Torna l’appuntamento annuale che, come di consueto, offre un’accurata selezione di opere, frutto dell’importante lavoro di ricerca che la galleria ha svolto nell’arco dell’ultimo anno. Quest’anno non è solo un momento conclusivo ma ha il sapore dell’apertura del nuovo anno perché, con la chiusura dei musei e ora la riapertura solo parziale, la cancellazione delle fiere, se non on line, avere un luogo di incontro con l’arte diventa centrale. La proposta che accompagnerà tutto il 2021 non è rivolta solo ai collezionisti ma anche al pubblico con un intento didattico – offrire un percorso attraverso i momenti e le figure più salienti del Novecento, con una prima tappa nel Moderno al primo piano della galleria, e una seconda nel Contemporaneo – nonché un’occasione culturale. La mostra è aperta a Firenze (Lungarno Benvenuto Cellini 3) e una selezione è esposta a Milano (Via Fatebenefratelli, 36). IN tal modo Tornabuoni Arte si conferma, anche in questa occasione, un luogo dedicato non solo al mercato ma alla cultura, come testimonia il volume che accompagna l’esposizione con il testo introduttivo Viaggio al termine della forma firmato da Sonia Zampini.
Il percorso espositivo inizia con una prima sezione che rappresenta l’arte figurativa del XX secolo, a partire dall’opera Versailles, la Galleria degli Specchi, dipinta da Giovanni Boldini intorno al 1871, durante il suo periodo parigino, realizzato a Versailles luogo simbolo dell’Ancien Régime, la cui particolare atmosfera riecheggia lo sfarzo voluto dalla monarchia di Luigi XIV.
Prosegue seguendone l’evoluzione attraverso una carrellata di opere straordinarie di maestri come Balla, Campigli, Carrà, Casorati, de Chirico, De Pisis, Guttuso, Magnelli, Marini, Paresce, Prampolini, Rosai, Savinio, Severini, Sironi, Soffici, Tozzi e Viani. In questa sezione anche Giorgio Morandi, tra le figure più emblematiche del panorama artistico del primo Novecento, con una Natura morta del 1930, a testimoniare come la sua pittura sia riuscita a ridisegnare i confini del mondo fisico attraverso la rappresentazione di umili oggetti del nostro vissuto quotidiano che Morandi celebra in modo solenne.
Pablo Picasso con il suo Tasse et paquet de tabac del 1922 segna il passaggio tra la prima e la seconda parte di questa antologia. Picasso, protagonista delle prime avanguardie, contribuisce in modo determinante alla rivoluzione della figurazione pittorica con un nuovo linguaggio che mette in discussione la pittura da cavalletto e che “…interesserà inizialmente l’immagine, come scrive Sonia Zampin, per poi coinvolgere, nel progressivo affermarsi dell’arte contemporanea, i materiali, i contenuti ed infine i luoghi stessi dell’arte.”
La mostra prosegue con opere dal secondo dopoguerra ad oggi e si apre con la figura di una grande artista italiana, Carla Accardi, presente nel volume con alcune importanti opere tra cui un imponente lavoro del 1967, Senza titolo, caratterizzato dall’uso del sicofoil, la cui trasparenza consente di mostrare il telaio che diventa, insieme all’essenzialità del segno, parte fondamentale della struttura visiva. Tale sezione vede numerose sperimentazioni come Concetto spaziale del 1955 di Lucio Fontana – presente in catalogo anche con altre opere – interprete dello Spazialismo che si allontana ancora di più dalla concezione classica della pittura. Ci sono: una Combustione del 1960 dove Alberto Burri riveste la materia di un ruolo primario; due grandi tele di Hans Hartung, dipinte entrambe nel 1962; il disegno preparatorio di Running Fence, progetto tra i più celebrati di Christo e Jeanne-Claude dove una recinzione continua, di circa quaranta chilometri, si estende nella campagna californiana a nord di San Francisco, chiaro esempio di quello che è stata la Land art.
A rappresentare il movimento surrealista, troviamo Jaon Mirò e Sabastian Matta mentre l’Arte Povera, teorizzata sapientemente da Germano Celant, ha, in questa sede, indubbi testimoni come Boetti, Kounellis, Pascali, Pistoletto, Zorio. Il Portrait of Bronka Weintraub, 1986, introduce alla Pop art americana e ai ritratti seriali di Andy Warhol. Molti altri ancora gli artisti che si potranno ammirare: Adami, Afro, Alviani, Angeli, Baj, Calzolari, Capogrossi, Castellani, Ceroli, Chia, Colombo, Crippa, Dadamaino, De Maria, Dorazio, Mambor, Manzoni, Paladino, Pamiggiani, Pomodoro, Mimmo Rotella, Paolo Scheggi, Mario Schifano, Antoni Tàpies, Joe Tilson, Giulio Turcato, Victor Vasarely e Vedova.
Di Michelangelo Pistoletto, del 1959, L’uomo nero, opera di grande profilo; così come il nostro sguardo si è soffermato su Viaggiatore di Renato Mambro al quale la galleria aveva dedicato una personale; raffinato Deux femmes di Alberto Magnelli, opera del 1968; due le opere di Arman, alias Pierre Fernandes Armand, una scultura e Sans titre del 1968, accumulazione di bottiglie di vernice acrilica in resina sotto plexiglas; imperdibile di Mimmo Rotella, Classic del di forte impatto Si muove nel blu, opera di grandi dimensioni in lamelle in pvc e a crilico su tavola, ipnotizzante, di Alberto Biasi del 2016.
Tra le opere più recenti ricordiamo Libro rosso per la Divina Commedia, 2018, e Oristano, 2010, di Emilio Isgrò, uno dei nomi italiani più conosciuti a livello internazionale, la cui ricerca nasce da diverse discipline, poesia, arte, teatro e letteratura. Isgrò ha il merito di aver creato un nuovo linguaggio attraverso la teorizzazione della cancellatura della parola stessa che restituisce ai testi un nuovo significato.
a cura di Ilaria Guidantoni
Didascalie dall’alto:
Classic di Mimmo Rotella
Viaggiatore di Renato Mambor
Si muove nel blu di Biasi