Si respira ottimismo tra gli operatori del settore immobiliare italiano, riuniti ieri dallo studio legale internazionale DLA Piper all’evento Quo vadis Italy? Real Estate Summit 2021. Ad aprire i lavori è stato Olaf Schmidt, partner di DLA Piper e responsabile del real estate in Italia. Che a margine della conferenza, ha fatto un bilancio dell’ultimo anno e mezzo con BeBeez. “Nel 2020 c’è stato un rallentamento, ma c’era sempre qualcosa da fare nella prima metà dell’anno, in quanto lavoravamo alle chiusure delle operazioni avviate nel 2019. Tra settembre e dicembre l’attività è rallentata a causa dell’incertezza legata alla pandemia. Quest’anno sta andando bene e fattureremo quasi un milione in più rispetto al 2019”, ha affermato il partner di DLA Piper. Che si è detto “molto ottimista” per il 2022, anche grazie al giudizio positivo sull’Italia e prevede che “le asset class dell’immobiliare sopravviveranno tutte, anche se il retail avrà un assestamento di valore”. D’altra parte, i primi segnali si sono visti negli ultimi mesi. Dall’ultimo Report Real Estate di BeBeez (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium), infatti, emerge che tra gennaio e fine agosto 2021 si sono investiti almeno 4,95 miliardi di euro in real estate in Italia, ma a fine giugno BeBeez aveva mappato deal solo per un totale di circa 3,3 miliardi di euro, in linea con i 3,3 miliardi di euro calcolati da Duff&Phelps e con i 3,2 miliardi di CBRE e sopra i 3 miliardi calcolati da Jones Lang Lasalle e i 2,8 miliardi di C&W. Nel primo trimestre, invece, c’erano stati deal solo per 1,5 miliardi. Nel secondo trimestre e soprattutto tra luglio e agosto, quindi, c’è stato un certo recupero nel ritmo dell’attività.
Tornando alle prospettive del mercato, anche gli operatori dell’immobile intervenuti ieri all’evento di DLA si sono dimostrati ottimisti. Per Mario Abbadessa, senior managing director e country head di Hines Italy, “se le condizioni rimarranno quelle odierne, il 2022 sarà un anno record”. E pure Paolo Bottelli, ceo e fondatore di Kryalos sgr, è positivo e vede enormi opportunità. Giuseppe Oriani, co-head Client Capital EMEA di Savills Investment Management, è fiducioso in tempi veloci di recupero, grazie anche al Pnrr, così come Andrea Ruckstuhl, head of Continental Europe di Lendlease, secondo cui “l’ESG è sulla bocca di tutti in Italia, ma è ancora un principio generale”. Più critico Fabio Longo, managing director di Bain Capital Credit, secondo cui si arriverà ai volumi di investimento simili a quelli pre-Covid nel 2022, ma a livello di ricavi non si tornerà più a quelli pre-coronavirus. Emanuele Caniggia, ceo di DeA Capital Real Estate, ha posto l’attenzione invece sul gap di operazioni corporate tra Italia e Germania. Inoltre i cambiamenti in atto, come ad esempio le necessità di soddisfare criteri ESG, porteranno nuovo business: un adeguamento a livello normativo dei fondi con clausole e obiettivi specifici, un adeguamento dei contratti di locazione in senso ambientale ecc, nota il partner di DLA Piper. Caniggia sul tema ESG ha aggiunto: “Abbiamo un patrimonio immobiliare vecchio in Italia, da rimodernare e portare a livelli europei o anche al di sopra, anche in termini ESG. Ma abbiamo difficoltà a trovare imprese per fare i lavori, anche per l’aumento dei prezzi delle materie prime legate alla ristrutturazione e produzione edilizia e il bonus 110%, per cui le imprese non vogliono più lavorare con società immobiliari, che rischiano di essere più veloci del mercato”.
Per quanto riguarda le asset class vincenti, gli operatori additano tutti logistica e residenziale, “anche se per quest’ultimo mi aspettavo maggiore attività”, dice Schmidt. Bottelli ritiene che anche l’alberghiero costituisca una enorme opportunità anche per la dimensione delle singole operazioni. Permane il Milano-centrismo del settore immobiliare italiano. “L’80% del nostro lavoro riguarda il nord Italia adesso, e resta ancora una grande differenza di interesse di Milano su Roma”, ha detto Schmidt. Lo conferma Andrea Orlandi, GLT-managing director ed head of real estate Europe di CPP Investments: “Siamo interessati in particolare a Milano. Non abbiamo guardato recentemente al mercato di Roma in quanto non siamo attivi lì, neanche tramite un partner locale, sebbene la città sia interessante sotto il profilo immobiliare”.
A frenare gli investitori secondo il partner di DLA Piper non sono solo il rischio di trovare nuovi reperti archeologici negli scavi delle fondamenta degli immobili, ma soprattutto le lungaggini per ottenere permessi e l’incertezza sul sostegno politico alle operazioni, come dimostra il caso dello stadio della Roma, ancora bloccato (si veda altro articolo di BeBeez). Per Abbadessa, “a Roma c’è un mercato enorme e anche un gran lavoro di narrativa da fare sui mercati internazionali”. Tuttavia, non tutti gli investitori internazionali hanno snobbato la Capitale: Allianz ad esempio ha realizzato due uffici a Roma quest’anno, ha ricordato François Trausch, ceo e cio di Allianz Real Estate. Che vede opportunità di sviluppare ulteriormente gli hub logistici in Italia e il residenziale, in cui non la società ha ancora investito. A livello geografico, Asia-Pacifico, Gran Bretagna e Usa offriranno maggior valore nel 2021-2015, ha spiegato Sabina Reeves, global chief economist ed head of Europe research di CBRE Global Investors. Ma a contare maggiormente rispetto alle aree geografiche saranno le asset class: il retail e gli uffici sono agli ultimi posti, mentre dominano per valore residenziale e logistica.