Crescono in maniera esponenziale le masse investite in private market nella raccolta del gruppo Azimut: tra il 2020 e il 2021 il segmento è infatti più che raddoppiato, con una raccolta netta di 2,6 miliardi, raggiungendo a fine 2021 masse per 4,6 miliardi contro i 2 miliardi di fine 2020. Il loro peso è salito quindi dal 4,3% all’8,2% del totale delle masse raccolte. Nel 2021 Azimut ha registrato infatti una raccolta netta di 18,7 miliardi di euro, raggiungendo così asset complessivi in gestione pari a 83,2 miliardi di euro, in progresso del +38% rispetto a fine 2020. Ricordiamo che nel settembre 2019 Azimut aveva annunciato di essersi posta l’obiettivo di raggiungere quota 10 miliardi di euro di asset in gestione in economia reale entro i successivi 5 anni, pari al 15% delle masse gestite, facendo perno sulla piattaforma Azimut Libera Impresa (si veda altro articolo di BeBeez). Se il ritmo di crescita delle masse in private markets continuerà così, quindi, a fine 2024 l’obiettivo verrà addirittura superato.
I numeri sono stati snocciolati ieri dal gruppo di asset management quotato a Piazza Affari nel corso della conferenza stampa sui risultati preliminari 2021, che si preannunciano stellari: il gruppo prevede infatti di chiudere il bilancio 2021 con il miglior utile netto consolidato della sua storia, compreso fra 600 e 605 milioni di euro, ben superiore alle previsioni di consenso comprese invece solo tra i 350 e i 500 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Notizia che ha ovviamente infiammato il titolo, che ieri ha chiuso la seduta di borsa con un balzo del 4,22%, attestandosi a quota 26,45 euro per azione.
Sul tema private markets il ceo di Azimut Holding, Gabriele Blei, ha sottolineato: “Intendiamo spingerci sempre più verso una gestione alternativa, fidelizzando i clienti con rendimenti superiori”. Azimut infatti vuole diventare un punto d’accesso privilegiato per tutte le imprese italiane che cercano accesso al credito e servizi di advisory ad alto valore aggiunto, grazie proprio alla raccolta di capitali privati che necessitano di un rendimento adeguato in un mondo a tassi zero negativi.
La linea strategica di Azimut nasce dall’esigenza di offrire ai propri clienti l’accesso a ritorni superiori in un contesto di tassi estremamente bassi che negli ultimi anni hanno determinato nel risparmio gestito deflussi importanti e una fuga dei risparmi verso la liquidità. Allo stesso tempo, gli investimenti in economia reale hanno offerto rendimenti superiori degli investimenti in società quotate. Contemporaneamente Azimut ha clienti-imprenditori, che cercano finanza per le loro aziende, sia sul fronte di nuovi capitali sia sul fronte di nuovi finanziamenti, e chiedono di essere supportati nella ricerca. Da qui l’idea di una piattaforma integrata di prodotti e servizi dedicata a imprenditori e pmi da un lato e investitori e risparmiatori dall’altro e l’idea quindi di creare prodotti di investimento che permettano non solo ai clienti dotati di grandi patrimoni, ma anche ai normali risparmiatori, di dare finanza a queste imprese e godere degli alti rendimenti degli asset alternativi non quotati. Non a caso il gruppo dal 2019 ha lanciato un programma di education importante sia per i suoi consulenti sia per i clienti, coronato anche dalla pubblicazione del libro “L’arte di fare impresa. Come e perché investire in economia reale”, a firma di Paolo Martini, amministratore delegato e direttore generale di Azimut Holding, al quale ci fa piacere dire che BeBeez, in qualità di partner editoriale, ha fornito un contributo importante in termini di dati e di coordinamento.
Da allora Azimut Libera Impresa ha lanciato fondi di private capital sia riservati alla clientela istituzionale e professionale con la classica soglia minima dei 500 mila euro sia fondi dedicati alla clientela retail proprio con l’obiettivo di democraticizzare gli investimenti in private asset, tanto da abbassare a soli 5 mila euro la soglia minima di investimento per alcuni dei prodotti lanciati.
Azimut ha in sostanza anticipato un trend di mercato che soprattutto nell’ultimo anno è diventato sempre più evidente e cioé l’offerta di opportunità di investimento in private capital alla portata di tutti. Basti pensare che tra fondi in raccolta e fondi che l’hanno chiusa da poco, a disposizione degli investitori cosiddetti “retail” italiani, ci sono veicoli che puntano a una potenza di fuoco complessiva di almeno 3,75 miliardi di euro. Il calcolo è di BeBeez, sulla base degli annunci condotti negli ultimi due anni relativi ai soli veicoli che prevedono ticket minimi di investimento massimi non superiori ai 100 mila euro.
