E’ attesa per oggi la decisione del Comitato di gestione del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) sulle offerte, preliminari e non vincolanti, arrivate sul tavolo nelle scorse settimane per il controllo di Banca Carige. Lo ha annunciato lo stesso Fitd il giorno dell’Epifania con una nota, precisando che “il Fondo ha ricevuto offerte subordinate, tra gli altri, allo svolgimento di attività di verifica e di due diligence e che contemplano la concessione di diritti di esclusiva. Tali offerte sono oggetto di un’approfondita attività di valutazione sotto i diversi profili rilevanti, in relazione alla coerenza sia con le previsioni statutarie, che con le esigenze di Banca Carige e dello stesso Fondo, in relazione alle finalità e alle caratteristiche dei propri interventi. Questa attività istruttoria, condotta con il supporto dei propri advisor finanziari, industriali e legali, è in fase avanzata e sarà completata in tempi ristretti, verosimilmente nella giornata di lunedì in occasione della riunione del Comitato di gestione del Fondo. Dell’esito di tale riunione sarà data pronta comunicazione alle Autorità e al mercato” (si veda qui il comunicato stampa).
A oggi si parla di quattro offerte. La prima è quella consegnata a metà dicembre da BPER, per l’80% della banca, che era stata rispedita parzialmente al mittente perché, si leggeva in una nota, “la manifestazione di interessa presenta termini e condizioni da approfondire che, allo stato, in particolare per quanto riguarda il livello di ricapitalizzazione richiesto per Carige, non risulta conforme alle previsioni statutarie” (si veda qui il comunicato stampa). Ricordiamo, infatti, che nello Statuto del fondo è previsto un limite massimo per gli interventi a sostegno di banche in crisi pari a 600-700 milioni.
Ricordiamo che BPER aveva fatto un’offerta per acquistare congiuntamente l’80% di Carige dal Fitd e l’8,3% della banca in mano a Cassa Centrale Banca per il totale di un euro, a condizione che prima del closing il Fitd sottoscrivesse un aumento di capitale da un miliardo in Carige per dotarla delle risorse necessarie alla copertura, tra l’altro: (i) degli oneri di integrazione di Carige in BPER, (ii) delle azioni di derisking sull’intero portafoglio crediti (…) e (iii) degli oneri potenzialmente derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni accordi commerciali e operativi. Dopodiché BPER avrebbe lanciato un’opa obbligatoria sul restante capitale sociale di Carige al prezzo di 0,80 euro per azione (si veda qui il comunicato stampa).
La risposta del Fitd aveva lasciato quindi BPER sulla graticola (si veda qui il comunicato stampa) e si dice che nel weekend ci sia stato un consiglio di amministrazione straordinario per riformulare l’offerta, riducendo la richiesta di ricapitalizzazione dal miliardo iniziale a circa 600 milioni. E questo perché sul tavolo ci sarebbero altre tre offerte più competitive. Quella di Crédit Agricole, che, dopo aver comprato negli anni scorsi Cariparma e poi Friuladria, nel 2021 ha acquistato con un’opa anche CreVal (si veda qui il comunicato stampa) e ora avrebbe formulato un’offerta simile a quella iniziale di BPER ma con una richiesta di ricapitalizzazione da parte del Fitd limitata a 700 milioni, secondo Il Messaggero; quella di Bnp Paribas che non fa shopping in Italia dai tempi di Bnl e che oggi è molto liquida, avendo ceduto pochi giorni fa le sue attività retail e commerciali negli Stati Uniti, condensate nella controllata Bank of the West, alla canadese Bmo Financial Group per 16,3 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa); e infine ci sarebbe un’offerta del colosso del private equity distressed Cerberus, di cui Roberto Nicastro è advisor per l’Europa (si veda altro articolo di BeBeez).
A quest’ultimo proposito, ricordiamo che i fondi di private equity avevano già tentato in passato di conquistare la banca genovese, ma senza successo. Nel giugno 2019, infatti, il Fitd aveva rimandato al mittente l’offerta che gli era stata recapitata da Apollo Global Management (si veda altro articolo di BeBeez). In precedenza c’era stata una trattativa con Blackrock, che però si era poi tirata indietro e si era parlato anche di abboccamenti con Warburg Pincus e Varde, che a loro volta erano poi finiti in un nulla di fatto (si veda altro articolo di BeBeez).
Alla fine poi nel dicembre 2019 la crisi della banca si era risolta con una ricapitalizzazione da 700 milioni grazie al supporto del Fitd (si veda altro articolo di BeBeez), che aveva consentito all’istituto a fine gennaio 2020 l’uscita dal commissariamento partito nel gennaio 2019. Cassa Centrale Banca aveva partecipato rilevando appunto la sua quota dell’8,3%. Contro la delibera assembleare che a fine settembre 2019 aveva votato quella soluzione si era sollevata la famiglia Malacalza che, sino a prima della ricapitalizzazione, era il primo azionista di Carige con il 27,7% del capitale e che a valle dell’operazione si è trovata diluita a poco più del 2%. I Malacalza, quindi, si erano rivolti al Tribunale di Genova per chiedere un maxi-risarcimento dei danni per oltre 480 milioni di euro, ma a fine novembre il Tribunale ha respinto la richiesta (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo infine nel dicembre 2019, in un’operazione che era una condizione sospensiva dell’aumento di capitale, Carige aveva ceduto ad AMCO circa 2,8 miliardi di crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez).