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Fino al 19 settembre 2021 a Milano torna miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, giunta alla sua venticinquesima edizione e diretta per il primo anno da Nicola Ricciardi, con il tema dell’uscita dal silenzio per tornare a rifiorire nella fiducia. Nello spazio riorganizzato, maggiormente fruibile, per la prima volta in una fiera non si esce frastornati grazie a una disposizione che scandisce i tempi giusti per la visione. In esposizione 142 gallerie provenienti da 19 Paesi oltre all’Italia, tradizionalmente divise in 5 sezioni (Established Contemporary, Established Masters, Emergent, Decades,
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Generations), con opere di artisti contemporanei affermati, maestri moderni e giovani emergenti. L’ampia offerta cronologica resta il segno distintivo, oggi la fiera, prima in Italia a tornare nella sua versione in presenza, anche se affiancata da miart digital, una piattaforma digitale che, attraverso la suddivisione in aree tematiche, permette di arricchire l’esperienza dei visitatori con contenuti multimediali originali offrendo l’opportunità al pubblico di tutto il mondo – che non potrà essere fisicamente presente – di esplorare le opere esposte ed entrare in dialogo immediato con i galleristi attraverso una chat dedicata. La formula digitale permette, inoltre, un collegamento web diretto con Investec Cape Town Art Fair, la fiera d’arte sudafricana organizzata da Fiera Milano, in contemporanea.
Quest’anno miart rivolge una particolare attenzione alla parola poetica – interpretata come forma di linguaggio universale – a partire dal titolo scelto per accompagnare l’edizione 2021: Dismantling the silence, dall’omonima raccolta di versi del
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poeta statunitense di origine serba Charles Simić, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione. L’idea è di non perdere il dialogo tra storia, attualità e tensione al futuro.
Dopo il progetto editoriale And Flowers / Words che, negli scorsi mesi, ha messo in dialogo numerose personalità del mondo artistico e culturale italiano attorno al tema della poesia, miart presenta ora Starry Worlds, un’inedita proposta che trae ispirazione dalla poesia For Memory (1981) della poetessa e intellettuale americana Adrienne Rich (1929-2012) – e in particolare dai versi: Putting together, inch by inch | the starry worlds.
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Gli artisti coinvolti nel progetto della mappa poetica della città sono Maurizio Cattelan per Pirelli Hangar Bicocca, Simon Fujiwara per Fondazione Prada, Alessandro Pessoli per i Chiostri di Sant’Eustorgio, Nairy Baghramian per Fondazione Furla, Zehra Dogan per PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Adrian Paci per ArtLine, Elisabetta Benassi per Fondazione Adolfo Pini, Simone Fattal per Fondazione ICA, Corrado Levi per Triennale Milano, Vincenzo Agnetti per Archivio Vincenzo Agnetti e Tõnu Kõrvits per MiTo Settembre Musica. Una costellazione di eventi per una settimana animano la città, anche grazie alla collaborazione,
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per la prima volta con C2C Festival, che in occasione della fiera presenta #C2CMLN shared by Gucci — un programma di due giorni totalmente in presenza in tre diverse location: Cinema Beltrade, District 272 (ex Striptease), Casa degli Artisti.
Si rinnova anche la collaborazione con Intesa Sanpaolo, in qualità di main partner; per questa edizione, Gallerie d’Italia insieme a Intesa Sanpaolo Private Banking ha dato vita a un progetto speciale dedicato a una giovane artista italiana. Negli spazi di Fiera Milano è accolta la mostra Andante. Ritmo di uno spirito appassionato e lento, che presenta i lavori di Alice Visentin, un nucleo di dipinti inediti che trasmettono vitalità per dimensioni e colori e sono il racconto profondo di un tema – la comunità – quanto mai attuale.
Confermato inoltre il Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano del valore di 50.000 Euro destinato a opere d’arte che andranno a implementare la collezione di Fondazione Fiera Milano,oggi ospitata all’interno della Palazzina degli Orafi, sede
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di Fondazione, che attualmente si compone di 99 lavori in rappresentanza di linguaggi artistici differenti.
Oltre al Fondo sono stati confermati anche i principali premi: il Premio Herno, nato dalla collaborazione tra miart ed Herno e giunto alla sua sesta edizione, assegnerà un riconoscimento di 10.000 Euro allo stand con il miglior progetto espositivo; il Premio LCA per Emergent, del valore di 4.000 Euro, istituito nel 2015 e nato dalla collaborazione tra miart e LCA Studio Legale, è destinato alla galleria con la migliore presentazione all’interno della sezione Emergent; il Premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte Contemporanea e Giovani Artisti, giunto alla sua dodicesima edizione e istituito nel 2009 come primo riconoscimento nel contesto di miart, prevede l’acquisizione di un’opera di un artista emergente o mid-career da donarsi al Museo del Novecento di Milano.
Il viaggio tra le gallerie
Bottega Antica di Milano si concentra sui Futuristi così come la Galleria Russo di Roma che presenta una personale su Mario Sironi; mentre da Lia Rumma – presente a Milano e Napoli – oltre le foto di Ugo Mulas, abbiamo notato la Processione, in corten di Wiliam Kentrige, dove la figurazione minuta e l’artigianalità si declinano in uno spirito completamente nuovo. Monica De Cardenas (Milano, Zuoz e Lugano), accanto a Federico Tosi, presenta Zilla Leutenegger, nuova collaborazione che vedrà l’inaugurazione nella galleria di Milano il 30 settembre con una mostra che durerà fino al 27 novembre. Artista svizzero-tedesca, realizza litografie e collage per le piccole dimensioni; mentre su grandi superfici lavora con lastre di vetro retro dipinte e stampate, sempre come pezzo unico, focalizzandosi in particolare sulle tematiche della percezione e del punto di vista. Una grande installazione per Building di Milano, per la prima volta a Miart, realizzata da Remo Salvadori, Il silenzio delle radici, ispirato ai 7 metalli – argento, ferro, mercurio, oro, piombo, rame, stagno, zinco – con inseti di frammenti tessili antichi provenienti dal medio ed estremo Oriente della galleria sorella Moshe Tabibnia. Mostra monografica dello scultore Arturo Martini da Repetto Gallery (Londra), mentre da Robilant+Voena (con sede a Londra, Milano, New York e Parigi) ci ha colpito Mensola in rosso di Lucio Del Pezzo, artista napoletano attivo negli anni Sessanta e Settanta, che ha lavorato sulla scia della pop art con installazioni di oggetti comuni che diventano quadri metafisici. Frediano Farsetti (Prato, Milano e Cortina d’Ampezzo), presenta un’antologica tra artisti moderni e contemporanei, scegliendo per questi ultimi tra nomi già affermati come Vittorio Corsini che presenta l’opera Cecina in acrilico su alluminio e led. Di grande impatto la parete dedicata a Emilio Isgrò da Tornabuoni Arte (con numerosi sedi, a Firenze, Milano, Forte dei Marmi, Crans Montana e Parigi). Da segnalare presso lo stand Mazzoleni (galleria di Londra) Untitled del 2008 di Jannis Kounellis, opera di grande impatto. Marcorossi Arte Contemporanea (Milano, Pietrasanta, Verona) fa la scelta monografica con i collage Anni ’80 di Marco Tirelli. Giovanni Bonelli (che si divide tra Milano e Pietrasanta, con la sede storica a Canneto sull’Oglio, Mantova) realizza una scelta originale con due artisti, il mozambicano Gonϛalo Mabunda e Luigi Ontani, presentando un dialogo tra maschere. Dopo due anni nei quali la maschera simboleggia la costrizione della mascherina, torna a riprendersi il suo ruolo nell’arte, amplificatore ante litteram nel teatro greco. Sono le maschere di pace che esorcizzano la guerra di Mabunda, involontariamente attuali dopo il caso Afganistan e quelle giocose di Ontani, legate appunto al gioco grammaticale come Pandemonio, da Pan, con l’allusione al dio caprino e il demonio raffigurato dalle fiamme. Presso la Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. di Bologna, l’attenzione è sulla ceramica, ad esempio con il duo Bertozzi e Casoni. Hans Op De Beeck con il suo fascino fiammingo, un mondo di fiaba inquieto e delicato ad un tempo, velato di malinconia e delle nebbie nordiche è di scena alla Galleria Continua (San Gimignano, Bejing, Les Moulins, Havana, Roma, San Paulo). L’artista belga con il quale la Galleria lavora da tempo affronta una serie di tecniche molto varie anche se le sculture in gesso acrilico rappresentano la sua cifra caratteristica. Le opere sembrano ricoperte di polvere, di cenere, con un effetto straniante e un richiamo al concetto di vanitas nelle sue mensole con oggetti contemporanei, come una lattina, colibrì ed elementi architettonici come una scala le cui proporzioni sono spesso assolutamente fantastiche. Un mondo fiabesco al quale affianca anche un’attività di video e foto.
Alla Galleria Guastalla di Milano Mario Schifano con un’opera della serie dei televisori, ciclo realizzato tra il 1970 e il 1975 appartenenti al progetto sul paesaggio urbano. Sul muro del suo studio c’era una distesa di televisori sempre accesi, fotografati e poi le emulsioni fotografiche in bianco e nero stampate sdoppiate erano trattate con smalti.
Alla Galleria Poggiali (Firenze, Milano e Pietrasanta) è stato ripreso, seguendo la richiesta della Commissione per Miart, il progetto del 2020 che è poi saltato per pandemia con l’esposizione di autori storici per la galleria, quali Claudio Parmiggiani con due lavori di forte impatto e suggestione, di recentissima produzione, Gilberto Zorio e Eliseo Mattiacci, accanto all’egiziano Yussef Nabil che per prima ha portato in Italia con una mostra nel 2009. L’artista è poi stato alla Biennale di Venezia, in tutte le mostre con autori del medio oriente e in ultimo è stato consacrato da una personale a Palazzo Grassi a Venezia. Artista raffinato focalizzato sul tema del viaggio dove la nota di malinconia e anche un senso estetico di decadenza sono molto presenti. Di grande suggestione la sua fotografia in bianco e nero acquarellata. La Pittura analitica è protagonista da Ferrarini Arte con una scelta che conferma la linea storica della Galleria, come ci ha raccontato Giorgio Ferrarini, centrata sulla proposta degli anni Settanta che riunisce nomi quali Pino Pinelli. Giorgio Griffa, Enzo Cacciola, Elio Marchegiani e Paolo Masi. La Galleria Contini (Venezia, Cortina d’Ampezzo, Mestre) espone opere di Mario Arlati, grandi sculture di Igor Mitoraj e di Manolo Valdès, autori storici di questa realtà, che quest’anno vede anche due grandi opere in legno di Valdès dopo la mostra al Comune di Roma la scorsa estate. La fiorentina Frittelli Arte conferma la scelta identitaria della galleria con autori legati alla scena romana che a vario titolo hanno lavorato sul primordiale, sull’archetipo anche in chiave psicologico-psicanalitico: Corrado Cagli in particolare, Mimmo Rotella, Pino Pascali e Gianni Bertini, tutti artisti con una forte impronta alla sperimentazione. Rotella ad esempio ha sperimentato lo strappo e il riporto fotografico sulla tela ed è stato uno dei primi in questa tecnica insieme a Gianni Bertini del quale la galleria ha curato il catalogo ragionato. Altro tema scelto per la fiera, il rapporto tra la pubblicità e la poesia visiva con artisti che hanno utilizzato il linguaggio della prima per una denuncia, come ad esempio Pino Pascali che ha lavorato con il poeta visivo fiorentino Luciano Ori. Scelta monografica coraggiosa, impianto museale per la Galleria Il Ponte di Firenze di Andrea Alibrandi, che espone una monografica sull’artista belga Jan Fabre, al quale aveva già dedicato una personale nel 2015. Le opere sono realizzate con coleotteri, rivendicando un legame con il fondatore dell’entomologia moderna, un certo Jean-Henri Fabre, che non è dato sapere se realmente sia suo parente. Al centro l’idea della metamorfosi e della corazza che l’uomo si crea per difesa e protezione e la difesa della bellezza della quale si sente il cavaliere. L’ispirazione del Mur des anges è tratto da Faust e in particolare dall’episodio in cui abbracciando Elena non gli resta che la veste mentre il corpo e l’anima della donna volano via. C’è qui tutto il senso romantico della bellezza e della sua ineffabilità, connesso al senso della morte che attinge anche dalla mitologia nordica dove il coleottero è un simbolo complesso che ha attraversato civiltà diverse e varie declinazioni dal memento mori all’idea di resurrezione nel proto Cristianesimo. Assoluto naturale è il progetto della Galleria di Kromya di Verona diretta da Riccardo Steccanella, nato da un’idea di Tecla Riva, socia e direttrice della sede di Lugano, dedicato a due autori che sono stati esposti in galleria. Flavio Paolucci, 87 anni, è uno degli artisti del Canton Ticino più conosciuti che la Galleria ha promosso anche in due mostre in spazi pubblici nella Svizzera francese e tedesca; e Giovanni Frangi, milanese, classe 1959, per il quale lo sviluppo ciclico del tema naturale diviene elemento centrale e fondante della sua opera, indagando da sempre sul rapporto dell’uomo con la natura. Così in occasione di Miart, in sintonia anche con il claim della fiera, è stato creato un dialogo tra le sculture in bronzo di Paolucci e le opere di Frangi sul tema dei sassi sia su tela sia su carta, dialogo che si sviluppa sul limite tra l’arte figurativa e quello astratto-concettuale, con un percorso che sarà riproposto ad Arte Verona a ottobre e presto anche nella Galleria di Verona.
a cura di Ilaria Guidantoni