L’attenzione ai private markets si interseca poi con quella sul settore fintech. Ricordiamo per esempio che proprio nei giorni scorsi Azimut, attraverso Azimut Enterprises srl, ha siglato un accordo per sottoscrivere un aumento di capitale riservato di Siamosoci srl, la società che ha sviluppato la piattaforma di equity crowdfunding Mamacrowd, di cui Azimut era già socia dal 2013, e salire così al 50,1% del capitale. Contestualmente Azimut e Mamacrowd hanno annunciato il prossimo lancio del fondo ALIcrowd2, approvato a fine dicembre dalla CSSF, la Commision de Surveillance du Secteur Financier, con un target di raccolta di 35 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo sarà quindi il secondo della serie dopo ALIcrowd, lanciato nel marzo 2020, il primo Eltif di venture capital che consente agli investitori privati di accedere alle più interessanti startup e PMI innovative, protagoniste dello sviluppo tecnologico industriale e digitale Made in Italy e che utilizza la piattaforma di crowdfunding Mamacrowd per selezionare le società in cui investire (si veda altro articolo di BeBeez). ALIcrowd ha sinora finanziato 26 progetti con quasi 20 milioni investiti. Tra questi, ricordiamo Ami Poké, WeTaxi , Fabbricatorino, L’Orto di Jack, Fessura, Kippy, The Perfect Cocktail, LireCento, , MioAssicuratore, Pharmercure, Yocabé, Orapesce, Switcho, Dishcovery, Zappyrent, EasyPol, Deesup.
“Siamo concentrati su crowdfunding, lending e capital market con Azimut Direct. Grazie al fintech, vogliamo raggiungere le pmi con fatturati da 250 mila a 250 milioni. Il fintech lending è stato accelerato da digitalizzazione e coronavirus, ma il suo potenziale resta enorme”, ha affermato Paolo Martini.
Sul fronte del lending, ricordiamo che Azimut Direct, la fintech del gruppo Azimut specializzata in minibond, direct lending, private e public equity, nel 2021 ha originato o intermediato circa 170 milioni di euro di debito e 60 milioni di euro di equity. La società è nata nel giugno 2021 a valle de conferimento da parte dell’ex Epic sim fondata da Andrea Crovetto, delle attività di strutturazione di operazioni di credito ed equity, di mediazione creditizia e di gestione di un portale di crowdfunding (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre, Azimut ha attivato l’erogazione di prestiti garantiti alle pmi italiane attraverso la tecnologia di Azimut Capital Tech (in partnership con la piattaforma di lending Opyn, a sua volta partecipata dalla stessa Azimut, si veda altro articolo di BeBeez) arrivando nell’anno a oltre 345 milioni di euro erogati.
Azimut prosegue quindi nello sviluppo del progetto di banca sintetica annunciato lo scorso gennaio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) con l’obiettivo di erogazione di finanziamenti alle piccole e medie imprese italiane per 1,2 miliardi di euro nel periodo 2021-2025, grazie allo sviluppo della gamma di prodotti di alternative credit.
Sempre a cavallo tra lending e fintech c’è poi il progetto Azimut Marketplace, pensato come punto di accesso privilegiato per le pmi a una serie di servizi finanziari delle migliori società di tecnologia finanziaria presenti sul mercato, tra cui società fintech collegate al Gruppo Azimut, attraverso una piattaforma digitale, semplice e sicura, che sfrutta appieno le potenzialità della direttiva PSD2 (si veda altro articolo di BeBeez). Nei primi due mesi di attività Azimut Marketplace ha raggiunto i mille clienti sulla piattaforma.
L’annuncio del progetto di Azimut Marketplace a inizio ottobre scorso è stato quasi contestuale a quello del lancio di un fondo di venture capital con una dotazione fino a 75 milioni di dollari, con sede a Singapore, focalizzato su investimenti nel sud-est Asiatico e in Europa del settore degli asset digitali. Il fondo è stato lanciato da Azimut insieme all’asset manager giapponese SBI e a Sygnum Bank, la prima digital asset bank al mondo, autorizzata dagli organi di vigilanza di Svizzera e Singapore, che è la stessa banca che lo scorso marzo 2021 ha affiancato Azimut nell’emissione dell’Azimut Token (Azim), il primo token per investire in economia reale, che è la rappresentazione digitale di un portafoglio di 5 milioni di euro di prestiti alle piccole e medie imprese italiane, originati sulla piattaforma Opyn (si veda altro articolo di BeBeez).
Tra le novità in arrivo, c’è il lancio il prossimo marzo di un fondo dedicato alla clientela Usa retail e professionale, focalizzato sul direct lending. E soprattutto c’è il progetto di tokenizzare gli investimenti in private equity: in sostanza Azimut istituirà un fondo alternativo per l’acquisto dei token, che saranno usati per investire nel capitale di pmi innovativi. A questo fine Azimut presenterà una domanda per accedere alla sandbox sul fintech (si veda altro articolo di BeBeez). Il progetto è guidato da una startup italiana e sostenuto da BNP Securities Services, Integrae sim e IBM.