Il Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD) ha approvato ieri la cessione dell‘80% di Banca Carige a BPER per un euro, previa ricapitalizzazione a carico del fondo per 530 milioni (si vedano qui il comunicato stampa di Carige, qui quello del FIDT e qui quello di BPER). Nell’operazione BPER è stata assistita da Mediobanca e Rothschild mentre Deutsche Bank, Kpmg e Prometeia hanno assistito il FITD.
Ricordiamo che lo scorso gennaio il FITD aveva concesso a BPER Banca un periodo di esclusiva sino a oggi 15 febbraio per la cessione della sua quota di controllo di Banca Carige, dopo che BPER aveva riformulato la precedente offerta non vincolante, riducendo la richiesta di ricapitalizzazione preventiva da parte del Fitd appunto a 530 milioni di euro dal precedente miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
BPER aveva fatto inizialmente un’offerta per acquistare congiuntamente l’80% di Carige dal Fitd e l’8,3% della banca in mano a Cassa Centrale Banca per il totale di un euro, a condizione che prima del closing il Fitd sottoscrivesse un aumento di capitale da un miliardo in Carige per dotarla delle risorse necessarie alla copertura, tra l’altro: (i) degli oneri di integrazione di Carige in BPER, (ii) delle azioni di derisking sull’intero portafoglio crediti (…) e (iii) degli oneri potenzialmente derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni accordi commerciali e operativi. Dopodiché BPER avrebbe lanciato un’opa obbligatoria sul restante capitale sociale di Carige al prezzo di 0,80 euro per azione (si veda qui il comunicato stampa di BPER di dicembre).
Ma quell’offerta era stata rispedita parzialmente al mittente perché, si leggeva in una nota del Fitd, “la manifestazione di interesse presenta termini e condizioni da approfondire che, allo stato, in particolare per quanto riguarda il livello di ricapitalizzazione richiesto per Carige, non risulta conforme alle previsioni statutarie”. Ricordiamo, infatti, che nello Statuto del fondo è previsto un limite massimo per gli interventi a sostegno di banche in crisi pari a 600-700 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). La struttura della nuova offerta era rimasta quindi identica, appunto con la sola differenza sostanziale della riduzione del contributo richiesto al FITD.
Fra gli altri pretendenti per Carige c’era Crédit Agricole, che dopo aver comprato negli anni scorsi Cariparma e poi Friuladria, nel 2021 ha acquistato con un’opa anche CreVal (si veda qui il comunicato stampa) e ha formulato un’offerta simile a quella iniziale di BPER ma con una richiesta di ricapitalizzazione da parte del Fitd limitata a 700 milioni, secondo Il Messaggero. C’era poi BNP Paribas, che non fa shopping in Italia dai tempi di Bnl e che oggi è molto liquida, avendo ceduto pochi giorni fa le sue attività retail e commerciali negli Stati Uniti, condensate nella controllata Bank of the West, alla canadese BMO Financial Group per 16,3 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa). Infine, il private equity distressed Cerberus, di cui Roberto Nicastro è advisor per l’Europa (si veda altro articolo di BeBeez).
I fondi di private equity avevano già tentato in passato di conquistare la banca genovese, ma senza successo. Nel giugno 2019, infatti, il Fitd aveva rimandato al mittente l’offerta che gli era stata recapitata da Apollo Global Management (si veda altro articolo di BeBeez). In precedenza c’era stata una trattativa con Blackrock, che però si era poi tirata indietro e si era parlato anche di abboccamenti con Warburg Pincus e Varde, che a loro volta erano poi finiti in un nulla di fatto (si veda altro articolo di BeBeez).