Inizia oggi per chiudersi il 28 ottobre il collocamento agli investitori istituzionali delle azioni Intercos, il gruppo specializzato nella produzione di cosmetici per conto terzi, controllato dall’imprenditore Dario Ferrari e partecipato da L-Catterton, Ontario Teachers Pension Board e il fondo sovrano di SIngapore GIC, che sbarcherà così in borsa il 2 novembre a un prezzo compreso tra 12 e 14,5 euro per azione, pari a una capitalizzazione compresa tra 1,180 e 1,425 miliardi di euro (ipotizzando l’integrale esercizio dell’opzione greenshoe) e con un flottante del 29,2% (sempre con greenshoe compresa). Il tutto sulla base di un enterprise value (ante aumento di capitale) compreso tra 1,107 e 1,338 miliardi euro, corrispondente a un multiplo EV/ebitda 2020 compreso tra 14,9 e 17,5 volte, molto più basso dei livelli medi attualmente praticati dai gruppi quotati comparabili, che invece viaggiavano attorno alle 27,2 volte (considerando i prezzi al 7 ottobre scorso).
Lo ha comunicato ieri la società, annunciando che Consob ha dato il via libera alla pubblicazione del prospetto informativo e che contestualmente è stata depositata presso Borsa Italiana la domanda di ammissione alle negoziazioni delle azioni ordinarie sul segmento MTA (si veda qui il comunicato stampa e qui la Nota informativa). La conferma ufficiale dell’intenzione di Intercos di quotarsi a Piazza Affari a breve era arrivata pochi giorni, dopo un rincorrersi di rumors (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, l’offerta consisterà in: 3,5 milioni di azioni ordinarie, rivenienti da un aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione, e in altri 21,9 milioni, di cui la maggior parte sarà offerta in vendita da CP7 Beauty LuxCo sarl., controllata da L Catterton, e da The Innovation Trust, controllata dal fondo pensione canadese Ontario Teachers’ Pension Plan, a cui si aggiungono le azioni offerte da Dafe 4000 e Dafe 5000, società controllate dall’attuale socio di maggioranza Dario Ferrari e partecipate dal fondo sovrano di Singapore GIC, e quelle offerte dalla società per conto dell’amministratore delegato Renato Semerari.
E’ inoltre prevista un’opzione greenshoe in favore dei joint global coordinator, per l’acquisto, al prezzo di offerta, di un massimio d 2,6 milioni di azioni, corrispondenti a circa il 10% delle azioni collocate nell’ambito dell’offerta.
Ferrari a valle dell’ipo manterrà il controllo della governance di Intercos, anche attraverso l’adozione di un meccanismo di voto maggiorato. Ricordiamo che il capitale di Intercos è attualmente detenuto dalle holding di Ferrari (Dafe 3000, Dafe 4000 e Dafe 5000) per il 44,4%, per il 33,7% da LCatterton e per il 20,6% da Ontario Teachers, con gli azionisti di minoranza all’1,23%. Dopo l’offerta, Dafe 400 e Dafe 5000 si diluiranno al 40,7% (ma grazie al voto plurimo avranno circa il 57,9% dei diritti di voto, mentre Dafe 3000 scenderà a zero ), LCatterton al 18% e Ontario Teachers al 13,6%, con gli azionisti di minoranza che scenderanno all’1,09% e il 26,53% che andrà al mercato (con il 18,85% dei diritti di voto). In caso di integrale esercizio della greenshoe, le holding Dafe 4000 e Dafe 5000 andranno al 40,5% (con il 57,65% dei diritti di voto), L Catterton andrà al 16,3% e Ontario Teachers al 12,88%, mentre gli azionisti di minoranza resteranno all’1,09% e il mercato salirà al 29,2% (con il 20,8% dei diritti di voto).
Ricordiamo che nell’ambito dell’offerta, BNP Paribas, Morgan Stanley, UBS e Jefferies sono i joint global coordinators, con BNP Paribas che agisce anche da sponsor. Rothschild & Co è l’advisor finanziario di Intercos, mentre Cornelli Gabelli e Associatiè l’advisor finanziario degli azionisti di controllo. White & Case, Maisto e Associati, Studio Legale Giliberti Triscornia e Associati sono infine gli advisor legali di Intercos, mentre Linklaters affianca sul piano legale i joint global coordinator.
