Ieri il Fitd (Fondo Interbancario per la Tutela del Depositi) ha concesso a BPER Banca un periodo di esclusiva sino al prossimo 15 febbraio per la cessione della sua quota di controllo (79,9%) di Banca Carige, dopo che BPER ha riformulato la precedente offerta non vincolante, riducendo la richiesta di ricapitalizzazione preventiva da parte del Fitd a 530 milioni di euro dal precedente miliardo (si veda qui il comunicato stampa del Fitd e qui quello di BPER).
Ricordiamo che BPER aveva fatto un’offerta per acquistare congiuntamente l’80% di Carige dal Fitd e l’8,3% della banca in mano a Cassa Centrale Banca per il totale di un euro, a condizione che prima del closing il Fitd sottoscrivesse un aumento di capitale da un miliardo in Carige per dotarla delle risorse necessarie alla copertura, tra l’altro: (i) degli oneri di integrazione di Carige in BPER, (ii) delle azioni di derisking sull’intero portafoglio crediti (…) e (iii) degli oneri potenzialmente derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni accordi commerciali e operativi. Dopodiché BPER avrebbe lanciato un’opa obbligatoria sul restante capitale sociale di Carige al prezzo di 0,80 euro per azione (si veda qui il comunicato stampa di BPER di dicembre).
Ma quell’offerta era stata rispedita parzialmente al mittente perché, si leggeva in una nota del Fitd, “la manifestazione di interesse presenta termini e condizioni da approfondire che, allo stato, in particolare per quanto riguarda il livello di ricapitalizzazione richiesto per Carige, non risulta conforme alle previsioni statutarie”. Ricordiamo, infatti, che nello Statuto del fondo è previsto un limite massimo per gli interventi a sostegno di banche in crisi pari a 600-700 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
La struttura della nuova offerta è rimasta quindi identica, appunto con la sola differenza sostanziale della riduzione del contributo richiesto al Fitd. E questo, si legge nella nota di BPER, soprattutto grazie al fatto che la Legge di Bilancio 2022 (art. 1, commi 70 e 71) “ha prorogato al 30 giugno 2022 il termine ultimo per il completamento dell’acquisizione del controllo al fine di beneficiare della conversione delle Deferred Tax Assets (DTA) in crediti d’imposta”. Ricordiamo, infatti, che, la nuova Legge di Bilancio ha appunto esteso i termini inizialmente fissati dalla Legge di Bilancio 2021 per accedere alla disciplina della trasformazione in credito di imposta delle attività per imposte anticipate (DTA) a fronte di operazioni di aggregazione aziendale (si veda altro articolo di BeBeez). C’è però una differenza sostanziale e cioé il fatto che viene introdotto un limite a 500 milioni di euro per l’ammontare di DTA trasformabili in credito di imposta, che si aggiunge a quello commisurato alla somma delle attività.
Nella valutazione dell’offerta per Banca Carige, il Fitd è stato assistito dagli advisor Deutsche Bank, KPMG, Prometeia e dallo studio legale Gatti Pavesi Bianchi. La notizia è stata divulgata a mercati chiusi in serata, dopo il rally della mattinata di ieri della banca genovese, che ha poi chiuso la seduta in rialzo dello 0,97%, a quota 0,894 euro per azione.
Fra gli altri pretendenti per Carige c’era Crédit Agricole, che dopo aver comprato negli anni scorsi Cariparma e poi Friuladria, nel 2021 ha acquistato con un’opa anche CreVal (si veda qui il comunicato stampa) e ha formulato un’offerta simile a quella iniziale di BPER ma con una richiesta di ricapitalizzazione da parte del Fitd limitata a 700 milioni, secondo Il Messaggero. C’era poi BNP Paribas, che non fa shopping in Italia dai tempi di Bnl e che oggi è molto liquida, avendo ceduto pochi giorni fa le sue attività retail e commerciali negli Stati Uniti, condensate nella controllata Bank of the West, alla canadese BMO Financial Group per 16,3 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa). Infine, il private equity distressed Cerberus, di cui Roberto Nicastro è advisor per l’Europa (si veda altro articolo di BeBeez).
I fondi di private equity avevano già tentato in passato di conquistare la banca genovese, ma senza successo. Nel giugno 2019, infatti, il Fitd aveva rimandato al mittente l’offerta che gli era stata recapitata da Apollo Global Management (si veda altro articolo di BeBeez). In precedenza c’era stata una trattativa con Blackrock, che però si era poi tirata indietro e si era parlato anche di abboccamenti con Warburg Pincus e Varde, che a loro volta erano poi finiti in un nulla di fatto (si veda altro articolo di BeBeez).
Alla fine poi nel dicembre 2019 la crisi della banca si era risolta con una ricapitalizzazione da 700 milioni grazie al supporto dello stesso Fitd (si veda altro articolo di BeBeez), che aveva consentito all’istituto a fine gennaio 2020 di uscire dal commissariamento iniziato nel gennaio 2019. Cassa Centrale Banca aveva partecipato rilevando appunto la sua quota dell’8,3%. Contro la delibera assembleare che a fine settembre dello stesso anno aveva votato l’aumento si era sollevata la famiglia Malacalza la quale, prima della ricapitalizzazione, era il primo azionista di Carige con il 27,7% e che a valle dell’operazione si è trovata diluita a poco più del 2%. I Malacalza, quindi, si erano rivolti al Tribunale di Genova per chiedere un maxi-risarcimento dei danni da più di 480 milioni di euro, ma a fine novembre dell’anno appena trascorso il Tribunale ha respinto la richiesta (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo infine che nel dicembre dello stesso 2019, in un’operazione che era una condizione sospensiva dell’aumento di capitale appena citato, Carige aveva ceduto ad AMCO circa 2,8 miliardi di crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez).