Alla CRUMB Gallery di Firenze – fondata nel 2019 da Rory Cappelli, Lea Codognato, Adriana Luperto e Emanuela Mollica come spazio esclusivo per artiste donne – il 10 dicembre scorso è stata inaugurata la mostra Racconti d’interno dell’artista calabrese Tina Sgrò, che vive tra Milano e Reggio Calabria, interni solitari che raccontano la presenza umana attraverso l’assenza, aperta fino al 15 gennaio 2021, accompagnata da un catalogo edizioni CRUMB Gallery, collana Nolines.
Abbiamo chiesto all’artista com’è nata la mostra.
“Circa un anno fa ho esposto alla mostra EX VOTO / per arte ricevuta al Museo Marino Marini di Firenze, nel dicembre 2019 – curata da Angelo Crespi e Alessandra Redaelli – dove ho incontrato le galleriste della Crumb Gallery e così nel tempo si è strutturata l’idea dell’esposizione.”
“Il titolo invece, ci ha raccontato, Racconti d’interno, ideato da Lory Cappelli, richiama quello del celebre romanzo di Karen Blixen, e presenta una ventina di opere di diverso formato, alcune realizzate per questa occasione”.
Cosa raccontano i quadri esposti?
“Il mio percorso e la mia visione di interni che circoscrivo la poetica della mia pittura, attraverso ma oltre gli oggetti quotidiani e gli ambienti di vita comune. E’ un tempo sospeso, fatto di ricordi, anima questi dipinti la cui dimensione poetica è creata da una pennellata franta, impastata di luce. Sono scene di interni, stanze vuote dove gli oggetti che lì permangono – lampade, poltrone, sedie, tavoli, tende, teiere, vasi, fiori – ancora impregnati della presenza umana che in questi luoghi ha vissuto, forse ha soggiornato brevemente e che ha abbandonato.”
Com’è nata questa ricerca e come si è evoluta?
“All’inizio ho dipinto gli oggetti di cucina, cose semplici della vita contadina attraverso i quali ho raccontato la vita di mia madre e così nel tempo sono entrate altre componenti come i divani e i mobili barocchi nel 2007, uno stile che con i suoi riccioli e capricci ben racconta i miei graffi e il dinamismo pittorico.”
Calabrese di Reggio Calabria, il dinamismo l’ha portata spesso a Milano. Cosa rappresenta per lei questa città?
“E’ certamente la mi città dal punto di vista professionale. Il primo amore è nato quando sono venuta per la prima volta nel 1994 e mi sono sentita subito accolta; ho trovato un ambiente stimolante e molte occasioni. Per la mia città d’origine conservo un rapporto dialettico complesso, fatto di amore e odio.”
La sua pittura ha radici lontane, a partire da Caravaggio al quale guarda per “…la sua lezione sulla luce e sull’ombra, essendo io un’artista con una dimensione chiaroscurale molto forte…”. Nel solco della tradizione pittorica, molti sono i maestri a cui fa riferimento, da Nomellini a De Pisis, da Corot a Matisse, da Giacometti a Morandi e alle sue nature morte sospese.
Forte è anche la dimensione solitaria. Nella nostra conversazione l’aggettivo solitario ricorre. E’ una sua dimensione interiore o del mondo da lei ritratto?
“Una domanda da un milione di dollari. Nella maggior parte gli ambienti dipinti sono luoghi che ho abitato, vissuto o conosciuto direttamente. Ricorrono quegli ambienti precari, tristi ma fascinosi dei primi hotel a Milano, all’inizio del Duemila, quando io avevo pochi soldi. C’è una solitudine dei luoghi, trascurati, lasciati andare. C’è però anche una solitudine che per me è una certezza un po’ come la pittura. Mi interessa in generale la non presenza umana, il rimando ad essa attraverso le tracce lasciate sugli oggetti o nei luoghi vuoti. D’altronde credo che la solitudine per un artista sia pane quotidiano e sia un modo d’essere anche tra la gente, un sentire diverso che esclude dal sentire comune.”
Nelle sue opere si percepisce fortemente anche l’essere donna nell’arte e nella vita…
“E’ difficile, ancora di più per una donna del sud, che, come me, arriva a Milano da un posto depresso economicamente e isolato, e deve tirare fuori gli artigli, vivere la città con aggressività”. Nella sua pittura, la pennellata è dinamica, a tratti aggressivi, ma la reattività con cui pare aver affrontato le sfide, non ha cancellato l’attenzione al mondo femminile intimo, alla poetica del quotidiano, alle radici della propria infanzia.
———————————-
Nasce nel 1972 a Reggio Calabria, dove matura il suo percorso didattico e formativo. Le sue inclinazioni artistiche emergono fin dalla prima infanzia. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Reggio Calabria e si diploma successivamente all’Accademia di Belle Arti italiana e da inizio ad un percorso artistico/emozionale che sarà importante nella sua vita di donna ed artista, con la partecipazione a prestigiosi concorsi di pittura e a numerose mostre collettive.
Nel 2003 è vincitrice del bando per l’acquisizione di opere d’arte presso la Corte dei Conti di Potenza. Vince nel 2006 il Premio Arte Mondadori nella sezione Pittura. Espone in seguito le sue opere in mostre collettive e personali presso importanti gallerie italiane. È stata finalista al Premio Arte Laguna 2011 e 2013. È finalista al Premio Arteamcup 2016, promosso da Espoarte, prestigiosa rivista attiva nel settore delle arti. Ha vinto il Premio Marchionni 2017 nella sezione Grafica. Premio assoluto. Nel 2017 è stata anche finalista al Premio Lynx, a Trieste. Nel 2020 è finalista al Premio Artelaguna per cui una sua opera verrà esposta presso le Nappe dell’Arsenale di Venezia. È anche finalista al Premio Marchionni 2020, oltre che al Premio ArteamCup 2020 promosso da Espoarte. Sue opere sono state pubblicate sulla rivista internazionale AD, di cui una in copertina.
a cura di Ilaria Guidantoni