Intercos ha risentito dell’impatto del Covid-19 chiudendo il bilancio consolidato 2020 con un fatturato in calo a 606,5 milioni di euro, 86,95 milioni di ebitda rettificato e un debito finanziario netto di 194 milioni (si veda qui il bilancio consolidato 2020). Il 2019 si era invece chiuso con circa 713 milioni di euro di ricavi, 116 milioni di ebitda rettificato e un debito finanziario netto di 182 milioni, in calo dai 213 milioni di fine 2018 (si veda qui il bilancio consolidato 2019). Il debito a fine 2019 includeva i 120 milioni di euro di bond emessi nel 2015 e in scadenza nel 2025 che sono stati poi rimborsati in anticipo nel marzo 2020 (si veda qui il comunicato stampa).
I primi sei mesi del 2021 sono andati un po’ meglio in termini di ricavi saliti a 314,6 milioni (da 277,54 milioni nei primi sei mesi 2020), ma non ancora di redditività, visto che l’ebit è sceso a 18,25 milioni (da 19,05 milioni), mentre il debito finanziario netto era sceso a 174,5 milioni. A proposito di debito, però, va ricordato che lo scorso agosto Intercos si è assicurata un doppio finanziamento da 30 milioni di euro ciascuno da parte di Intesa Sanpaolo e Unicredit, entrambi con Garanzia Italia di SACE e della durata di 18 mesi (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto alla politica di distribuzione dei dividendi, nella Nota Informativa (a pag. 8) si legge che il Consiglio di amministrazione ha deliberato che verranno distribuiti agli azionisti per un ammontare compreso tra il 30% e il 40% dell’utile netto di pertinenza del gruppo, a partire dall’esercizio chiuso al 31 dicembre 2022, subordinatamente ai piani strategici di investimento del gruppo (ivi incluse eventuali operazioni di acquisizione e di aggregazione), al mantenimento dell’equilibrio della struttura finanziaria e al rispetto dei covenant previsti dai contratti di finanziamento.
Non è la prima volta che il gruppo brianzolo cerca di sbarcare a Piazza Affari. Infatti già nell’ottobre del 2019 era già tutto pronto per il collocamento, affidato sempre a UBS, BNP Paribas, Morgan Stanley e Jefferies, che avrebbero dovuto collocare a inizio 2020 circa il 50% del capitale sulla base di una valutazione del gruppo, si diceva, di 1,5 miliardi di euro , quindi più alta di quella attuale (si veda altro articolo di BeBeez). Poi però lo scoppio della pandemia da Covid 19, il cui arrivo in Italia fu preceduto da una forte volatilità sui mercati mondiali, convinse azionisti e banche collocatrici a soprassedere e a inizio dicembre 2020 era stato annunciato l’investimento del fondo di Singapore GIC nella minoranza delle holding di Ferrari, per una partecipazione indiretta 9% del capitale di Intercos (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma c’era stato un tentativo di ipo ancora precedente, risalente al 2014 quando, sempre in ottobre, il gruppo si apprestava a collocare circa il 44% per una capitalizzazione compresa tra 320 e 411 milioni di euro. Operazione che fu poi accantonata per le turbolenze scoppiate sui mercati finanziari. Tra l’altro proprio in quella occasione, per sostenere il collocamento, Tamburi Investment Partners (TIP) sottoscrisse circa 3,4 milioni azioni, che si aggiungevano a poco più del 17% di Dafe 4000, una delle holding di Dario Ferrari (si veda altro articolo di BeBeez). Alla fine del 2014, TIP uscì dall’azionariato cedendo come detto le sue azioni a L Catterton (si veda altro articolo di BeBeez), che quindi ha Intercos in portafoglio da quasi sette anni, mentre Ontario Teachers è presente dal 2017, avendo rilevato parte delle quote di Ferrari e parte di quelle di L Catterton (si veda altro articolo di BeBeez).
Dato che il volume di azioni da collocare stavolta è sensibilmente inferiore rispetto al 2019, finalmente stavolta l’operazione sembra destinata ad andare in porto, malgrado la recente turbolenza sui mercati innescata dai timori di fiammate inflazionistiche e dal riaccendersi della pandemia.