Sotto una nuova luce, così si presenta La Galleria dell’Accademia di Firenze riaperta al pubblico il 6 maggio scorso per una capienza massima di 150 persone, grazie al nuovo allestimento e al disegno di un nuovo percorso espositivo.
Suggestiva e funzionale l’illuminazione che conduce a un ripensamento dello spazio e dell’approccio, facendo di necessità virtù; così come di grande impatto il rivestimento in blu delle sale che conducono alla Galleria centrale.
L’assetto temporaneo è infatti un’opportunità. L’occasione è stata la drammatica chiusura per la pandemia che ha offerto la possibilità di un restauro dopo quarant’anni, troppi, con una volontà precisa espressa dalla direttrice Cecilie Hollberg, di non spostare le opere in un deposito, ma di ‘rimescolarle’. Così i busti non sono più nella gipsoteca dove ancora sono in corso i lavori di ristrutturazione ma visibili, distribuiti con un effetto di grande suggestione. Se, come ci si augura, torneranno i flussi imponenti di visitatori anche molte altre opere non potranno essere lasciate nell’attuale disposizione, in ogni caso temporanea, che risulta meno ‘museale’ in senso tradizionale e offre l’opportunità di camminare intorno alle opere, di avvicinarle, di trovarsi in una situazione di maggior intimità, come nella bottega di un’artista. Riallestire, mescolando le carte, ha offerto anche un modo e uno stimolo per riscoprire le opere, come quando si legge qualcosa su un testo diverso o si fa un percorso non esattamente scegliendo la stessa strada.
All’assessore alla Cultura del Comune di Firenze, Tommaso Sacchi, abbiamo chiesto il senso di questo investimento anche in termini economici. “Sia gli Uffizi sia l’Accademia – ha sottolineato – hanno dimostrato una lungimiranza nel riallestimento ipotizzando di procedere per fasi secondo la gradualità del riavvicinamento del pubblico, e sfruttando al meglio le opportunità di una miglior disposizione. Ripensare le istituzioni per fasi è un’indicazione di tutto il territorio e se i lavori legati all’ammodernamento tecnologico erano già previsti, questo riadattamento consente una valorizzazione stessa delle opere. Il pubblico sarà ‘rallentato’, contingentato ma avrà l’occasione di un’esperienza nuova e di approfondimento”.
Il museo impegnato in grandi cantieri di ristrutturazione che hanno richiesto la movimentazione di oltre 600 opere, rivoluzionando appunto il percorso espositivo: sarà finalmente visibile la sezione dedicata agli Strumenti Musicali, un vero gioiello che raccoglie rari pezzi unici, ora collegata direttamente, tramite un nuovo varco, alle sale delle mostre temporanee, ambienti dove sarà possibile immergersi nella magia del Rinascimento, grazie ai dipinti che arrivano dalla Sala del Colosso, anch’essa oggetto di ristrutturazione (senza che si sia reso necessario lo spostamento della grande scultura). La visita inizia dal dipartimento degli Strumenti Musicali, inaugurato nel 2001, che ospita la collezione del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze con circa cinquanta strumenti musicali provenienti dalle collezioni private dei granduchi di Toscana, i Medici e i Lorena, raccolti tra la seconda metà del secolo XVII e la prima metà del XIX. Spiccano tra di essi, la viola tenore e il violoncello di Antonio Stradivari, entrambi parte del quintetto realizzato nel 1690 per il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, un violino Stradivari del 1716, un violoncello Nicolò Amati del 1650, una spinetta ovale e un clavicembalo in ebano, entrambi costruiti da Bartolomeo Cristofori. La raccolta conserva anche dipinti di autori come Anton Domenico Gabbiani e Bartolomeo Bimbi, che hanno rappresentato la vita musicale alla corte in quegli stessi anni.
La Gipsoteca, che ricrea idealmente lo studio di Lorenzo Bartolini, uno dei più importanti scultori italiani a cavallo fra il Sette e l’Ottocento, che introdusse il Purismo, ospitava circa 450 opere tra busti ritratto, bassorilievi, sculture di varie dimensioni, tutte opere plasmate dall’artista, insieme ad alcuni esempi del suo allievo Luigi Pampaloni. Tutti questi busti e alcune delle sculture che raffigurano personaggi, nobildonne e nobili, intellettuali e musicisti dell’epoca, nonché ninfe e figure mitologiche, abitualmente poco visibili perché posti su alte mensole, si trovano ora a ripopolare in maniera corale il nuovo percorso. Raggruppati per aree tematiche, ci consentono in questa visione ad altezza uomo, di avere uno spaccato della moda dell’epoca, dalle acconciature agli abbigliamenti.
Segue una raccolta straordinaria, una vera e propria summa della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento che, in questa sistemazione, grazie anche a una illuminazione più accurata, riacquista tutta la sua preziosità, facendo emergere particolari che sfuggivano nella precedente collocazione. Pensiamo, ad esempio, alla Tebaide, di Paolo Uccello, di cui possiamo finalmente godere le delicate sfumature dei colori che fino adesso si erano perdute. In questo contesto troviamo, inoltre la meraviglia del cosiddetto Cassone Adimari dello Scheggia, fratello del ben più celebre Masaccio, specialista nella decorazione di arredi domestici e di deschi da parto; Sandro Botticelli, con la Pala del Trebbio, dal nome del Castello mediceo dal quale proviene; mirabili esempi degli esponenti delle più importanti botteghe fiorentine del Rinascimento come, per citarne alcuni, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Jacopo del Sellaio, Filippino Lippi e Mariotto Albertinelli.
Entrando verso la Tribuna, dove campeggia il David, il visitatore sarà accompagnato, nel cammino tra I Prigioni di Michelangelo e da una folla di personaggi, i gessi di Lorenzo Bartolini. Lo scultore riuscì a coniugare al rigore formale della posa la naturalezza dei soggetti rappresentati.
L’allestimento nel suo complesso – immortalato dalle splendide foto donate alla Galleria da Massimo Sestini – finalizzato al periodo di durata dei diversi cantieri che interessano anche le sale Bizantine e il primo piano, sarà suscettibile di continui cambiamenti. Da giugno in poi infatti ci saranno aperture e cambiamenti; mentre a luglio termineranno i grandi lavori sull’impiantistica che coinvolgono tutto il museo e ci sarà finalmente un nuovo impianto di climatizzazione funzionante in ogni sala.
a cura di Ilaria Guidantoni