte dell’Archivio e del percorso di visita. Per accedere a quest’area una piccola Galleria che contiene una parte dell’archivio dei Bozzetti delle scenografie teatrali, “veri gioielli dell’arte di Pomodoro” con un’antologia ricca e suggestiva.
“Abbiamo iniziato dal teatro perché il Maestro è partito da lì nel suo percorso e in questo ambito avvertiva una grande libertà d’espressione e soprattutto perché il mondo del teatro, rispetto ad esempio a quello dei gioielli, cattura più facilmente l’attenzione e l’interesse trasversale del pubblico.”
Gli ultimi due ambienti sono il Salone espositivo e il Laboratorio. Il primo è uno spazio incantevole, luminoso, con il tetto spiovente, inondato di luce che si riflette in un gioco dinamico sulle sculture del Maestro: uno spazio nel quale incontrare persone, amici, collezionisti, giornalisti, ricevere, sostare, fare all’occorrenza riunioni, insomma uno spazio da vivere, con una biblioteca di monografie dedicate all’artista.
“Arnaldo ci ha chiesto di non museificare questo spazio almeno fino a che ci sarà ma il nostro desiderio è solo di conservare il patrimonio in un luogo da vivere.”
L’ultima tappa è nel Laboratorio, dove le opere vivono la fase iniziale prima di andare in fonderia e dove si lavora in negativo per ottenere il positivo, tanto che Pomodoro ha detto in più di un’occasione “il mio dritto è il rovescio”.
Nello spirito della Fondazione di essere un archivio interattivo anche con altri artisti dei quali talora studenti, studiosi e appassionati vengono qui a cercare materiale, in questa congiuntura, si è avviata una fase progettuale di visite a distanza e laboratori. Al momento sono in essere dei laboratori per bambini su zoom (del costo di 5 euro a famiglia), “Il mio labirinto” e un ciclo di visite che inizierà il 26 novembre dal titolo “Teatro scolpito. L’archivio racconta” (del costo di 8 euro).
In attesa di poter riaprire al pubblico ci sono altri progetti? “Abbiamo partecipato al nuovo “Bando della Fondazione Cariplo per la cultura” che dovrebbe essere deliberato a fine anno. Nel frattempo questa dimensione di attività digitale ci consente di raggiungere un pubblico lontano nello spazio, dato che le opere di Pomodoro sono ad esempio anche in Australia e sono stata molto contenta ad esempio di ricevere da alcune famiglie di Roma un’iscrizione al laboratorio per bambini”.
a cura di Ilaria Guidantoni